Consiglio d’Europa: intelligenza artificiale e diritti umani
Di Clementina Barbaro, co-segretaria del CAHAI
PAROLE CHIAVE IT/ENG:
Riconoscimento Facciale; privacy; tecnologie; linee guida; CAHAI; IA.
Facial Recognition; Privacy; Technologies; Guide Lines; CAHAI; AI.
Il Consiglio d’Europa ha adottato, attraverso i suoi Comitati, linee guida riguardo al trattamento automatico dei dati personali nonché uno studio di fattibilità sulla concezione, lo sviluppo e l’applicazione dell’ intelligenza artificiale.
1. Riconoscimento Facciale/ Facial Recognition
Il Consiglio d'Europa, in particolare, il Comitato consultivo della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione delle persone rispetto al trattamento automatico dei dati personali, ha recentemente preso posizione sull’uso crescente delle tecnologie di riconoscimento facciale e adottato delle linee direttrici all’attenzione dei governi, legislatori e imprese.
Rilevando i rischi significativi per la privacy e la protezione dei dati posti dall'uso crescente di queste tecnologie, le linee guide prevedono di inquadrare strettamente e eventualmente di proibire certi usi, come l’uso diretto – e non accompagnato da garanzie adeguate previste dalla legge - esclusivamente a determinare il colore della pelle, le credenze religiose o di altro tipo, il sesso, l'origine razziale o etnica, l'età, la salute o lo stato sociale di una persona.
Questo divieto dovrebbe ugualmente applicarsi alle tecnologie di "riconoscimento degli affetti", che identificano le emozioni e possono essere utilizzate per rilevare i tratti della personalità, i sentimenti più intimi, la salute mentale o l'impegno dei dipendenti, in quanto rappresentano rischi significativi in settori come l'occupazione, o l'accesso all'assicurazione o all'istruzione.
Le linee guida sottolineano la necessità di un dibattito democratico sull'uso del riconoscimento facciale al volo nei luoghi pubblici e nelle scuole, data la natura intrusiva di questa tecnologia ed eventualmente la necessità di una moratoria in attesa di ulteriori analisi.
L'uso clandestino del riconoscimento facciale in tempo reale da parte delle autorità di polizia sarebbe accettabile solo se è strettamente necessario e proporzionato per prevenire minacce imminenti e sostanziali alla sicurezza pubblica che sono documentate in anticipo.
Alle aziende private non dovrebbe essere permesso di usare il riconoscimento facciale in ambienti non controllati come i centri commerciali, per scopi di marketing o di sicurezza privata. Le linee guida inoltre dettagliano una serie di condizioni e di misure per gli sviluppatori di queste tecnologie.
Per approfondire:
· Riconoscimento facciale: è necessaria una regolamentazione rigorosa per prevenire le violazioni dei diritti umani:
2. Comitato ad Hoc sull’intelligenza artificiale (CAHAI): studio di fattibilità/ Ad Hoc Committee on Artificial Intelligence (CAHAI): feasibility study
Nel corso della sua terza riunione plenaria, il 15-17 Dicembre 2020, il Comitato Ad hoc sull’intelligenza artificiale del Consiglio d’Europa (CAHAI) ha adottato all'unanimità uno studio di fattibilità di un quadro normativo sulla concezione, lo sviluppo e l’applicazione dell’ intelligenza artificiale (IA) fondato sulle norme del Consiglio d’Europa in materia di diritti dell’Uomo, democrazia e stato di diritto. Lo studio di fattibilità espone le ragioni della necessità di un tale quadro normativo, iniziando allo stesso tempo una riflessione sui suoi elementi costitutivi, che il Comitato si propone di affinare nel 2021, in vista della presentazione delle sue conclusioni al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.
Lo studio conclude che una risposta di governance effettiva deve essere fondata su un insieme di strumenti giuridici che si completino e rinforzino reciprocamente, di natura vincolante e non vincolante. Uno strumento vincolante di carattere orizzontale, come una Convenzione o una Convenzione Quadro potrebbe consolidare i principi comuni generali, mentre ulteriori strumenti settoriali vincolanti o non vincolanti potrebbero affrontare le sfide poste dai sistemi di IA in settori specifici, compresa la giustizia .
Un articolo più dettagliato sarà pubblicato tra breve su Questione Giustizia.
Per approfondire:
· CAHAI, Ad Hoc Committee on Artificial Intelligence:
https://www.coe.int/en/web/artificial-intelligence/cahai
FONTI:
Consultative Committee of The Convention For The Protection of Individuals with Regard to Automatic Processing of Personal Data, Convention 108:
https://rm.coe.int/guidelines-on-facial-recognition/1680a134f3
CAHAI, Fesibility Study, ENG e FR:
https://rm.coe.int/cahai-2020-23-final-eng-feasibility-study-/1680a0c6da
https://rm.coe.int/cahai-2020-23-final-etude-de-faisabilite-fr-2787-2531-2514-v-1/1680a1160f
Commissaria per i diritti umani
Di Marika Ikonomu, Università Statale di Milano, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa
PAROLE CHIAVE ITA/ENG:
Diritto di accesso ai documenti ufficiali; trasparenza; buona amministrazione; partecipazione informata; richiedenti asilo; sistema di accoglienza; condizioni di vita, lotta alla corruzione.
Right of access to official documents; transparency; efficiency of public administration; informed participation; asylum seekers; reception system; life condition; fight against corruption.
Trasparenza, buona amministrazione e partecipazione informata dei cittadini, secondo la commissaria sono elementi prioritari per la lotta alla corruzione, che costituisce un pericolo per lo Stato di diritto e per i diritti umani. Mijatović denuncia inoltre le condizioni di vita dei migranti e richiedenti asilo in Bosnia ed Erzegovina.
1. Il diritto di accesso ai documenti ufficiali. Il commento della commissaria per i diritti umani / Access to official documents is crucial – let’s make it a reality. Human rights comment
«Le persone hanno il diritto di conoscere le azioni di chi è al potere», afferma Dunja Mijatović. La Convenzione del Consiglio d’Europa sull’accesso ai documenti ufficiali è il «primo strumento giuridico internazionale vincolante a riconoscere il diritto generale di accesso ai documenti pubblici detenuti dalle autorità. La Convenzione enuncia le norme minime da applicare nel trattamento delle domande di accesso ai documenti ufficiali, il diritto a una procedura di ricorso e le misure complementari». Tutti i documenti sono, in linea di principio, pubblici e può essere negata la pubblicità solo al fine di proteggere altri diritti o interessi legittimi. La Convenzione è entrata in vigore il 1 dicembre 2020 con la ratifica da parte dell’Ucraina, il decimo Stato ad aver ratificato il documento. Il diritto di accesso ai documenti pubblici è di fondamentale importanza per la trasparenza, la buona amministrazione e la partecipazione informata.
Il diritto in questione è legato al diritto alla libertà di informazione. Dunja Mijatović ritiene che, nonostante l’ingente quantità di informazioni a cui si è esposti quotidianamente, tra gli Stati membri del Consiglio d’Europa non è sempre garantito in modo adeguato l’accesso a un’informazione di qualità. Il diritto alla libertà di informazione è fondamentale non solo al fine di denunciare le violazioni – come, ad esempio, il trattamento dei migranti in Europa – ma anche per migliorare la qualità del dibattito pubblico e aumentare la partecipazione nel processo decisionale. A ogni modo, secondo la commissaria, ci sono ancora ostacoli alla piena garanzia del diritto.
Un altro elemento evidenziato dalla commissaria Mijatović riguarda l’accesso alle informazioni in tempi di crisi: «il diritto di sapere è vitale in tempi di crisi», in un periodo in cui gran parte della popolazione si questiona sulla legittimità e la proporzionalità delle misure adottate per contrastare la pandemia. «Molti Stati membri hanno filtrato le informazioni e ritardato le risposte alle richieste dei cittadini», continua Mijatović, a scapito della fiducia verso le autorità e verso le misure sanitarie.
Il diritto di accesso ai documenti ufficiali, inoltre, è fondamentale ai fini della lotta contro la corruzione e dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, nonché ai fini della protezione dell’ambiente. La commissaria ritiene che l’accesso alle informazioni e ai processi decisionali sia uno strumento che rafforza il potere di controllo dei cittadini e dei difensori dell’ambiente. In questo ambito, Mijatović ricorda che ci sono sei Stati membri del Consiglio d’Europa che non hanno ancora ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, nota come Convenzione di Århus del 1998.
Esistono tuttavia buone pratiche tra gli Stati del Consiglio d’Europa, conclude la commissaria, ma esistono ancora problemi nell’applicazione pratica del diritto. Dunja Mijatović invita gli Stati membri a ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa appena entrata in vigore.
Per approfondire:
· Convenzione del Consiglio d’Europa sull’accesso ai documenti ufficiali:
https://rm.coe.int/access-to-official-documents/16809f5c1a
· Convenzione di Århus:
https://unece.org/DAM/env/pp/documents/cep43ital.pdf
2. Lettera al Ministro per la sicurezza della Bosnia e Erzegovina / Letter to the authorities of Bosnia and Herzegovina regarding migrants living conditions
La commissaria Mijatović ha inviato una lettera a Zoran Tegeltija, rappresentante della Bosnia ed Erzegovina al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, e al Ministro per la sicurezza della Bosnia ed Erzergovina Selmo Cikotić per portare l’attenzione ai temi della migrazione e dell’asilo. Considerata la pandemia in corso, Dunja Mijatović richiede che il trattamento di migranti e richiedenti asilo sia rispettoso dei diritti umani, risolvendo le carenze strutturali e sviluppando la cooperazione tra le istituzioni a tutti i livelli.
La commissaria rileva che nell’ottobre 2020 i migranti e richiedenti asilo accolti nei centri di accoglienza bosniaci erano 6770. Tuttavia, i migranti che vivevano in edifici abbandonati o in condizioni precarie erano tra i 2000 e i 3500. Mijatović fa notare che un anno dopo la chiusura del campo di Vučjak, è in corso un’altra crisi umanitaria nel cantone di Una-Sana. Molti report hanno denunciato le gravi condizioni in cui i migranti sono costretti a vivere, in assenza di elettricità e di acqua corrente, in aree sovraffollate. Tra di loro ci sono molte famiglie con figli a cui è negato un alloggio, cibo e assistenza sanitaria. Inoltre, le limitazioni di movimento imposte ai migranti hanno aggravato la situazione. Dunja Mijatović chiede dunque alle autorità bosniache di assicurare con urgenza i servizi di prima necessità, indipendentemente dallo status legale, e invita tutti i cantoni del Paese a condividere la responsabilità di accoglienza. Inoltre, la commissaria ha denunciato «l’uso eccessivo della forza da parte della polizia durante gli sfratti o i trasferimenti dei migranti da un campo all’altro». Azioni che secondo Mijatović sono parte di una retorica contro i migranti diffusa da politici e media, che li ritraggono come criminali, terroristi o, ancora, portatori di malattie. Invita dunque i politici ad «astenersi da stigmatizzazioni e generalizzazioni».
Secondo l’Unhcr (l’agenzia Onu per i rifugiati), da novembre 2020, le richieste pendenti di protezione internazionale sono state 295, 400 invece le persone in attesa di registrare la loro richiesta d’asilo. Inoltre, denuncia la commissaria, il tempo di attesa per le decisioni è stato in media di 313 giorni, «senza tenere in conto l’attesa per la registrazione delle richieste», e l’assenza di interpreti spesso ha impedito ai migranti di conoscere i vari passaggi della procedura. Considerati gli accordi bilaterali conclusi dalla Bosnia ed Erzegovina con alcuni Paesi d’origine, Dunja Mijatović sottolinea l’importanza che questi accordi non siano in contrasto con le disposizioni della Convenzione Edu, tra cui il divieto di espulsioni collettive, l’obbligo di assicurare le garanzie procedurali e il rispetto del diritto alla libertà delle persone interessate.
La commissaria infine pone l’accento sulle condizioni dei minori stranieri non accompagnati: a partire dal mese di novembre del 2020, 480 minori sono stati collocati nei centri di accoglienza. Mijatović sollecita il governo bosniaco ad assicurare condizioni adeguate e una protezione effettiva dei minori, in linea con gli standard internazionali e del Consiglio d’Europa, garantendo il c.d. child best interest (l’interesse superiore del minore).
3. La corruzione lede i diritti umani e lo Stato di diritto. Il commento della commissaria per i diritti umani / Corruption undermines human rights and the rule of law. Human Rights Comment
«La lotta alla corruzione dev’essere una priorità». Così la commissaria Dunja Mijatović affronta il tema della corruzione, che negli Stati del Consiglio d’Europa rimane una seria minaccia per lo Stato di diritto e per i diritti umani. Secondo la commissaria è un fenomeno difficile da individuare perché può assumere forme diverse, come il conflitto di interessi. Si aggiunge che «la percezione del livello di corruzione e la realtà non sempre coincidono», scrive la commissaria.
Mijatović ricorda che in molti Paesi membri, come Romania, Malta, Bulgaria, Repubblica di Moldavia, Ucraina e Repubblica slovacca, i cittadini sono scesi in piazza per protestare contro la corruzione endemica, per chiedere che vengano individuati e processati i politici corrotti. Secondo la commissaria, la corruzione è uno dei fenomeni sociali più insidiosi, perché «mina la fiducia verso le istituzioni pubbliche, impedisce lo sviluppo economico e nega l’esercizio dei diritti dell’uomo, soprattutto a danno delle persone più vulnerabili». Si stima che l’appropriazione indebita di fondi pubblici e l’evasione fiscale costino ai Paesi occidentali 1260 miliardi di dollari all’anno. A livello mondiale, la corruzione inoltre sottrae più del 7% delle spese destinate alla sanità.
Dunja Mijatović riconosce che il sistema giuridico sviluppato all’interno del Consiglio d’Europa costituisce «un ventaglio solido di norme giuridiche anticorruzione», la cui applicazione è assicurata dal Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione). Agli strumenti giuridici, quali la Convenzione penale sulla corruzione e la Convenzione civile sulla corruzione, si affianca la giurisprudenza della Corte Edu, che è chiamata sempre di più a decidere in tema di corruzione (v. sentenza Kövesi c. Romania, pubblicata a maggio 2020). «Ci sono inoltre documenti adottati dall’Assemblea parlamentare al fine di incentivare la lotta contro la corruzione», continua Mijatović, e dal Comitato dei Ministri. Il Consiglio consultivo dei giudici europei (Ccje), invece, ha proposto una definizione della corruzione giudiziaria: «si tratta di una condotta disonesta, fraudolenta o contraria all’etica di un giudice al fine di ottenere un vantaggio personale o un vantaggio a favore di terzi». Il fenomeno è regolato anche a livello mondiale, ricorda la commissaria: le Nazioni Unite nel 2003 hanno adottato la Convenzione contro la corruzione, anche conosciuta come la Convenzione di Merida.
In molti Stati membri, spiega Mijatović, vi sono state riforme del sistema giudiziario che hanno rafforzato il controllo del potere esecutivo su quello giudiziario. È accaduto ad esempio in Turchia, Ungheria, Romania e San Marino. Queste riforme indeboliscono la capacità dei giudici di esercitare un controllo e lottare contro la corruzione. Allo stesso modo, la corruzione costituisce un pericolo all’interno dei servizi di polizia, perché mina la sicurezza dei cittadini e la loro ricerca della verità, soprattutto in tema di corruzione politica e abusi da parte delle forze dell’ordine, costituisce poi un grave pericolo nell’ambito dell’accesso all’assistenza sanitaria. La commissaria ricorda infatti che «la pandemia da Covid-19 ha amplificato i problemi strutturali in questi settori e aggravato i rischi di corruzione», e prende come esempio la Calabria.
I giornalisti d’inchiesta giocano un ruolo cruciale nella lotta contro la corruzione, afferma Dunja Mijatović, che chiede giustizia per molti giornalisti che hanno perso o rischiato la vita facendo il proprio lavoro. Ricorda i nomi di Daphne Caruana Galizia, uccisa a Malta nel 2017, Ján Kuciak, ucciso assieme alla compagna Martina Kušnírová in Slovacchia nel 2018. Olivera Lakić, giornalista montenegrina conosciuta per le sue inchieste sulla corruzione politica, nel 2018 è stata vittima di un tentativo di omicidio. Ancora, in Serbia il giornalista d’inchiesta Ivan Ninić nel 2015 ha subito una brutale aggressione. La commissaria denuncia l’impunità di fronte a questi reati.
«La trasparenza è uno strumento indispensabile per prevenire la corruzione, poiché permette di mostrare che l’interesse generale costituisce il motivo delle decisioni adottate», afferma la commissaria. Dunja Mijatović rileva dunque che occorre garantire un meccanismo di sorveglianza solido, funzionale e finanziato adeguatamente, nonché assicurare una formazione regolare relativa alle questioni etiche e di integrità alle forze di polizia.
Per approfondire:
· I costi della corruzione:
https://www.weforum.org/agenda/2019/12/corruption-global-problem-statistics-cost/
· Kövesi c. Romania:
https://hudoc.echr.coe.int/fre#{"itemid":["001-202453"]}
· Risoluzione (97) 24 del Comitato dei Ministri:
https://rm.coe.int/CoERMPublicCommonSearchServices/DisplayDCTMContent?documentId=09000016806cc17b
· Convenzione contro la corruzione delle Nazioni Unite:
https://www.unodc.org/documents/treaties/UNCAC/Publications/Convention/08-50026_E.pdf
Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa – Febbraio/Marzo 2021
Di Eleonora Montanaro, Università di Padova, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa
PAROLE CHIAVE ITA/ENG:
Crimea; Federazione Russa; Presidente del Comitato dei Ministri; Navalny; diritti umani; Convenzione Europea dei Diritti Umani; implementazione sentenze Corte EDU.
Crimea; Russian Federation; President of the Committee of Ministers; Navalny; Human rights; European Convention of Human Rights; Implementation ECHR judgements.
1. Settimo anniversario dell’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa / Seventh anniversary of the annexation of Crimea by Russia
Sette anni fa, la Repubblica Autonoma di Crimea e la città di Sebastopoli furono illegalmente annesse dalla Federazione Russa, dando così inizio al conflitto militare nella zona est dell’Ucraina.
Il Presidente del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, il ministro degli affari esteri tedesco Heiko Maas, ha quindi pubblicato una dichiarazione nella quale reitera la condanna di tutte le annessioni territoriali illegali, le quali costituiscono una violazione del diritto internazionale. Egli ha poi anche riaffermato l’inequivocabile e risoluto supporto all’indipendenza, sovranità ed integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini, riconosciuti dalla comunità internazionale. Riguardo quest’ultima questione, il Presidente ha sottolineato il bisogno di implementare correttamente il Protocollo di Minsk e le decisioni conclusive del summit di Parigi, al fine di arrivare ad una conclusione delle ostilità legate al conflitto in Donbass.
Il Comitato dei Ministri rimane quindi estremamente preoccupato circa la situazione umanitaria nella penisola Crimea, che è andata significativamente deteriorandosi dopo l’annessione illegale del territorio da parte della Federazione Russa. Ricordando, inoltre, la decisione della Corta Europea per i Diritti Umani del 14 gennaio 2021 riguardo la Crimea, il Presidente ha esortato la Russia ad attenersi scrupolosamente al diritto internazionale umanitario, nonché agli standard internazionali per quanto riguarda i diritti umani, nello specifico garantendo libero accesso in Crimea e a Sebastopoli al personale coinvolto nei meccanismi di monitoraggio internazionali per i diritti umani, incluse le organizzazioni non governative.
Per approfondire:
· Statement del Presidente del Comitato dei Ministri:
https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectId=0900001680a19c34
2. Aleksey Navalny: I leader del Consiglio d’Europa sollecitano la Russia a rispettare i suoi obblighi riguardo i diritti umani / Aleksey Navalny: Council of Europe leaders urge Russia to respect its human rights obligations
Il Rappresentante Speciale del governo federale tedesco per la Presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, il ministro Michael Roth, il Presidente dell’Assemblea Parlamentare del CdE, Rik Daems, e il Segretario Generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, hanno rilasciato in data 4 febbraio una dichiarazione congiunta riguardante la condanna dell’attivista russo Aleksey Navalny.
Nel loro discorso, le più alte cariche del Consiglio d’Europa si sono dimostrate profondamente addolorate dalla recente decisione di un tribunale di Mosca di condannare Aleksey Navalny alla sentenza di reclusione. La decisione, infatti, fa riferimento ad una condanna che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nella sua sentenza del 17 ottobre 2017, ha ritenuto essere arbitraria e deliberatamente irragionevole, e, di conseguenza, in violazione degli Articoli 6 e 7 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, di cui la Russia fa parte. Nella Dichiarazione, la Russia viene esortata a rispettare i suoi obblighi internazionali per quanto riguarda la Convenzione.
In aggiunta, si ritiene che i massici ed in parte violenti arresti di manifestanti e giornalisti presenti alle recenti manifestazioni su tutto il territorio russo siano da considerare allarmanti, come riportato anche da una dichiarazione della Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa. La libertà di assemblea, di espressione, il diritto alla libertà, alla sicurezza e il diritto ad un giusto processo sono diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione dei Diritti Umani e devono quindi essere strettamente rispettati.
Alla fine della loro dichiarazione, i leader del Consiglio d’Europa hanno lanciato un appello alle autorità russe, perché indaghino pienamente sulle azioni abusive compiute nei confronti di manifestanti pacifici e giornalisti, e perché facciano giustizia riguardo i colpevoli, al fine di ottemperare pienamente agli obblighi della Federazione russa in quanto stato membro del Consiglio d’Europa.
Per approfondire:
· Statement dei leader del CdE:
· Statement della Commissaria per i Diritti Umani:
3. Esecuzione delle sentenze della CEDU: le ultime decisioni dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa / Implementing ECHR judgments: Latest decisions from the Council of Europe’s Committee of Ministers
Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha pubblicato l’elenco delle più recenti decisioni sull’implementazione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani.
Le sentenze della Corte EDU risultano vincolanti per gli stati coinvolti, secondo l’articolo 46 della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Il Comitato dei Ministri detiene il compito di supervisionare l’esecuzione delle sentenze della Corte, sulla base delle informazioni fornite dalle varie autorità nazionali, dalle organizzazioni non-governative, e dalle parti interessate.
Durante l’ultimo incontro, il Comitato dei Ministri ha adottato 40 decisioni riguardanti 21 stati membri, incluse due Interim Resolution per quanto concerne il gruppo di casi Mammadov v. Azerbaijan ed i casi Tysiąc, R.R. and P. and S. v. Poland. Inoltre, sono state adottate dal Comitato anche 20 risoluzioni finali rispetto a 74 sentenze e decisioni della Corte EDU, riguardanti 10 diversi stati.
Infine, è stata confermata anche una lista indicativa di casi da esaminare durante il prossimo Comitato dei Ministri, che si terrà dall’8 al 10 giugno 2021.
Per approfondire:
· Case-by-case decisions:
https://rm.coe.int/table-1398-eng/1680a18c33
· Mammadli v. Azerbaijan Interim Resolution:
https://search.coe.int/cm/pages/result_details.aspx?objectid=0900001680a1bdbe
· Tysiąc, R.R. and P. and S. v. Poland Interim Resolution:
https://search.coe.int/cm/pages/result_details.aspx?ObjectId=0900001680a1bdc4
· Dipartimento per l’esecuzione delle sentenze della Corte EDU:
https://www.coe.int/en/web/execution/home
Assemblea Permanente del Consiglio d’Europa – Gennaio 2021
Di Silvia Moretti, Università di Bologna, già tirocinante presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa
PAROLE CHIAVE IT/ENG:
APCE; Sessione invernale; Covid.-19; Vaccini, Elezioni, Cambiamento climatico, Democrazia; Rappresentanza diretta ;
PACE; Winter Session; Covid.-19; Vaccines; Elections; Climate Change; NGOs; Democracy;Direct Representation.
La prima sessione plenaria del Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha avuto luogo a fine gennaio 2021 ed ha affrontato molti temi d’attualità, tra tutti la gestione dei vaccini anti Covid-19 e la lotta contro il cambiamento climatico .
1. Assemblea Parlamentare del CoE di gennaio: Una panoramica degli eventi/ The Parliamentary Assembly of the Council of Europe: An Overview
La prima sessione plenaria, di quattro sessioni che avranno luogo nel corso del 2021, è stata organizzata dal 25 al 28 gennaio in modalità ibrida, ovvero consentendo ai membri parlamentari di partecipare per via telematica o dal vivo. Questa sessione invernale (Winter Session), che ha preso luogo nel quadro della presidenza tedesca del Comitato dei ministri (CM), ha visto come tema principale il dibattito etico, legale e pratico sui vaccini anti COVI-19. Sono stati richiesti come urgenti dagli stati membri tre dibattiti: l’arresto e la detenzione di Alexei Navalny, la situazione in Bielorussia, il rapporto tra l’Articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (ECTHR) sulla libertà di espressione e le grandi aziende tecnologiche (Big Tech’ Companies). Le questioni di attualità discusse durante questa sessione invernale sono state: Il divieto In Ucraina di parlare, nel proprio territorio, la lingua russa o altre lingue di minoranze nazionali, il rimpatrio dei prigionieri di guerra armeni e di altri prigionieri da parte delle autorità azere in quanto violazione delle norme europee internazionali in materia di diritti umani, l'effettiva situazione dei diritti umani nella Repubblica autonoma di Crimea occupata temporaneamente e nella città di Sebastopoli durante le pandemie di Covid-19.
Come temi dell’Ordine del giorno sono stati affrontati anche: il profilo etnico in Europa, le restrizioni alle attività delle ONG negli Stati membri del Consiglio d’Europa e la discriminazione nei confronti delle persone che si occupano di malattie croniche e a lungo termine.
È stata poi eletto dall’APCE il Vice segretario generale dell’Assemblea, Bjørn Berge con 185 voti favorevoli (contro i 121 voti di Leyla Kayacik, Turchia), politico norvegese che sostituirà, dal 1 marzo 2021, Gabriella Battaini-Dragoni.
Alla Segretaria generale dell’APCE è stata eletta, con una percentuale di partecipazione molto alta (96.46%), la greca Despina Chatzivassiliou-Tsovilis, prima donna eletta per questa carica. Sono stati anche eletti 20 Vice-presidenti nonché i giudici greci e svizzeri dell’ECTHR, Ktistakis e Zünd.
E’ stato infine aperto un dibattito sull’indipendenza dei giudici in Polonia ed in Moldavia e sull’implementazione della sentenza del ECTHR nonché sul post procedura di monitoraggio per la Moldavia. È stato anche discusso il Reportage sulle elezioni in Georgia ed il seguito della Risoluzione 2319 (2020) sulla procedura congiunta complementare tra il Comitato dei ministri e l'Assemblea parlamentare in risposta a una grave violazione da parte di uno Stato membro dei suoi obblighi statutari.
Tra gli invitati, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus in merito ai vaccini contro il Covid-19, il commissario europeo per la giustizia Didier Reynders, il Ministro federale degli affari esteri della Germania Heiko Maas, nonché il Segretario generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić.
Per approfondire:
· Pagina Sessione invernale 2021:
https://pace.coe.int/en/pages/session-202101
· Documento Sessione ordinaria (Doc. 15196):
https://pace.coe.int/en/files/28884/html
· Elezioni APCE invernale:
1.1. Vaccini anti Covid-19: Considerazioni etiche, legali e pratiche nella Risoluzione dell’APCE./ Covid-19 Vaccines: Ethical, Legal and Practical Considerations on APCE’s Resolution
Durante l’APCE di gennaio 2021, i Paesi membri del CoE hanno discusso sul vaccino anti-Covid-19, grazie anche al contributo di Tedros Adhanom Ghebreyesus direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization, WHO), che ha partecipato al dibattito a distanza. Per evitare che i vaccini anti Covid-19 arrivino solo, o maggiormente, ad alcuni stati, creando quindi un “nazionalismo dei vaccini”, l’APCE ha approvato una risoluzione (Resolution 2361, 2021) che contiene una serie di raccomandazioni etiche, legali e pratiche per una diffusione sicura ed equa dei vaccini.
La risoluzione è frutto di un dibattito plenario sul Rapporto (Report 15212, 2021) elaborato dalla Rappoteur Jennifer De Temmerman (Francia, ALDE) ed è stata approvata con 115 voti a favore, 2 contrari (Bob de Barbandere BE, e Christopher Chope UK) e 13 astenuti. Tra questi gli italiani, Senatore Roberto Rampi (PD-SOC), il Deputato Alberto Ribolla (Lega-EC/DA) e la deputata Deborah Bergamini (Forza Italia-EPP/CD) hanno votato a favore, mentre la Deputata Augusta Montaruli, (Fratelli d’Italia-EC/DA) si è astenuta.
La Rapporteur ha ricordato le parole del segretario delle Nazioni Unite sulla necessità che i vaccini siano un «bene pubblico globale» e come «l'immunizzazione deve essere disponibile per tutti, ovunque». Il Dottore e direttore generale dell’OMS, Adhanom Ghebreyesus, ha sottolineato come l'equità del vaccino non è solo un imperativo morale ma rappresenta la via di uscita dalla pandemia. Egli ha sottolineato come il 75% delle dosi consegnate finora è stato distribuito solo in dieci paesi; «un approccio ‘me-first’ lascia a rischio le persone più povere e vulnerabili del mondo. È anche autolesionista. Queste azioni prolungheranno solo la pandemia». Questa infatti, così come le misure di salute pubblica richieste per combatterla, hanno devastato l'economia globale, mettendo a nudo disuguaglianze preesistenti, e causando disoccupazione, declino economico e povertà.
Nello specifico, i parlamentari hanno insistito affinché tutti i paesi vaccinino i loro operatori sanitari e i gruppi vulnerabili prima che la vaccinazione venga estesa ai gruppi non a rischio, suggerendo che gli Stati membri e l'UE diano quindi priorità ai paesi in cui ciò non è ancora stato possibile.
Il piano di allocazione del vaccino contro il Covid-19 o COVAX (The Covid-19 Vaccine Allocation Plan) è l’iniziativa più importante a riguardo. Co-guidata dall'OMS, dalla Vaccine Alliance (Gavi) e dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), l'iniziativa raccoglie fondi dai paesi aderenti per sostenere la ricerca, lo sviluppo e la produzione di una vasta gamma di vaccini Covid-19 e negoziare il loro prezzo. Un'adeguata gestione dei vaccini e la catena logistica degli approvvigionamento, che richiedono la cooperazione internazionale, saranno anche necessari per consegnare i vaccini in modo sicuro ed equo. A questo proposito, l'APCE richiama l'attenzione sulla guida sviluppata dall’OMS per le nazioni.
In ultimo, come ha ribadito De Temmerman ed anche la Risoluzione al punto 7.2.1, nonostante sia importante ricordare ai cittadini che il vaccino non è obbligatorio («the vaccination is NOT mandatory»), i governi devono agire rapidamente per contrastare la disinformazione riguardo ai vaccini Covid-19, essere trasparenti sulla loro sicurezza e sui possibili effetti collaterali, così da convincere, e non di combattere, coloro che sono contrari al vaccino («il faut convaincre les “anti-vax” avec de la transparence»). I certificati di vaccinazione dovrebbero avere infatti il solo scopo di monitoraggio dell’efficacia e degli eventuali effetti collaterali di questo.
Per approfondire:
· Discorso di Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus, WHO:
https://pace.coe.int/en/pages/session-202101
1.2. Cambiamento climatico e democrazia rappresentativa: La nuova sfida del CoE / Climate change and representative democracy: Coe’s new challenge
La sottocommissione dell’APCE per la Salute pubblica e lo sviluppo sostenibile (Public Health and Sustainable Development) ed il Congresso dei poteri locali e regionali del CoE (Congress of Local and Regional Authrities of the CoE) hanno organizzato una tavola rotonda sul tema della democrazia rappresentativa come forma di contrasto alla crisi climatica dal nome Democrazie rappresentative contro la crisi climatica (Representative democracy against climate crisis).
La tavola rotonda, divisa in due sessioni, ha riguardato il ruolo e la responsabilità dei parlamentari e dei rappresentanti eletti a livello locale nella lotta contro il cambiamento climatico e la traduzione di standard ed impegni internazionali e regionali in azioni nonché la realizzazione di risultati pratici a livello locale e nazionale.
Tra i partecipanti a questa tavola rotonda, che si è tenuto nel quadro del 9° Forum mondiale La democrazia può salvare l'ambiente?, erano presenti Sibel Arslan (Svizzera, SOC), relatore generale dell’ APCE sui poteri locali e regionali e José Manuel Fernandes, membro del Parlamento europeo e vicepresidente dell'intergruppo Green New Deal. Il discorso di apertura è stato tenuto da Gunn Marit Helgesen, vicepresidente del Congresso (Norvegia, PPE/CCE), mentre ha moderato il dibattito Edite Estrela (Portogallo, SOC), relatore dell'APCE su "La crisi climatica e lo stato di diritto".
Hanno partecipato alla tavola rotonda, tra gli altri, Vladimir Prebilič, portavoce del Congresso sul cambiamento climatico e l'ambiente (Slovenia, SOC/G/PD), Magnus Berntsson, presidente dell'Assemblea delle regioni europee (Svezia, EPP/CCE), Belinda Gottardi, portavoce del CCRE sul clima, amministratore politico del Patto dei sindaci per il clima e l'energia - Europa (Italia, SOC/G/PD) e Mohamed Boudra, presidente di Città unite e governi locali (UCLG), sindaco di Al Hoceima e presidente dell'Associazione marocchina dei presidenti dei consigli locali (AMPCC).
Da questa videoconferenza è emersa la volontà e la necessità, da parte dei funzionari eletti, di prendersi carico della crisi climatica. Come ha infatti dichiarato Jennifer De Temmerman (Francia, ALDE), presidente della sottocommissione, «I funzionari eletti sono pienamente responsabili della costruzione della resilienza climatica: siamo nella stessa lotta dei giovani. Spetta a noi prendere le decisioni giuste oggi» («Elected officials are fully responsible for building climate resilience: we are in the same fight as young people. It is up to us to take the right decisions today»). Anche la vicepresidente dell’APCE Andreas Nick (Germania, PPE/CD) si è dimostrata sensibile al tema ed ha manifestato la volontà di passare all’azione, proponendo la creazione di una base giuridica per la protezione del diritto a un ambiente sano, pulito e sicuro per tutti, attraverso un protocollo aggiuntivo alla Convenzione europea dei diritti umani. «Una risposta alla crisi climatica dovrebbe essere fornita a tutti i livelli: internazionale, europeo, nazionale, regionale e locale. Abbiamo bisogno di un approccio olistico per affrontare l'emergenza ambientale» («A response to the climate crisis should be provided at all levels: international, European, national, regional and local. We need a holistic approach to addressing the environmental emergency»), ha affermato la vicepresidente.
È in questo contesto che il vicepresidente del Congresso dei poteri locali e regionali Gunn Marit Helgesen (Norvegia, PPE/CCE) ha ribadito il ruolo fondamentale che la dimensione locale, e quindi il rispetto del principio di sussidiarietà, gioca in questa lotta, in quanto «i rappresentanti eletti a livello locale e regionale sono nella posizione migliore per tener conto delle specificità delle nostre comunità, per cambiare gli atteggiamenti verso la produzione e il consumo locale, la pianificazione del territorio e la fornitura di energia ai comuni, le scelte di trasporto pubblico e privato, così come l'impegno dei cittadini e le iniziative locali con la società civile» («Local and regional elected representatives are well placed to take into account the specificities of our communities, to change attitudes towards local production and consumption, land use planning and energy supply to municipalities, public and private transport choices, as well as citizen engagement and local initiatives with civil society»). In conformità con l’intervento di Helgesen, Il relatore dell’APCE George Papandreou (Grecia, SOC) ha sottolineato come sia importante lavorare con le autorità locali per un dibattito innovativo e creativo con i cittadini. I governi devono, a suo parere, affrontare le sfide che il cambiamento climatico presenta, attingendo dalla «saggezza collettiva» («collective wisdom»). De Temmerman, che sta attualmente preparando un rapporto per l'APCE su "Inazione sul cambiamento climatico, una violazione dei diritti dei bambini", ha aggiunto che anche i bambini dovrebbero aver voce e influenzare il processo decisionale.
Come l’anniversario dei 70 anni del Consiglio d’Europa ha dato l’opportunità all’Organizzazione di cambiare mentalità e di mettersi in discussione, così, secondo Edite Estrela, il cambiamento climatico deve rappresentare una nuova sfida per il CoE.
Durante la prossima sessione dell’APCE, in aprile, i membri del Consiglio torneranno a discutere sul problema attraverso ad una giornata di dibattiti.
Per approfondire:
· Streaming della Round Table:
https://vodmanager.coe.int/coe/webcast/coe/2021-01-18-1/en
FONTI:
Sessione invernale 2021:
https://pace.coe.int/en/news/8157/hybrid-winter-plenary-session-2021-
https://pace.coe.int/en/news/8168/hybrid-plenary-session-25-28-january-
Elezione Vice segretario generale:
https://pace.coe.int/en/news/8176
Elezioni Vice presidenti APCE:
https://pace.coe.int/en/news/8167/the-assembly-elects-its-vice-presidents
Vaccino anti Covid-19:
Votazione Doc 15212:
https://pace.coe.int/en/votes/38405
Rapporto Doc 15212:
https://pace.coe.int/en/files/28925/html
Battaglia al cambiamento climatico:
Democrazie rappresentative contro il cambiamento climatico: