Articoli di Questione Giustizia su concorso in magistratura
Con l’introduzione della valutazione di idoneità psico-attitudinale nel concorso per magistrato ordinario, il Governo ha dato vita ad un intervento normativo che stride e confligge, sotto più aspetti, con la Carta costituzionale e i suoi principi fondamentali: dal principio di separazione dei poteri alla regola del reclutamento dei magistrati per concorso, dal principio di riserva di legge in materia di ordinamento giudiziario al principio-valore di eguaglianza e ragionevolezza, sino alla regola della necessaria copertura finanziaria delle leggi che importano nuovi oneri e spese.
La questione del reclutamento del personale della magistratura è al centro di un dibattito assai ampio. Si discute, sin dagli anni ottanta, sull’esclusività dell’accesso mediante concorso, sull’efficacia e affidabilità delle prove, sul livello e sulla tipologia delle conoscenze richieste. Nella formazione post-universitaria si consolidano diversi modelli di giurista. Temi assai attuali, considerato che la recente delega per la riforma dell’ordinamento giudiziario prevede una rivisitazione dell’accesso in magistratura.
Il tirocinio ex art. 73 legge 98/2013 offre non solo la possibilità di comprendere la complessità della funzione del magistrato, ma anche quella di confrontarsi con la stesura di complessi provvedimenti che incidono concretamente sulla vita delle persone. Al termine di questi diciotto mesi, ci scopriamo più consapevoli su come affrontare lo studio che ci accompagnerà sino al concorso di magistratura, e più ricche, anche da un punto di vista prettamente personale.
Soltanto 220 su quasi 4.000 candidati che hanno consegnato le prove scritte sono stati ammessi alla prova orale del concorso per magistrato ordinario bandito nel 2019. La causa di un esito tanto negativo, che si discosta dai dati statistici dei precedenti concorsi, è stata individuata nella generale impreparazione e non solo tecnica dei candidati.
Due magistrati che in passato sono stati componenti di commissioni esaminatrici invitano a riflettere su ulteriori possibili ragioni del risultato dell’ultimo concorso in magistratura, che porterà ad assumere un numero di magistrati di gran lunga inferiore rispetto ai 310 posti previsti nel bando, e sull’importanza che già dal prossimo concorso vengano ripristinate le “ordinarie” modalità di svolgimento delle prove e di selezione dei canditati idonei.
Sommario: 1. Introduzione; 2. Il ritorno ad un concorso aperto ai semplici laureati in giurisprudenza; 3. La possibilità di iniziare il tirocinio presso procure, tribunali e corti dopo il superamento dell’ultimo esame del corso di laurea in giurisprudenza e prima della discussione della tesi di laurea; 4. L’organizzazione di corsi di preparazione al concorso da parte della Scuola Superiore della Magistratura; 5. Le modifiche alle prove scritte del concorso; 6. La riduzione delle materie oggetto della prova orale; 7. Le riforme di cui il concorso in magistratura avrebbe necessità, e che il disegno di delega legislativa non contempla; 7.i. La riduzione dei tempi di svolgimento del concorso e la loro sincronizzazione con quelli relativi alle prese di possesso e ai trasferimenti; 7.ii. La riduzione dei candidati al concorso e l’introduzione di una quarta prova scritta; 7.iii Aumentare le tutele dell’imparzialità del concorso in magistratura, come di tutte le selezioni pubbliche; 7.iv. Rivedere l’organizzazione degli studi in giurisprudenza quale contributo ad una riqualificazione delle professioni legali; 8. Si pour moi l'ignorance a des charmes bien grands, c'est depuis qu'à mes yeux s'offrent certains savants: il concorso in magistratura ed il referendum sulla separazione delle carriere - finalmente, la fantasia al potere
La congiuntura pandemica non sia l’occasione per mettere in discussione i fondamenti del concorso in magistratura. Adattare il necessario è inevitabile, senza trascurare cautela e dialogo
Quello che decidiamo di insegnare – come quello che rinunciamo ad insegnare - ai magistrati in tirocinio fornisce l’immagine – in positivo come in negativo – della nostra capacità collettiva di comprendere quali sono la nostra collocazione e il nostro ruolo tra le istituzioni e nella società.