Negli ultimi anni, l’European Network of Councils for the Judiciary – il network dei Consigli della magistratura dei Paesi membri dell’Unione Europea – ha elaborato ed incoraggiato la diffusione di una serie di raccomandazioni e standard, in particolare sulla qualità dell’amministrazione giudiziaria.
Uno dei temi di maggiore interesse del network è la trasparenza dell’attività giudiziaria.
Le ultime linee guida dell’ENCJ affermano, infatti, che: «I consigli della magistratura, gli uffici ed i giudici devono garantire che la giustizia sia un sistema aperto e trasparente. Per esercitare questa responsabilità: la magistratura dovrebbe promuovere la comprensione del suo lavoro; dovrebbero essere diffuse sufficienti informazioni al pubblico e ai media, affinché si trasmetta una corretta percezione dell’amministrazione giudiziaria; tutti gli organismi, inclusi i consigli della magistratura, dovrebbero curare resoconti periodici sulla loro attività e pubblicare tali relazioni, al fine di promuovere efficienza e qualità della giustizia, senza mettere a repentaglio l’indipendenza del processo decisionale del giudice» [Fonte: Distillation of ENCJ guidelines, recommendations & principles, report 2012-2013, principi 50-51, pag. 14, www.encj.eu].
Il “Prospetto informativo sull’andamento e sulle prospettive di durata dei procedimenti iscritti a ruolo”, elaborato dal Dott. Minniti (magistrato del Tribunale di Firenze), è uno strumento di trasparenza, che può contribuire ad abbattere la tradizionale “opacità” delle corti di giustizia italiane.
Numerose evidenze empiriche segnalano, infatti, che le modalità con cui il giudice civile governa il proprio ruolo hanno conseguenze dirette sullo sviluppo dei procedimenti.
Le scelte del magistrato non sono mai “neutre”, ma impattano sulle tempistiche processuali e, di riflesso, sull’efficienza complessiva dell’ufficio.
Il “progetto organizzativo”, pertanto, non può restare un “patrimonio” del giudice, confinato nella sua stanza, ma deve essere conosciuto dalle parti e, soprattutto, dagli avvocati.
Lungi dal minacciare l’indipendenza del magistrato, un prospetto di questo tipo rafforza l’autorevolezza delle sue decisioni sulla trattazione dei procedimenti, non più assunte sulla base di criteri indecifrabili e (apparentemente) incomprensibili, ma viceversa frutto di un “disegno organizzativo” trasparente e verificabile.
Lo schema, infatti, non è soltanto uno strumento informativo, ma presuppone un dialogo permanente, non estemporaneo, con gli avvocati del Foro, intesi non come semplici “utenti” che prendono atto delle decisioni formulate del giudice, ma piuttosto “coprotagonisti” del servizio e, perciò, responsabili del suo funzionamento.
Il prospetto sembra essere una sorta di “invito” all’avvocatura, ovvero l’apertura di un confronto dialettico sulle scelte organizzative del magistrato (priorità di trattazione, obiettivi e strumenti), orientato alla definizione di prassi interpretative e comportamentali condivise.
Il report – di cui si prevede un aggiornamento trimestrale – è altresì un mezzo di automonitoraggio del giudice che, attraverso Consolle, può estrarre una pluralità di informazioni statistiche, scattando una fotografia in tempo reale sull’evoluzione del suo ruolo (numeri di riferimento e tempistiche processuali).
Questa attività, che presuppone l’esistenza di un progetto organizzativo consapevole (obiettivi e priorità di trattazione), permette al magistrato di rimodulare, a seconda di necessità e contingenze, il “ritmo” dei procedimenti.
La conoscenza del ruolo è la chiave per introdurre eventuali accorgimenti o, nel caso, per sperimentare nuove soluzioni che, nel rispetto del principio del “giusto processo” e delle esigenze delle parti, garantiscano una contrazione dei tempi di trattazione e la progressiva eliminazione dell’arretrato.
Un prospetto con queste finalità, non può essere solamente uno strumento individuale, ma dovrebbe essere applicato a livello di sezione e tribunale.
Lo schema, eventualmente adattato alle caratteristiche del contenzioso trattato, può diventare un meccanismo di accountability, sia verso l’esterno (parti e avvocati) che nei confronti degli altri magistrati della sezione e dell’ufficio.
Il report, infatti, potrebbe responsabilizzare le “scelte organizzative” dei singoli giudici che – accanto ad altri fattori – concorrono a determinare gli “standard di prestazione” della sezione e dell’intera corte, ovvero la capacità di rispondere – sia in termini di qualità che di efficienza del servizio – alla domanda di giustizia di cittadini e imprese di quel territorio.
In questo senso, il prospetto potrebbe diventare una “leva” nelle mani di direttivi e semi-direttivi per stimolare l’armoniz-zazione delle prassi dei giudici, in modo da uniformare le modalità di trattazione dei procedimenti e comunicare all’esterno, in maniera univoca, un indirizzo unitario della sezione e dell’ufficio giudiziario.