Articoli di Roberta Barberini
Il regolamento europeo adottato, nel febbraio scorso, a seguito della invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa, ha esteso il campo di applicazione delle sanzioni, già previste per i terroristi, a chiunque fornisca un sostegno materiale o finanziario al governo della Federazione russa e agli «imprenditori di spicco o le persone giuridiche, le entità o gli organismi che operano in settori economici che costituiscono una notevole fonte di reddito per il governo della Federazione russa» . La vastità del campo di applicazione dei regolamenti, che solo in parte si giustifica con la funzione meramente preventiva del sistema, potrebbe limitare l’efficacia del sistema stesso e al contempo il diritto al contraddittorio del destinatario delle sanzioni.
Con l’obiettivo evidente di lanciare un avvertimento ai molti democratici bielorussi in esilio ma anche di lanciare un guanto di sfida all’Europa, ribadendo che negli affari interni e sui diritti umani non sono ammesse interferenze esterne, Aleksandr Lukashenko ha dirottato un aereo della Ryanair proveniente da Atene e diretto a Vilnius, per arrestare un oppositore politico.
Le motivazioni della sentenza del caso Shalabayeva delineano un quadro inquietante, a carico dei funzionari italiani ritenuti responsabili. L’accusa rivolta al Kazakistan di violare sistematicamente i diritti umani e civili e perseguitare e calunniare il dissenso illumina di luce sinistra la vicenda della espulsione della donna e della bambina, e rende attuale e scottante la questione del rapporto fra difesa dei diritti umani e cooperazione internazionale con regimi autoritari.
La decisione del tribunale arbitrale che ha riconosciuto l’immunità ai due marines non può, propriamente, considerarsi una vittoria della parte italiana e presta, inoltre, il fianco a critiche, come osservato dal giudice dissenziente.