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Prassi e orientamenti

Adulto o no?

La ricerca illustrata nel contributo ha rivolto la sua attenzione, per quanto riguarda la stima del 18° anno di età, a distretti diversi dal polso, ritenuto non sempre affidabile

Quanti anni ha? A questa semplice domanda si sono interessati e si interessano differenti specialisti. Pediatri, auxologici, antropologi, medici legali. Sembrerebbe una domanda banale a cui sia possibile dare un’unica risposta. L’età. Ma è vero? Tutti necessitano della stessa risposta?

È ragionevole pensare che necessità così differenti richiedano un'unica risposta? Possiamo avere innumerevoli ragioni per cui dover intervenire chirurgicamente allo stomaco, ma ci guardiamo bene da usare un'unica tecnica per tutte le patologie.

Nel caso della stima dell’età si applicano, con testarda perseveranza, metodiche uniche per scopi diversi. Cosa hanno in comune le richieste di un auxologo di conoscere se un ragazzo stia crescendo adeguatamente alla sua età, alla richiesta di un antropologo forense di conoscere se quel ragazzo ha raggiunto una determinata età, normalmente il 18 anno di età? Cosa hanno in comune la necessità di conoscere se lo sviluppo fisico di un ragazzo/a sia adeguato alla sua età, dalla necessità di sapere se un individuo, con date caratteristiche fisiche, abbia raggiunto i 18 anni o meno? Nel primo caso ci interessa conoscere data l’età, in anni o mesi di un individuo, se la sua maturazione, in termini di parametri fisici quali altezza, peso, circonferenza cranica, ecc., confrontati con i valori di riferimento siano “normali”; nel secondo ci interessa conoscere, dati i parametri fisici di un individuo, quale sia la probabilità che egli abbia un’età superiore ad un prefissato valore.

Quando chiediamo se su soggetto ha raggiunto o no i 18 anni, non ci interessa conoscere quanto da questo dato ci si discosta, maggiorenne o minorenne non è un dato negoziabile, ma conoscere con che probabilità possiamo sbagliarci. Se le leggi non mutano, 18 anni è un valore preciso e perentorio, quindi non fa nessuna differenza, sia se definissimo l’età del ragazzo 16 o 17 ed 11 mesi. Chiedere quale sia l’età del soggetto ed il possibile errore, è una domanda posta in maniera scorretta che porterà ad una risposta altrettanto errata. A scopo forense la domanda può solo essere: quale è la probabilità che il soggetto abbia raggiunto o meno il 18 anno di età?

Eppure la tendenza in ambito forense è quella di usare metodiche prettamente pediatrico/auxologiche per determinare il 18 anno di età. Certamente non mancano le pubblicazioni in quest’ambito, ma, in particolare per quanto riguarda il distretto polso mano nessuna ne giustifica l’uso per il 18 anno di età.

Nell’articolazione delle procedure più corrette da utilizzare vari enti politici/amministrativi suggeriscono/impongono percorsi che nella realtà dello specifico caso, 18 anno di età hanno poco senso. Non è compito del perito tecnico discutere le motivazioni politiche che spingono determinate scelte, ma se queste si ammantano di valore scientifico, allora è suo compito controdibattere. Per i 18 anni abbiamo solo pochi distretti utilizzabili e tutti gli altri parametri sono inutili se non pleonastici. In questi percorsi viene normalmente sottolineato la necessità di definire i caratteri sessuali secondari, come se questo potesse essere un discrimine per il 18 anno di età, al quale, tutti hanno raggiunto la piena maturità. Ma al momento in cui poniamo questa come altre eccezioni la risposta più comune è la non risposta.

Negli ultimi 12 anni il nostro gruppo, AgEstimation project, ha studiato, ricercato e pubblicato su riviste di respiro internazionale più di 50 articoli riguardati la stima dell’età sia in soggetti in crescita sia in soggetti adulti, con target prettamente forense e non pediatrico auxologico. Si tratta delle riviste valutate dalla comunità scientifica internazionale tra le più prestigiose in ambito medico-legale e non di riviste di nicchia o alternative.

Per quanto riguarda la stima del 18° anno di età la nostra attenzione si è rivolta nel tempo a distretti diversi dal polso, che come ampiamente riportato in letteratura risulta poco affidabile per la fascia d’età di cui si tratta.

I nostri studi a tutt’oggi hanno riguardato popolazioni provenienti da tutto il mondo, come l'elenco accluso espone, ed hanno trovato applicazione sul campo anche nella nostra realtà locale (provincia di Macerata).

La decisione di studiare distretti diversi dal polso, nel caso specifico il terzo molare, ed in caso di necessità ginocchio o clavicola, poggia su un'ampia pubblicistica internazionale, e non è, chiaramente, limitata all’esperienza personale.

Nel complesso dei nostri studi, tutti oggetto di pubblicazione su riviste internazionali di rilevante ed indiscusso impatto scientifico, sono stati valutati circa 10.000 soggetti provenienti da differenti nazioni e differenti parti del mondo (Italia, Colombia, Brasile, Albania, Botswana, Serbia, Croazia, India, Libia, Australia, Peru, Messico, Polonia, Inghilterra, Montenegro, Uganda).

La ricerca sta coinvolgendo attualmente molte altre regioni, e potrebbe procedere molto più rapidamente se solo si potesse usufruire di appoggi diplomatici e finanziari più generosi.

I risultati dimostrano come l’errore maggiore - definire un minorenne come maggiorenne – ha una probabilità di verificarsi intorno al 5%, come si rileva dai grafici; anche la percentuale di errore minore - definire un maggiorenne come minorenne - è intorno al 10%.

 

I grafici

La letteratura scientifica internazionale non ha mai riportato metodi, anche multidisciplinari ed olistici, dotati di un margine di errore inferiore.

È importante prender coscienza se la prova tecnica, con tutti i suoi limiti vuole essere presa in esame, oppure se semplicemente non viene valutata come utile. Ed in particolare questa questione si solleva in campo amministrativo, dove la prova scientifica ci aiuta a conoscere se una persona possa usufruire di determinati diritti collegati al mancato raggiungimento della maggiore età. Nessun metodo scientifico può dare la certezza del dato, e la stima dell’età in maniera particolare per la sua complessità di stima.

In questo contesto si colloca l'alternativa tra l'applicazione di un metodo scientifico, rispettoso del rigore delle valutazioni medico-legali e antropologico-forensi, ed uno descrittivo, a-scientifico, che funga semplicemente da conferma della asserzione positiva, ovvero che siano tutti minorenni.

Se si vuole intraprendere tale strada si è, certamente, liberi di farlo, ma sembra allora più opportuno, anche dal punto di vista operativo, che la scelta non venga delegata a chi, pediatra o auxologo, è interessato a valutare l’età nell'ambito della crescita, quindi come elemento di patologia, e non come indice oggettivo in condizioni di normalità in riferimento alla applicazione di un disposto di legge.

Si tratta di due punti di vista -il clinico ed il forense- completamente diversi, che sfruttano metodi differenti per scopi differenti.

__________________ 

* Roberto Cameriere, coordinatore AgEstimation project, Istituto di Medicina Legale, Università di Macerata

Mariano Cingolani, Istituto di Medicina Legale, Università di Macerata

Dora Mirtella, Istituto di Medicina Legale, Università di Macerata

Luigi Oncini, Divisione di Radiologia, Ospedale di Macerata,

Luigi Ferrante, Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica Università Politecnica delle Marche

 

Bibliografia

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11/10/2016
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