Articoli di Questione Giustizia su espulsione
La legge ordinaria non può violare la Costituzione e le direttive UE
Al fine dichiarato di velocizzare l’esecuzione dei provvedimenti espulsivi, il D.L. 10 marzo 2023, n. 10 all’art. 9 abroga due disposizioni poco note: quella che prevede la convalida, da parte del giudice di pace, dei provvedimenti di accompagnamento alla frontiera disposti dal giudice penale, e quella che prevede l’invito al volontario esodo disposto a corredo dei provvedimenti di rigetto delle istanze di rilascio/rinnovo dei permessi di soggiorno, prima di adottare provvedimenti di espulsione. Nel primo caso, qualora intercorra - come accade sovente - un significativo lasso temporale tra le due fasi, l’eventuale insorgenza, nelle more, di una condizione di inespellibilità non ha più una sede in cui poter essere valutata. La seconda previsione comporta che, contestualmente alla notificazione del diniego dell’istanza di rilascio/rinnovo di qualsiasi permesso di soggiorno, possa essere adottato ed eseguito un decreto di espulsione immediatamente esecutivo, anche se sottoposto ad impugnazione: ne deriva un grave ostacolo all’esercizio del diritto difesa ed all’accesso ad un rimedio effettivo avverso i provvedimenti di diniego delle autorizzazioni al soggiorno, stante l’autonomia del giudizio avverso l’espulsione rispetto a quello avverso l’atto presupposto.
Le motivazioni della sentenza del caso Shalabayeva delineano un quadro inquietante, a carico dei funzionari italiani ritenuti responsabili. L’accusa rivolta al Kazakistan di violare sistematicamente i diritti umani e civili e perseguitare e calunniare il dissenso illumina di luce sinistra la vicenda della espulsione della donna e della bambina, e rende attuale e scottante la questione del rapporto fra difesa dei diritti umani e cooperazione internazionale con regimi autoritari.