Articoli di Questione Giustizia su afghanistan
In un Paese nel quale alle donne sono proibite attività essenziali per la persona, quali l’istruzione, il lavoro, la libertà di viaggiare, e nel quale esse sono obbligate a rispettare un rigido codice di abbigliamento e a restare confinate nelle proprie case, deve nascere un movimento antifondamentalista, contro l’occupazione e composto da tutte le nazionalità ed etnie dell’Afghanistan. Solo attraverso la loro lotta, le donne afghane possono liberarsi dalla presa dell’imperialismo, del fondamentalismo e del patriarcato.
MEDEL (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés ) celebra la Giornata del 10 Marzo, sottolineando ancora una volta l'impegno delle donne per la giustizia e per lo Stato di diritto
La questione dell’Afghanistan evidenzia in modo particolarmente chiaro, nel contesto geopolitico, le ambiguità e gli opportunismi tattici che legano i Paesi occidentali alla narrazione dei diritti umani; ambiguità alle cui radici vi è un nodo politico e culturale da sciogliere, che affonda nella storia coloniale e anche nella questione di genere, non ancora realmente assimilata né elaborata dai nostri ordinamenti giuridici nonostante i proclami mediatici, sempre più diffusi in materia. Il flusso migratorio già in atto dall’Afghanistan, che non sarà certamente paragonabile in termini quantitativi a quello degli ultimi anni, potrebbe indurre i Paesi occidentali a nuove “torsioni” del discorso sui diritti e a mettere di nuovo in primo piano interessi politici, economici e strategici. Per la parte che avrà nella vicenda afghana la giurisdizione, in particolare della protezione internazionale, sarà quindi chiamata a una sfida d’indipendenza da qualsiasi valutazione “altra” dal riconoscimento effettivo del diritto di asilo; così come dovrà dimostrare una capacità, maggiore rispetto a quella dei governi europei, di analisi e di implementazione della questione di genere.
Di fronte al drammatico aggravarsi della crisi umanitaria in Afghanistan, e all’escalation di violenze contro civili inermi e contro coloro che in questi anni hanno operato per rafforzare lo stato di diritto e le istituzioni, l’unica risposta all’altezza dei valori della democrazia è la mobilitazione per mettere in salvo ed accogliere tutte le persone a rischio, e per difendere le libertà e i diritti fondamentali di tutti, a cominciare dalle donne e dai bambini.
E’ questo il richiamo venuto in questi giorni dai numerosi interventi della magistratura associata, in ambito nazionale ed internazionale, e dalla comunità dei giuristi.
Pubblichiamo di seguito la lettera di Medel all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’intervento di Magistratura Democratica.