Magistratura democratica
Prassi e orientamenti

Dal 30 giugno il Processo Civile diventa telematico

di Gianmarco Marinai
Giudice presso il Tribunale di Livorno
Facciamo il punto in vista dell'entrata in vigore
Dal 30 giugno il Processo Civile diventa telematico

È confermato.

Il 30 giugno 2014 il Processo Civile Telematico diverrà realtà in tutti i Tribunali del Paese.

Il Ministro della Giustizia ha convocato un "tavolo tecnico" cui hanno partecipato rappresentanti di avvocati, cancellieri e magistrati per fare il punto sullo stato di attuazione dei servizi PCT in vista della scadenza del 30 giugno.

A conclusione della prima fase dei lavori, lo scorso 11 giugno, ha inviato ai componenti del Tavolo una lettera, in cui manifesta la ferma volontà di attuare la riforma, "mettendo in campo tutte le risorse disponibili".

La lettera preannuncia un decreto legge (il consiglio dei Ministri lo ha varato nella riunione dello scorso 13 giugno, ma ancora non ne è noto il testo), che sancisce definitivamente che, per le cause iscritte dopo il 30 giugno prossimo, sarà obbligatorio depositare telematicamente tutti gli atti endoprocessuali delle parti costituite, cosi come dovranno essere necessariamente telematici i ricorsi per decreto ingiuntivo (con obbligo di emissione telematica del relativo decreto), nonché, sembra, gli atti relativi alle procedure esecutive e concorsuali.

Per i processi già iniziati, l'obbligo di deposito telematico decorrerà dal gennaio 2015.

Il passo più importante, però, è, a mio avviso, quello che dovrebbe prevedere che, in tutti i tribunali italiani, sarà possibile per i c.d. "utenti abilitati esterni" (cioè avvocati e ausiliari del giudice), a partire dal 30 giugno prossimo, depositare telematicamente, senza più la necessità, per il singolo Ufficio, di ottenere il decreto ministeriale autorizzativo ex art. 35 d.m. 44/2011.

La diversa modulazione della decorrenza dell'obbligatorietà (unità alla possibilità di deposito degli atti in tutti i Tribunali), lungi dal doversi ritenere una sconfitta del telematico, consentirà di testare gradualmente l'impatto sui sistemi ministeriali ed apportare, se del caso, le opportune modifiche e i necessari miglioramenti, senza la tagliola dell'impossibilità di deposito cartaceo (comunque limitato ai processi pendenti e ad un breve periodo di tempo).

Sulla base di quanto contenuto nella lettera del Ministro e nelle anticipazioni che girano sugli organi di stampa, dovrebbero essere anche introdotti lievi aggiustamenti delle norme procedurali per permettere di sfruttare al meglio le potenzialità del telematico.

Tra questi, merita di essere ricordata, innanzitutto, la facoltà concessa ad avvocati e ausiliari del giudice di certificare la conformità all'originale telematico delle copie (digitali e cartacee) dei provvedimenti inseriti nel fascicolo telematico, evitando così l'assurdità di costringere il difensore a recarsi in cancelleria (distogliendo il cancelliere da altri compiti) per ottenere un provvedimento che già possiede (perché presente nel fascicolo telematico).

Ancora, sembra che saranno modificate le norme del codice di rito che imponevano la sottoscrizione del verbale da parte del testimone, dell'ausiliario del giudice, delle parti (il problema di compatibilità con il verbale redatto telematicamente era già stato affrontato su questa rivista).

Degne di menzione, infine, sono le norme che metteranno la parola fine alle controversie in punto di orari delle notifiche a mezzo PEC (se eseguite dopo le ore 21, si intendono perfezionate il giorno successivo alle ore 7) e dei depositi degli atti telematici: sul punto il legislatore dovrebbe aver definitivamente accolto la posizione espressa dalle prime pronunce giurisprudenziali (v. Trib. Milano, sez. IX, sentenza 19 febbraio - 5 marzo 2014, in questa rivista), sancendo che il deposito si intende effettuato nel giorno e nell'ora in cui è generata dal sistema la ricevuta di avvenuta consegna, superando, così, il limite delle ore 14 prima imposto dal dm 44/2011.

Intanto, si susseguono le iniziative organizzate da avvocati, magistrati, professionisti, software house e società varie, in previsione della scadenza del 30 giugno, al fine di diffondere il più possibile notizie, prime risposte interpretative, indicazioni pratiche.

Tra queste, ho partecipato al convegno organizzato a Firenze dall'Unione dei consigli degli ordini forensi della Toscana il 16 giugno, nel corso del quale ho presentato un breve report sullo Stato di diffusione del PCT in Toscana (e nel resto d'Italia), in continuità logica con quello già pubblicato su questa rivista a margine del Convegno di Pisa del 31 gennaio scorso.

Come già in precedenza evidenziato, il distretto toscano si conferma tra i più attivi in Italia per l'utilizzo dei servizi PCT.

Il PCT in Toscana - Firenze 16.6.2014

I magistrati utilizzano massicciamente l'applicativo Consolle del Magistrato in quasi tutti i Tribunali per la redazione dei provvedimenti e anche dei verbali d'udienza e, da qualche tempo, non solo nei procedimenti contenziosi (civile e lavoro), ma anche nelle procedure esecutive e concorsuali (pur con i limiti della Consolle in tali settori).

Sono decisamente aumentati anche i depositi di atti da parte dei soggetti abilitati esterni (molto attivi si sono rivelati gli ausiliari del giudice nelle esecuzioni e nelle procedure concorsuali nei tribunali che hanno sperimentato a fondo il PCT in tali settori).

I tribunali toscani, pertanto, con qualche piccola eccezione che potrà senz'altro rientrare nel breve periodo, si presentano all'appuntamento del 30 giugno sufficientemente pronti a raccogliere la sfida del telematico.

Assai significativa, peraltro, è la potente crescita (sia come numero di provvedimenti depositati dai magistrati, sia come numero degli atti depositati dall'esterno) anche di numerosi altri distretti, che a fine 2013 (quando era stata fatta la precedente rilevazione) si collocavano in posizioni di retroguardia preoccupanti.

Come emerge dall'elaborazione dati della DGSIA al 31 maggio 2014, infatti, la stragrande maggioranza dei Tribunali ha attivato qualche servizio telematico; nell'ultimo anno gli avvocati che hanno effettuato depositi telematici sono più che raddoppiati, i provvedimenti depositati telematicamente dai magistrati ogni mese sono raddoppiati.

Ma ciò che è importante, i depositi non sono più limitati ai grandi distretti sperimentatori (Milano, Torino, Bologna, Firenze), ma si stanno diffondendo velocemente in tutto il paese: i grandi distretti del centro-sud e delle isole (Roma, Napoli, Palermo, Catania, Cagliari) e quelli mancanti del Nord (Venezia, Genova, Brescia) stanno rapidamente guadagnando terreno in termini di numeri di depositi mensili, segno evidente che tutta l'Italia ha creduto fortemente nella data del 30 giugno come spartiacque irrinunciabile.

La presa di posizione del Ministro (e il decreto legge che sta per essere emanato in queste ore), quindi, premia chi ha creduto e si è impegnato in questi anni per veder realizzato un primo grande passo verso il sogno di un Processo Civile moderno, che sfrutta le potenzialità delle nuove tecnologie e che si incammina finalmente verso il perseguimento degli obbiettivi sanciti dall'art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo per l'efficacia del sistema giudiziario, che consistono nell'emettere decisioni di qualità entro un termine ragionevole, sulla base di un apprezzamento equo delle circostanze.

Molto è stato fatto da parte di tutti gli operatori, ma non c'è dubbio che molto resta ancora da fare, per rendere davvero effettivo il passaggio al Processo civile telematico.

A livello normativo, è necessario ripensare profondamente le regole del processo civile, senza fossilizzarsi nella pretesa di adattare il processo cartaceo alle nuove tecnologie (operazione che rende necessario approntare regole farraginose e scarsamente funzionali), ma cercando di concepire precetti nativamente adatti al processo telematico, anche – se del caso – mettendo in discussione regole inveterati e ritenuti immutabili.

È, poi, probabilmente giunto il momento di valutare se continuare con un processo che si basa essenzialmente su atti scritti (sempre più corposi e ridondanti e conseguentemente sempre più difficili da gestire esclusivamente a video), ovvero tentare di riscoprire l'oralità e la concentrazione, con limitazione della discussione e dell'approfondimento istruttorio ai fatti davvero controversi.

A livello organizzativo, il Ministero è chiamato (e in questo le parole del Ministro sembrano offrire conforto) a compiere un ulteriore sforzo di investimento, sia nel dotare magistrati e cancellieri di hardware sempre aggiornato, sia, soprattutto, nel concepire un software aggiornato e funzionale che non soffra dei problemi di giovinezza della consolle del magistrato, ancora più semplice da utilizzare e da mantenere, che renda i dati dei fascicoli accessibili (almeno in consultazione) da un qualunque dispositivo collegato ad internet, che sfrutti le potenzialità della digitalizzazione degli atti e dei documenti (consentendo, magari, una ricerca testuale a tutto campo all'interno del fascicolo).

Ancor prima, dovrà essere concepito un sistema di interazione con il PCT da parte delle Procure, che ad oggi non è stato approntato, e che è assolutamente necessario per la gestione dei procedimenti in cui è obbligatorio l'intervento del PM.

Manca ancora un potente strumento di gestione della volontaria giurisdizione e delle procedure esecutive e soprattutto concorsuali: la Consolle del Magistrato non è, per tali settori, sviluppata come quella per i ruoli contenziosi, forse anche perché non ancora massicciamente utilizzata dai giudici, che preferiscono appoggiarsi a software privati molto più completi ed efficienti (altra possibilità potrebbe essere quella di integrare tali software privati nella consolle ministeriale).

È urgente, pertanto, investire risorse atte a migliorare la Consolle esecuzioni e procedure concorsuali, per renderla efficiente e conveniente nell'utilizzo. Come tacere che ad oggi la Consolle non permette una lavorazione efficace dei provvedimenti seriali e dei cd. timbri (primo tra tutti l'intramontabile "Visto, si autorizza")?

Le specifiche tecniche previste dal d.m. 44/2011 sono state aggiornate dal Provvedimento del Ministero della Giustizia del 16.4.2014 (pubblicato sulla g.u. del 30.4.2014, n. 99), ma i software non sono stati ancora adeguati e non si sa neppure se e quando lo saranno.

Infine, è sicuramente imprescindibile, per non rischiare l'implosione del sistema, potenziare decisamente il servizio di assistenza applicativa. Non è pensabile che un'udienza possa essere anche solo rallentata da malfunzionamenti dei sistemi, senza che vi sia la possibilità di intervento (immediato) di un tecnico esperto e capace di risolvere il problema hardware o software. Da più parti, sul punto, si è suggerito di abbandonare l'appalto esterno del servizio di assistenza applicativa e di tornare ad assumere un congruo numero di tecnici interni, in modo da formare una categoria di esperti, che si dedichino specificamente all'assistenza al PCT.

Almeno in una fase transitoria si pone, poi, il problema delle cd. copie di cortesia, quantomeno degli atti processuali: gli atti e i documenti non dovranno mai essere stampati? dovrà essere compito delle parti fornire la copia ufficio in formato cartaceo? la cancelleria dovrà farsi carico di stampare gli atti o l'onere graverà sul singolo giudice?

Sul punto le posizioni di avvocati, magistrati e cancellieri sono notevolmente distanti tra di loro, ma il problema non potrà non essere affrontato, magari pensando alla creazione (sull'esempio di quanto avvenuto in alcune realtà del Nord) di servizi stampa copie centralizzati all'interno dei tribunali.

Tante, infine, sono le piccole questioni pratiche che rimangono insolute, cui i singoli Uffici stanno iniziando ad offrire le prime risposte mediante la preparazione di "protocolli" in collaborazione con i locali consigli dell'ordine degli avvocati.

Si tratta certamente di iniziative apprezzabili ed utili, nel breve periodo, a dare prime indicazioni di comportamento in tema di gestione degli aspetti pratici legati al PCT. Deve, peraltro, auspicarsi che i protocolli locali non portino alla creazione di tante prassi quanti sono i tribunali, il che frammenterebbe drammaticamente l'attuazione del PCT e sarebbe in contrasto con il vantaggio principale che il processo telematico offre al cittadino, che consiste nel poter gestire con un proprio avvocato qualunque procedimento su tutto il territorio nazionale.

Appare, quindi, auspicabile percorrere la strada dell'elaborazione, quanto più possibile condivisa, di un vademecum operativo al limitato scopo di risolvere le questioni pratiche organizzative, che non abbiano ancora formato l'oggetto di normativa regolamentare.

Credo, comunque, che l'abnegazione fino ad oggi dimostrata da magistrati, cancellieri, avvocati, ausiliari e la buona volontà manifestata dal Ministro non possano che portare alla riuscita del progetto PCT, estremamente ambizioso ed avanzato.

 

17/06/2014
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