Articoli di Questione Giustizia su premierato
Questione Giustizia pubblica il testo dell’appello dei costituzionalisti che rappresenta le contraddizioni ed i rischi del progetto di riforma costituzionale che mira ad introdurre il premierato elettivo
Mentre comincia a diradarsi, grazie a illuminanti interventi svolti nel dibattito pubblico, la spessa cortina fumogena di slogan accattivanti innalzata dagli esponenti della maggioranza di governo intorno al progetto del premierato elettivo, si staglia con sempre maggiore nettezza l’inquietante figura di un “premier pigliatutto” in grado di controllare, grazie alla forza dell’investitura popolare ed al controllo della “sua” maggioranza, gli altri poteri dello Stato e di partecipare da protagonista assoluto alla provvista di tutti gli organi di garanzia. Parallelamente vengono alla luce i molti fili che legano il “premierato elettivo” e l’altra “grande riforma” costituzionale messa in cantiere dal governo, che si preannuncia come una integrale riscrittura dei rapporti tra i poteri dello Stato. Una riforma venduta all’opinione pubblica sotto la vecchia etichetta della separazione delle carriere ma in realtà finalizzata a smembrare il Consiglio superiore della magistratura e ad accrescere in maniera decisiva il peso della politica nel governo autonomo della magistratura.
L’insediamento, al centro del sistema politico-istituzionale, del blocco monolitico costituito dal presidente del consiglio dei ministri eletto dal popolo e dalla “sua” maggioranza, che in virtù del premio iscritto in Costituzione sarà almeno del 55%, avrà ricadute a cascata sugli organi di garanzia contemplati in Costituzione, dispiegando una decisiva influenza tanto sulla loro provvista quanto sul loro funzionamento. Il premierato elettivo ridurrà drasticamente il tasso di pluralismo delle nostre istituzioni, compromettendo gli equilibri tra i poteri disegnati nell’attuale Costituzione, senza incidere su nessuno dei reali fattori di crisi della nostra democrazia.
Nel dibattito in corso sul presidenzialismo e sul cd. "premierato", è sin qui rimasto relativamente in ombra il tema dell’impatto che le due diverse prospettive riformatrici avrebbero sui generali equilibri tra i poteri e, segnatamente, sull’assetto del potere giudiziario. A questa tematica va riservata un’attenzione particolare non dettata da miopi preoccupazioni di ruolo o di natura corporativa, ma nascente dalla consapevolezza di quanto sia necessario salvaguardare gli equilibri costituzionali nell’attuazione di processi di riforma.