Magistratura democratica
Magistratura e società

Vademecum per scrivere una motivazione

di Luca Semeraro
Giudice Tribunale di Perugia
Il modo in cui si scrivono le sentenze o i provvedimenti giudiziari rivela anche l'idea che ciascuno di noi ha della professione
Vademecum per scrivere una motivazione

I magistrati e la lingua italiana

Sono passati due anni dall'ultimo corso di formazione organizzato dal Consiglio Superiore della Magistratura a cui ho partecipato (Laboratorio di linguistica giudiziaria, Roma 12-14 novembre 2012).

Forse è stato uno degli ultimi corsi organizzati dalla nona commissione, prima di passare il testimone alla Scuola della magistratura.

Le osservazioni dei linguisti - i professori M. Cortelazzo, M.C. Torchia, F. Sabatini, C. Lavinio hanno inciso molto sul mio modo di lavorare e soprattutto di scrivere le sentenze.

Nel 2012 avevo già venti anni di magistratura sulle spalle. Quel corso mi ha imposto di cambiare.

Alla fine del corso raccolsi gli appunti in un succinto vademecum; il confronto con i colleghi e soprattutto con i magistrati in tirocinio mi spinge oggi a scrivere a tutti.

Già, perché spesso il modo in cui si scrivono le sentenze o i provvedimenti giudiziari rivela anche l'idea che ciascuno di noi ha della professione, quanto si è proiettati all'esterno o quanto invece siamo chiusi nel nostro mondo; l'uso di un determinato linguaggio rivela il rapporto che ognuno di noi ha con il"potere".

Durante il corso furono individuati "... in negativo, i caratteri di un linguaggio giudiziario oscuro e per ciò stesso 'di potere', raffrontato ad uno, in positivo, accessibile e quindi 'democratico', come si legge nella presentazione del corso.

Come disse Alfonso Amatucci, le sentenze sono scritte in un sottoitaliano, un italiano da addetti ai lavori, espressione di pigrizia più che di cultura: in giuridichese.

I linguisti mostrarono divertenti esempi, brani infiniti e complicatissimi, da riscrivere come esercitazione, presi dalle nostre sentenze. Leggere le loro relazioni è anche esilarante.

Trovai molto interessanti i loro interventi, soprattutto perché provenienti dall’esterno della magistratura; ci sollecitarono a ragionare sul fatto che la sentenza è oggi anche uno strumento di comunicazione, ad abituarsi a questa idea ed a comprendere che tra i destinatari del provvedimento giudiziario vi è anche il popolo italiano nel cui nome la sentenza è emessa.

Ed allora, così ho riassunto i suggerimenti a noi dati dai linguisti:

  • tendi alla semplicità del linguaggio narrativo ed alla chiarezza;
  • non usare arcaismi;
  • preferisci, a parità di senso, le parole di uso comune del vocabolario di base;
  • non usare i cd. tecnicismi superflui o gli pseudo tecnicismi ma usa solo quelli necessari;
  • evita narcisismi linguistici;
  • non usare il burocratichese, un inutile linguaggio burocratico (ad esempio, prima il nome e poi il cognome);
  • non utilizzare il linguaggio degli altri, di altri lavori o di altre professioni, senza il necessario vaglio critico: e ciò non solo perché alcuni termini solo orrendi (appiattarsi ...) ma anche perché gli stessi termini sono inappropriati se fuori contesto (da qui la critica all'uso della frase "bambino da resettare");
  • usa qualche articolo in più (proporre ricorso ...);
  • scrivi periodi brevi, con frasi di non più di 20 o 25 parole, senza perifrasi;
  • limita al massimo le subordinate;
  • usa i tempi dei verbi in modo corretto: ad esempio non usare il participio presente con funzione verbale: mai sentito dire da qualcuno mamma spingente una carrozzina?
  • non usare l'imperfetto narrativo! L'imperfetto è un tempo relativo ad una azione che dura nel tempo. Se lo usi sempre, i tempi delle azioni non si distinguono più, sono tutti uguali;
  • usa allora il passato remoto e l'imperfetto solo quando serve veramente;
  • limita l'uso della forma passiva;
  • non usare la doppia negativa;
  • separa anche fisicamente le parti della sentenza, con i capitoli, i paragrafi e se ci riesci fai anche l'indice se la sentenza è particolarmente lunga;
  • sii sintetico nello svolgimento del processo ma indica i fatti rilevanti (ad esempio ai fini della sospensione della prescrizione o dei termini di custodia cautelare, per i penalisti).

Nell'essere chiaro, sintetico, succinto, conciso, moderno, non burocrate, buon narratore, ricordati di motivare la decisione… 

Vinci la pigrizia e applica i suggerimenti.

 

19/11/2014
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