Magistratura democratica
giurisprudenza di merito

Motivi futili e provenienza culturale del reo

A margine di una sentenza del Tribunale di Bologna
Motivi futili e provenienza culturale del reo

Un padre apprende della relazione sentimentale della figlia, la disapprova e ne ammazza il "fidanzato".

Il fatto è accaduto nella comunità pakistana emiliana e, secondo la tesi difensiva, è dovuto al retaggio culturale del reo, secondo il quale spetterebbe al padre approvare le relazioni della figlia.

Secondo la tesi difensiva, lungi dal giustificare il reato, tanto escluderebbe la sussistenza dell'aggravante del futile motivo.

Dopo avere affrontanto il caso dell'assoluzione del padre di origine albanese dalla contestazione di violenza sessuale in danno del figlio, perché l'atto di baciarne l'organo sessuale non sarebbe manifestazione sessuale ma segno augurale e dunque penalmente neutro, l'occasione è propizia per riflettere sui limiti in cui la cultura di provenienza del reo incida sulla sussistenza o meno della futilità dei motivi a delinquere.

L'estensore della sentenza, in particolare alle pagine 17-25, si sofferma sulla nozione di motivi futili e sul modello di agente rispetto al quale verificare la futilità dei motivi.

Nel caso di specie, l'evidente sproporzione fra motivo ed evento omicidiario, ha portato inevitabilmente a ritenere sproporzionato ed eccessivo il secondo rispetto al primo.

Ricorre però il tema dei reati orientati culturalmente, di quanto il contesto culturale incida sul dolo e soprattutto di come provare la sua influenza, in concreto, soprattutto alla luce della crescente integrazione sociale ed economica delle comunità migranti.

 

04/02/2014
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