Lettera di MEDEL all'UNHCR in merito all'attuale situazione in Afghanistan
A Filippo Grandi
Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati
Vostra Eccellenza,
Le scrivo in qualità di Presidente di MEDEL- – Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés e mi rivolgo a Lei in relazione alla drammatica situazione in Afghanistan, determinata dal repentino rovesciamento del potere in favore dei Talebani.
MEDEL vuole esprimere la sua più profonda preoccupazione per la crisi umanitaria che si va aggravando, e per il rischio di una definitiva regressione per i diritti fondamentali delle persone, a cominciare da donne e bambini.
Le notizie e le testimonianze che ci giungono ogni giorno confermano l’escalation di violenze e di ritorsioni contro chi ha rappresentato e testimonia oggi, in quel paese, l’impegno per la democrazia e lo stato di diritto.
MEDEL, che riunisce 23 associazioni di magistrati di 16 diversi paesi europei, è da sempre impegnata nel promuovere l’indipendenza della magistratura come garanzia di tutela delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone, e nel sostegno ai magistrati perseguitati e minacciati per la loro attività.
Condividiamo l’allarme lanciato già da tempo nella comunità internazionale per la strategia di violenza contro chi, in questi anni, ha operato per il rafforzamento delle istituzioni e del sistema giudiziario dell’Afghanistan.
Il brutale assassinio nello scorso gennaio di due donne giudici della Corte Suprema – Qadria Yasini e Zakia Herawi- conferma che oggi a rischio sono soprattutto le donne che coraggiosamente, anche a costo della vita, nelle istituzioni giudiziarie come in altri ambiti, hanno contribuito con il loro lavoro al rafforzamento dei diritti e dello stato diritto.
MEDEL ritiene che oggi l’unica risposta della comunità internazionale all’altezza dei valori della democrazia sia la mobilitazione massima per mettere in salvo e per accogliere tutti coloro che rischiano la vita e che hanno difronte un futuro buio, fatto di negazione delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone.
MEDEL ritiene che, difronte a questa gravissima crisi umanitaria, tutti dobbiamo sentirci chiamati in causa per una nostra risposta coerente con quei valori , indivisibili e universali, di dignità umana e di solidarietà scritti nelle nostre Costituzioni.
Grati per l’alta missione che l’UNHCR svolge nel salvataggio delle persone e nella protezione delle vite di migliaia di profughi e rifugiati, desideriamo assicurare tutto il supporto e il sostegno di MEDEL e delle associazioni che vi aderiscono per agevolare l’attività di accoglienza dei magistrati, avvocati, e difensori dei diritti umani, in tutti i paesi in cui siamo presenti.
MEDEL resta a disposizione per ogni forma di collaborazione che l’UNHCR consideri utile.
Con ossequio,
Filipe César Marques
Presidente di MEDEL – Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés
22.08.2021
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To
Mr Filippo Grandi
United Nations High Commissioner for Refugees
Your Excellency,
I am writing to you in my capacity of president of MEDEL – Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés.
I wish to address your office in connection with the dramatic situation in Afghanistan that followed the sudden seizure of power by the Taliban.
MEDEL wants to express its deepest concern for the humanitarian crisis that is getting increasingly serious, and for the risks of a stable decline of the fundamental rights of persons, women and children in the first place.
The news and the witness reports that arrive on a daily basis confirm the escalation of violence and acts of retaliation against those who in the country represented, and are still associated, with the advancement of democracy and the rule of law.
MEDEL, which gathers 23 associations of magistrates from 16 different European countries, since its establishment is committed to the promotion of the independence of the judiciary as a guarantee for the protection of the freedoms and fundamental rights of persons, including the support to magistrates harassed and threatened because of their activity.
We share the alert launched since a long time in the international community about the strategy of violence against those who in recent years worked for the strengthening of the institutions and judicial system of Afghanistan.
The savage murder last January of two women judges of the Afghan Supreme Court – Qadria Yasini and Zakia Herawi – proves that those who are today primarily at risk are indeed the women who, in the judiciary as in other fields, in selfless disregard for their own safety, contributed with their work to advance rights and rule of law.
MEDEL is convinced that today the only response by the international community that is in line with the values of democracy is the widest possible mobilization to rescue and give shelter to all those who are risking their life and are facing a grim future, where fundamental rights are denied.
MEDEL deems that, face to this severe humanitarian crisis, we must all feel called to ensure a reaction that is coherent with all the indivisible and universal values of human dignity and solidarity enshrined in our Constitutions.
We are grateful for the high mission that the UNHCR performs in the rescue of persons and in the protection of the lives of thousands of refugees and asylum seekers, and we wish to ensure the full support of MEDEL and its member associations to any effort aimed at facilitating the hosting of magistrates, lawyers and Human Rights defenders in all the countries where we are present.
MEDEL remains at your full disposal for any kind of collaboration the UNHCR would see of use.
Yours sincerely,
Filipe César Marques
President of MEDEL – Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés
22.08.2021
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Comunicato della dirigenza nazionale di Magistratura Democratica per le donne afghane
Ad ogni regime autoritario che faccia dell’oscurantismo il paradigma della condizione femminile deve corrispondere una campagna internazionale di mobilitazione delle coscienze e di sostegno umanitario. Con questo auspicio, rivolgiamo un appello a tutti i governi e agli organismi internazionali, affinché mettano al centro dei loro programmi il dovuto ausilio alla popolazione afghana, attivando ogni necessario meccanismo di protezione internazionale per le donne e i profughi di questo Paese.
Così scriveva Jane Austen nell’incipit di Orgoglio e pregiudizio, nell’anno 1813, parlando della condizione della donna in quel tempo, nella occidentalissima Inghilterra: «È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di un ingente patrimonio debba essere in cerca di moglie. Per quanto al suo primo apparire nel vicinato si sappia ben poco dei sentimenti e delle opinioni di quest'uomo, tale verità è così radicata nella mente delle famiglie dei dintorni, da considerarlo legittima proprietà dell'una o dell'altra delle loro figlie».
Così scriveva, ancora, Azar Nafisi in Leggere Lolita a Teheran (pag. 292), parlando della condizione femminile nell’Iran di Khomeini e commentando il libro della Austen: «All’inizio della rivoluzione avevo sposato un uomo che amavo… Quando nacque mia figlia, cinque anni dopo, eravamo già tornati ai tempi di mia nonna: la prima legge a essere abrogata… fu quella che proteggeva la famiglia e garantiva i diritti della donna a casa e sul lavoro. L’età minima per il matrimonio venne di nuovo abbassata a nove anni – o meglio, otto e mezzo lunari, ci dissero. L’adulterio e la prostituzione dovevano essere puniti con la lapidazione. E, infine, le donne per legge valevano esattamente la metà di un uomo». Erano i tempi della rivoluzione che portò l’ayatollah al potere e che condusse con sé questo tipo di decisioni. Le uniche donne nel regime più liberale diventate personaggio pubblico, sulla scorta delle loro conoscenze e capacità, subirono l’esilio (ove già fuggite all’estero) o la pena di morte.
C’è da domandarsi cosa scriverà la letteratura di domani quando registrerà il regresso delle condizioni umane, specie delle donne, a causa dell’ingresso dei Talebani a Kabul e se in quella letteratura resterà traccia della impotenza dell’Occidente tutto.
Lungi dal proporre la occidentalizzazione dei costumi come panacea di ogni male, Magistratura democratica resta convinta che ogni regime autoritario che passi dall’oscurantismo della condizione della donna debba essere approfondito oggetto di una campagna internazionale di mobilitazione delle coscienze e di sostegno umanitario.
Consapevoli della complessità della questione e della difficoltà di soluzioni che non passino da iniziative politiche militari, Magistratura democratica, nel plaudire a tutte quelle associazioni umanitarie, nazionali e non, che si pongono a sostegno delle condizioni delle donne afghane, auspica che tutti i governi e gli organismi internazionali mettano al centro dei loro programmi il dovuto ausilio alla popolazione afghana ed attivino ogni necessario meccanismo di protezione internazionale per le donne e i profughi di questo Paese.
15.08.2021