La Corte di Cassazione turca ha confermato lo scorso novembre la condanna a dieci anni di reclusione per Murat Arslan, giudice e Presidente dell’associazione giudiziaria YARSAV, accusato di appartenere a un’organizzazione terroristica (FETÖ/PDY).
Murat Arslan è stato un testimone non silenzioso della fine dello stato di diritto in Turchia e ha pagato in prima persona il prezzo del suo impegno nel denunciare costantemente e pubblicamente i segnali della deriva culminata dopo il tentativo di colpo di stato nel luglio 2016 nella repressione, con destituzioni e arresti di massa di avvocati magistrati e professori universitari[1].
Murat Arslan, destituito dall’ordine giudiziario, è stato arrestato il 19 ottobre 2016 ed è tuttora detenuto.
L’associazione YARSAV, membro di MEDEL, con circa 1800 iscritti era la più grande associazione di giudici e pubblici ministeri in Turchia e Murat Arslan, eletto il 14 marzo 2011, era al suo terzo mandato di presidente. YARSAV è stata sciolta con il primo decreto del Governo annunciato dopo la dichiarazione dello stato di emergenza il 23 luglio 2016.
Il processo in primo grado iniziato il 2 novembre 2017 è stato celebrato da una Corte speciale composta da giudici fedeli a Erdoğan e, come denunciato più volte da MEDEL e dalla Platform che ne ha monitorato lo svolgimento[2], è stato condotto in violazione di tutte le essenziali ed elementari garanzie del giusto processo.
La vicenda di Murat Arslan testimonia che – come affermato dalla Rete dei Consigli di Giustizia l’8 dicembre 2020- senza un Consiglio che protegga e garantisca l’esercizio indipendente della giurisdizione, rimane poca speranza per lo Stato di diritto in Turchia in generale, e per l’accesso da parte di tutti coloro che vi di rivolgono, inclusi o cittadini turchi, a tribunali indipendenti, giusti ed imparziali.
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Lettera della Platform for an Independent Judiciary in Turkey (MEDEL, EAJ, AEAJ and Judges for Judges) pubblicata il 4 gennaio 2021
Mrs. Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea
Ms. Vera Jourova, Vice Presidente della Commissione Europea Valori e Trasparenza
Mr. Didier Reynders, Commissario europeo Giustizia
Mr. Josep Borrell Fontelles, Alto Rappresentante dell’Unione Europea
Mr. Olivér Várhelyi, Commissario europeo Vicinato e Allargamento
Ms. Marija Pejčinović Burić, Segretaria Generale del Consiglio d’Europa
Ms. Dunja Mijatović, Commissaria per i Diritti Umani ( Consiglio d’Europa)
Con la sentenza del 3 novembre 2021, la Corte di Cassazione turca ha confermato la condanna a 10 anni di reclusione inflitta per appartenenza all'organizzazione terroristica armata (FETÖ/PDY) a Murat Arslan, giudice e presidente di YARSAV, Associazione indipendente di giudici e pubblici ministeri turchi.
Murat Arslan è stato destituito dall’ordine giudiziario nel luglio del 2016, in seguito al tentativo di colpo di stato, è stato arrestato nell'ottobre del 2016 e da allora è in stato in detenzione.
Non solo Murat Arslan in quanto presidente di YARSAV, ma anche molti altri giudici turchi hanno dimostrato di essere dalla parte della piena tutela dei diritti fondamentali nell'esercizio delle loro funzioni e hanno resistito alla pressione in costante aumento negli anni sul sistema giudiziario da parte dei leader politici turchi.
Per i suoi contributi alla difesa dei diritti umani, Murat Arslan ha ricevuto il premio Václav Havel per i diritti umani del 2017 dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Nel procedimento penale a sfondo politico che ha subito, monitorato dalle nostre associazioni, Murat Arslan è stato accusato di essere un membro attivo dell'organizzazione terroristica FETÖ/PDY e di averla sostenuta. Nel corso del processo penale, lo sforzo principale è stato quello di dimostrare che FETÖ/PDY è un'organizzazione terroristica il cui scopo è quello di infiltrarsi nelle istituzioni statali, compreso il sistema giudiziario, e soprattutto di provare e che l'Associazione indipendente dei giudici e procuratori turchi YARSAV – con la presidenza di Murat Arslan - ha avuto un ruolo in questa opera di infiltrazione.
Vogliamo evidenziare che il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per l'indipendenza dei giudici e degli avvocati -Diego Garcia-Sayán- dopo la sentenza del Tribunale di primo grado di Ankara del 18 gennaio 2019, ha affermato che Murat Arslan è stato condannato in violazione dei principi e delle garanzie del giusto processo[3].
Complessivamente, il procedimento penale contro Murat Arslan non può considerarsi “equo processo” ai sensi dell'art. 6 della CEDU, per mancanza di Tribunali indipendenti chiamati a decidere sull’ accusa, e perchè si è trattato di un giudizio intenzionalmente condotto in violazione dei principi di parità fra accusa e difesa.
La sentenza è stata confermata in appello il 18 ottobre 2019 e -come detto- con la pronuncia del 3 novembre 2021 della Corte di Cassazione turca è diventata definitiva.
Purtroppo, la distorsione della Giustizia nel caso di Murat Arslan non è un caso isolato, e abbiamo la prova di simili sentenze stereotipate in molti altri casi riguardanti ex giudici. Per questo, altre centinaia di ricorsi per le detenzioni e le condanne penali contro la Turchia sono già pendenti (e molti altri sono attesi) dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo (vedi anche, con riguardo alla violazione dell'articolo 5 della CEDU, il caso di Turan e altri contro la Turchia, del 23 novembre 2021 -par. 98)
La Commissione Europea afferma nel suo Rapporto UE sulla Turchia del 2021 che il grave arretramento dello Stato di diritto, osservato per quanto riguarda il funzionamento del sistema giudiziario dal 2016, è andato avanti e che permangono le preoccupazioni, in particolare per la sistematica mancanza di indipendenza della magistratura e per l'indebita pressione su giudici e pubblici ministeri.
Noi siamo consapevoli che c'è un rimedio legale ancora disponibile per Murat Aslan, rappresentato da un ricorso diretto alla Corte costituzionale. Ma sappiamo anche come questa Corte ha agito finora in casi simili, e per questo sarebbe probabilmente ingenuo attendersi in questo specifico caso un qualunque riscontro, in linea con la protezione dei principi del giusto processo e dei diritti umani.
Considerando l'importanza del potere giudiziario in una democrazia governata dai principi dello Stato di diritto, e il fatto che una protezione di questo tipo è concessa a giudici e procuratori non per il loro vantaggio personale ma per salvaguardare l'esercizio indipendente delle loro funzioni, sembra giusto dire che la Turchia ha raggiunto la fase in cui i diritti del giusto processo per giudici e procuratori, riguardanti la loro detenzione e le condanne penali emesse all'indomani del tentato colpo di stato del 2016 , non sono più tutelati né tutelabili attraverso i rimedi interni.
Per questo motivo, riteniamo sia nostro dovere richiamare nuovamente la vostra attenzione e chiedere il vostro intervento per indurre la Turchia, primo membro del Consiglio d'Europa dal 1950, a fare i necessari passi per ripristinare lo stato di diritto, a porre fine alla sua caccia alle streghe contro i giudici iniziata dopo gli eventi del luglio 2016, e a creare un contesto politico e giuridico che permetta alle istituzioni giudiziarie a svolgere i propri compiti in modo indipendente ed imparziale, nel rispetto degli standard europei;
ci richiamiamo agli impegni da voi ripetutamente assunti per il garantire i valori universali e gli standard di tutela dei diritti umani universalmente accettati;
facciamo appello alla vostra convinzione circa la necessità di non ignorare gravi violazioni dei diritti umani in ragione di un dichiarato beneficio per gli interessi economici o strategici;
sollecitiamo infine tutti i leader di governo e i Parlamenti a sostenere la Turchia nel ripristino dello stato di diritto e nel dare attuazione ai propri obblighi di rispettare dei diritti umani fondamentali.
Edith Zeller, President of the Association of European Administrative Judges (AEAJ)
Duro Sessa, President of the European Association of Judges (EAJ)
Tamara Trotman, President of Judges for Judges
Filipe César Marques, President of Magistrats Européens pour la Democratie et les Libertés (MEDEL)
photo credits: Sara Cocchi
[1] Su QG online si può leggere il suo articolo, pubblicato il 4 giugno 2014, sui gravi segnali di involuzione in atto nel paese e sul tentativo dell’esecutivo di accrescere il suo controllo sul sistema giudiziario (https://www.questionegiustizia.it/articolo/turchia-il-segnale-d-allarme-della-sentenza-della-_04-06-2014.php). Il 3 agosto 2015 Murat è stato rimosso dal suo incarico di giudice assistente presso la Corte costituzionale, ed assegnato alla Corte dei conti, assegnazione annunciata sui giornali con il titolo «Esiliato alla Corte dei conti».
[2] https://medelnet.eu/images/2019/Statement-of-Platform-_EAJ-AEAJ-MEDEL-and-J4J_-Murat-Arslan-1.pdf
[3] https://www.ohchr.org/en/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=24140&LangID=E; qui è richiamata la versione italiana https://www.magistraturademocratica.it/articolo/md-sul-processo-a-murat-arslan_2969.php
Traduzione dall'originale inglese a cura di Mariarosaria Guglielmi