Magistratura democratica
Magistratura e società

Figlia mia. Vita di Franca Jarach, desaparecida

di Alida Vitale
avvocata del foro di Torino

Recensione al libro di Carlo Greppi, edito da Laterza (2025)

Argentina, 24 Marzo 1976. I militari guidati dal generale Jorge Rafael Videla rovesciano il governo di Isabelita Perón e danno inizio alla più spietata dittatura della storia argentina. Il colpo di stato avviene senza clamore e senza sorpresa, a differenza del golpe cileno di poco più di due anni prima. L’opinione pubblica internazionale tace e quella nazionale accoglie con indifferenza, se non con un certo sollievo, l’instaurarsi di un governo formato da una giunta composta da militari che rappresentano le tre diverse forze armate (Marina, Aviazione, Esercito). Comincia, e durerà fino al 1983, una “guerra sucia”, una guerra sporca fatta di repressione condotta con metodi completamente illegali contro i nemici della civiltà «occidentale e cristiana»: li catturano, spesso nel buio della notte, li incarcerano in luoghi clandestini, li torturano, li uccidono.

«Prima uccideremo tutti i sovversivi, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, poi coloro che rimangono indifferenti e infine uccideremo i timidi», sentenzia nel 1977 il governatore della Provincia di Buenos Aires. Nulla appare ufficialmente, le persone sequestrate scompaiono, un’intera generazione di studenti, di professori, di operai, di sindacalisti, tutti ribelli e militanti nati negli anni tra il 1945 ed il 1960, viene annientata: trentamila sono gli scomparsi, i desaparecidos.

Carlo Greppi, storico torinese conosciuto per i numerosi saggi in cui riscopre le piccole storie che fanno la grande storia, in questo suo ultimo lavoro ricostruisce la vita di una di loro, Franca Jarach, figlia di Vera Vigevani e di Giorgio Jarach.

Franca aveva diciotto anni nel 1976 ed era stata una brillantissima alunna della scuola più prestigiosa della città: il Colegio Nacional de Buenos Aires. Era attiva nel movimento studentesco e, terminati gli studi secondari, si avviava allo studio della scienza dell’educazione (voleva diventare un’insegnante), contemporaneamente militando in un gruppo di giovani peronisti di sinistra. Viene sequestrata il 25 giugno di quell’anno, reclusa nel campo clandestino di detenzione della ESMA, la Scuola di Meccanica della Marina Militare, torturata, uccisa e gettata da un aereo nel Rio de la Plata, il fiume prospiciente la città che confluisce nell’Oceano Atlantico.

La sua permanenza in vita all’interno del centro di detenzione è durata probabilmente meno di un mese, ma il suo destino verrà conosciuto solo a distanza di vent’anni dalla sua sparizione. I suoi genitori nel frattempo vivono in una nebbia angosciosa, mista tra le diverse ipotesi e le tante versioni che costituirono il calvario della maggioranza dei familiari dei desaparecidos. Vera e Giorgio batteranno mille strade e busseranno a mille porte: il Papa, il Presidente Pertini, organismi internazionali, consoli e ambasciatori italiani e non. Alcuni degli interlocutori argentini riusciranno persino a dire: «Se Franca era una bella ragazza, probabilmente sarà finita nella tratta della prostituzione…» oppure «“por algo será” (frase) che si sentiva spesso dire all’epoca: se l’hanno presa ci sarà stato un motivo», come scrive Greppi.

La mamma Vera, diventerà (ed ancora è, a 97 anni) una delle colonne delle Madres de Plaza de Mayo, quelle donne che reclamavano “Verità e Giustizia”, sfilando tutti i giovedì davanti alla Casa Rosada, sede del governo argentino. Il padre Giorgio, da subito pessimista sulle sorti della figlia, si rinchiuderà in un profondo strazio.

Il libro di Greppi, saggio e romanzo al tempo stesso, è densissimo di ricerche storiografiche, di interviste, di fotografie, di documenti processuali, di disegni e poesie di Franca: ricostruisce con affetto e devozione non solo la straordinaria figura di questa giovane diciottenne, barbaramente sottratta ai suoi affetti e ad un futuro probabilmente radioso, ma la altrettanto straordinaria figura di sua madre Vera e, per gli anni in cui è molto dolorosamente sopravvissuto, di suo padre Giorgio.

Probabilmente, un poco fa velo a chi scrive la condivisione della vita della famiglia Vigevani-Jarach con quella della propria famiglia, ma è indiscutibile che Carlo Greppi sia riuscito a mettere insieme con estremo rigore il contesto storico, il valore della memoria e l’importanza della giustizia.

Il testo scorre ed appassiona, in una ricostruzione minuziosa dei fatti che traggono origine dalla partenza dall’Italia delle famiglie di origine ebraica, cacciate da scuola e dal lavoro dalle infami leggi razziste del 1938. Viaggeranno nella stessa nave, vivranno una nuova vita nella medesima cerchia amicale, italiana ed ebraica, impareranno una nuova lingua, si sposeranno tra loro e faranno figli in contemporanea, continueranno ad amare l’Italia per la sua cultura e per le sue bellezze. Il loro legame sarà cementato dalle stesse tradizioni culturali ed etiche, di cui l’identità ebraica fa parte come ragione dell’espatrio forzato.

C’è chi riuscirà a fare ritorno, come la famiglia della sottoscritta, e chi, malauguratamente, resterà in Argentina.

A partire dagli anni settanta i giovani sudamericani della mia generazione, in Brasile, in Cile, in Argentina, si battevano contro regimi di terrore e dittature militari, duramente repressi da un’illegale operazione comune ai vari paesi, denominata “Piano Condor”.

Norma Berti, sequestrata e condotta in un centro clandestino di detenzione dal 1976 al 1979, poi fortunosamente approdata in Italia e testimone preziosa per i processi che si sono tenuti a Roma, oltre che insostituibile presenza nel lavoro di Greppi, scrive in Donne ai tempi dell’oscurità: «La figura che catalizzerà per antonomasia l’orrore della dittatura, sarà quella dello scomparso, strappato violentemente alla vita e gettato in un inferno dal quale non farà mai più ritorno, Oltre ai trentamila detenuti scomparsi ci saranno più di dodicimila detenuti ricomparsi che popoleranno le carceri di massima sicurezza argentine».

Nel 1983 implode la dittatura anche a seguito alla sconfitta della guerra contro la Gran Bretagna per la conquista delle isole Falkland e, con il ritorno alla democrazia del presidente Raúl Alfonsin, viene istituita la CONADEP, una commissione di inchiesta sulla sparizione delle persone. 

I risultati dell’inchiesta porteranno all’istaurazione dei processi contro i militari: la prima sentenza del dicembre 1985 vede la condanna all’ergastolo e a diversi anni di prigione di tutti i vertici delle tre giunte che si erano succedute. Tuttavia, in un pessimo anelito di pacificazione, il Parlamento argentino promulga due leggi: «Punto final», che concede solo sessanta giorni per denunciare i delitti commessi durante la dittatura militare e «Obediencia debida», che libera da ogni responsabilità gli ufficiali di minor grado in quanto avevano solo obbedito agli ordini ricevuti.

I due provvedimenti provocarono un’ondata di rivolte in tutto il paese che si acuirono nel 1989 quando il nuovo presidente Menem concesse l'indulto ai militari ed ai civili coinvolti. La Corte suprema di giustizia argentina, durante la successiva presidenza di Kirchner, riesaminò le due leggi e l’ indulto e, solo il 14 giugno 2005, i provvedimenti vennero dichiarati incostituzionali, consentendo così la riapertura dei processi.

Vera Vigevani Jarach, come Madre di Plaza de Mayo e come Partigiana della Memoria (così si autodefinisce) in tutti questi anni è stata presente ed attiva, costantemente perorando i valori della «Verità, della Memoria e della Giustizia» non solo per sua figlia, ma per tuti i desaparecidos. 

«Della costellazione di testimonianze, prove e indizi sulla breve vita di Franca, il cuore pulsante è la cura che Vera ha dedicato alla sua memoria dal momento della sua sparizione, intervenendo centinaia di volte, negli ultimi decenni, in iniziative di ogni tipo – scuole, processi, interviste, conversazioni private. E celando la sua, di dimensione privata, perché brillasse la storia di sua figlia», scrive Greppi che, con la stesura di questo testo, le ha restituito mezzo secolo di storia.

05/04/2025
Altri articoli di Alida Vitale
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
Quando il male non è banale: l’Operazione Condor

Una riflessione su come l’esercizio della giurisdizione, oltre a riconfermare la ricostruzione storica di una vicenda drammatica, possa utilizzare lo strumento penale senza forzature, districandosi tra questioni complesse: concorso di persone, esecuzione di un ordine superiore, stato di necessità. 

31/01/2022
Mar del Plata: una storia di rugby e desaparecidos
Una vicenda accaduta nell'Argentina di Videla alla base del libro di Claudio Fava (2013 Add Editore, Torino)
12/10/2014
Una crisi di profonda involuzione nella repubblica argentina
Recenti riforme travolgono principi fondamentali dello Stato di diritto, tra cui l'indipendenza della magistratura
06/06/2014