Il lungo titolo del presente convegno sintetizza in maniera efficace sia le problematiche ancora irrisolte a poco tempo ormai dall’attuazione delle previsioni della Legge di Stabilità 2013 che ha fissato al 30 giugno 2014 la data di obbligatorietà del deposito telematico per gli atti di parte endoprocessuali e per gli atti del procedimento monitorio sia i principali temi che saranno oggetto di una discussione sicuramente densa di contenuti e di approfondimenti. Ma il punto interrogativo posto alla fine della seconda riga del titolo: “SFIDA O OPPORTUNITA’ DI CAMBIAMENTO?” non presuppone necessariamente una contrapposizione, perché una sfida, che di per sé comporta sempre un fattore di rischio può condurre, se vinta, ad un’effettiva opportunità di cambiamento.
Ed è quello che tutti ci auguriamo, perché una sfida perduta, in questo campo, produrrebbe la perdita di un’occasione preziosa per dotare il polveroso mondo della giustizia italiana di uno strumento finalmente adeguato ai tempi, per svecchiare procedure, velocizzare le comunicazioni, rendere corrispondente ad un mondo profondamente mutato negli ultimi vent’anni, quanto alle modalità di trasmissione dei dati, a quelle delle informazioni in tempo reale, ai rapporti dei cittadini con le pubbliche amministrazioni e delle pubbliche amministrazioni tra di loro, riti rimasti immutati per tempi lunghissimi, liturgie che sembravano immodificabili, legate ad epoche e risorse ormai remote.
Ma una sfida, appunto perché tale, appunto perché possa trasformarsi in un’effettiva opportunità, e non rimanga un azzardo o, peggio, soltanto una proposizione velleitaria, necessità di alcuni requisiti imprescindibili, in assenza dei quali si corre il rischio di perderla.
In primo luogo, la destinazione di adeguate risorse. Non è pensabile che nessuna innovazione tecnologica possa essere attuata senza destinare alla stessa risorse che siano sufficienti al suo corretto funzionamento ed alla sua implementazione: è un principio logico, prima ancora che economico, e ritenere che si possano fare riforme solo con un tratto di penna del legislatore e con le clausole di invarianza del bilancio significa condannare la riforma stessa ad un sicuro fallimento.
Nel caso di specie le risorse consistono:
- Ø Nel dotare tutti gli uffici giudiziari delle complete risorse tecniche necessarie per l’effettiva attuazione del PCT;
- Ø Nel prevedere una formazione continua ed approfondita del personale di cancelleria e dei magistrati, con tutte le necessarie attività di aggiornamento;
- Ø Nella predisposizione – e sottolineo particolarmente questo aspetto perché mi sembra essenziale – di un’assistenza tecnica in loco che sia continua, tempestiva, capillare ed efficace: non si può affidare ad un operatore remoto il funzionamento di un processo che deve essere continuo, il nostro interlocutore non può essere un numero verde o un call center più adatto alla segnalazione dei guasti di una lavatrice che a ricevere richieste di immediato intervento in attesa del quale possono paralizzarsi risposte di giustizia magari urgentissime ed essenziali, ed, infine, il gestore tecnico dell’assistenza, cioè l’impresa aggiudicataria in capo nazionale, deve essere direttamente responsabilizzata dei disservizi che non possono essere fatte ricadere su sconosciute ditte subappaltatrici che magari utilizzano personale demotivato e sottopagato.
Ma oltre alla sfida delle risorse, altri aspetti rilevano: quella, anche di recente sollevata dalla ANM, delle ricadute del processo telematico sul lavoro e sulla salute dei giudici e del personale di cancelleria, costretti a lavorare quasi esclusivamente al computer; quella della persistenza, almeno per un periodo transitorio, della c.d. copia cartacea di cortesia, essendo impensabile che tutto possa risolversi nella mera lettura dell’atto su un monitor; quella della necessaria stipula di protocolli con gli avvocati che prevedano non soltanto l’eventuale rilascio di tale copia cartacea, ma anche le prassi da attuare nei casi di malfunzionamento al fine di attivare i poteri dei presidenti del Tribunale, previsti dall’art. 16 bis, comma 4°, L. n. 22 8/2012, di autorizzare il deposito con modalità non telematiche quando i sistemi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti e sussiste una indifferibile urgenza (e, a tal fine, il Tribunale di Pisa ha già istituito una commissione paritetica formata dal magistrato di riferimento del Tribunale, da un avvocato designato dal Consiglio dell’Ordine e dal direttore amministrativo della cancelleria civile al fine di rilevare eventuali criticità del PCT); la necessità di curare in maniera massiva la formazione degli avvocati, di assisterli, di aggiornarli, di mettere a loro disposizione un adeguato numero di punti accesso; la necessità di aggiornare e di formare nella stessa maniera anche i consulenti tecnici di ufficio, i curatori fallimentari, i liquidatori, i commissari liquidatori ed i commissari straordinari nelle procedure concorsuali, anche loro destinatari del PCT ai sensi dell’art. 16 bis cit. ; la necessità da parte degli avvocati e di tutti gli altri soggetti sopra menzionati di adeguare la propria organizzazione di studio ed i propri modelli di lavoro.
E’ necessario, in primo luogo, un mutamento dell’approccio culturale di tutti gli operatori e la convinzione che la sfida, anche se difficile, anche se densa di problemi e di incognite, debba necessariamente tradursi in un modello di maggiore efficienza e soprattutto in una facilitazione del proprio lavoro, che possa evitare code, affollamenti in cancelleria, in utili perdite di tempo e possa facilitare risposte più veloci e conoscenze immediate degli atti giudiziari.
In questo senso, tale opportunità è imperdibile per tutti e ritengo non si possa assolutamente tornare indietro anche se l’approssimarsi dell’alba menzionata nel titolo del convegno possa suscitare timori in più di un operatore. L’importante è allora essere preparati e prendere consapevolezza delle criticità.