Il concorso per assistente giudiziario in corso bandito dal Ministero della giustizia è un unicum, non solo per il tempo trascorso dall’ultimo concorso per il personale da parte di questo ministero, ma per le modalità radicalmente innovative con cui è stato svolto. Se si escludono i concorsi per magistrati e per i dirigenti amministrativi l'ultimo concorso svoltosi nell'organizzazione giudiziaria era il concorso per ufficiali giudiziari svoltosi nel 2001, con assegnazioni risalenti al 2007-2008. E gli effetti sulla scopertura degli organici si sono visti.
La scopertura degli organici esplode dopo il 2009 e man mano assume il carattere di una valanga per il progressivo invecchiamento del personale, per l’aumento dei pensionamenti, per il blocco del turnover. Un cambiamento di passo si ha con l'attuale Amministrazione che mette al centro il problema del personale giudiziario ed opera con le leve della mobilità assumendo 1360 persone.
Ma ciò non è sufficiente per vari aspetti. Innanzitutto la mobilità del personale di altre amministrazioni è limitata e distribuita in modo diseguale nel Paese. Così le maggiori disponibilità si hanno prevalentemente proprio nelle zone dove ci sono meno scoperture, inoltre si tratta di personale con diversa formazione che deve essere riconvertito, spesso male accolto perché con un livello retributivo più alto, ed infine perché non si attua quel ricambio e mix generazionale salutare per qualsiasi amministrazione.
Ed un concorso viene infine bandito il 22 novembre 2016 per 800 posti che rapidamente vengono portati a 1400.
Le modalità del nuovo concorso
Il nuovo concorso è una corsa contro il tempo. La scelta del ministero è di bandirlo per la posizione di assistente giudiziario[1]. Una posizione professionale intermedia che in un quadro progettuale dovrebbe diventare l’asse operativo delle cancellerie. Da ciò la necessità di un titolo di studio quale il diploma, la conoscenza di una lingua straniera e di elementi di informatica, che già delinea un personale qualificato. Il problema è di riuscire ad assumere il personale nel modo più adeguato e nel tempo più rapido possibile, per far fronte ai continui pensionamenti che assumono un flusso poderoso in questo periodo in cui maturano il diritto alla quiescenza i nati nel baby boom degli anni ‘50. L'esempio di concorsi durati anni è sotto gli occhi di tutti: l'ultimo esempio è il concorso per dirigenti proprio al Ministero della giustizia durato tra varie vicissitudini sei anni fa.
La situazione viene drasticamente peggiorata dal numero di iscrizioni: 308000.
L'idea estremamente innovativa maturata al ministero è di sperimentare una gestione telematica. Una tale forma selettiva con domande a risposta multipla, adottata per la preselezione e per la prova scritta, comporta fortissimi problemi organizzativi con la predisposizione di strumenti informatici in locali dedicati, l'impegno per più di un mese di questi locali e di personale di sorveglianza, ma ha il fortissimo pregio di dare un immediato riscontro che consente in tempi brevissimi di stilare la graduatoria degli ammessi, quando sappiamo che il maggior appesantimento dei tempi è dato dalla correzione degli scritti.
Una metodologia del tutto nuova che afferma le enormi potenzialità dell'informatica e che dà nuove prospettive per tutti i concorsi di medio livello ancora da svolgere.
Finite le prove scritte ed ammesse 9548 persone agli orali, questi sono programmati tra fine agosto e ottobre con la prospettiva di avere la graduatoria dei vincitori del concorso entro l’anno.
Un risultato sinora davvero eccezionale.
La ridefinizione di organici e mansionari
A questa fase se ne deve accompagnare però subito un’altra a conferma dell'arretratezza in cui era stato abbandonato il personale giudiziario: la ridefinizione degli organici e dei mansionari. Gli organici sono oggi del tutto sperequati con un rapporto tra magistrati e personale che in uffici della medesima tipologia (come i tribunali) oscilla tra il 2,52 ed il 6,60. E questa sperequazione è stata ulteriormente peggiorata dal recentissimo aumento di organico di alcune piante organiche degli uffici giudiziari. Oltre a ciò occorre rivedere il mansionario e il complessivo inquadramento del personale. Ciò è imposto da un lato da una necessità di semplificazione ed efficienza, limitando i profili professionali e le posizioni economiche a grandi categorie, e dall'altro dall'esigenza di assicurare un'assistenza adeguata al magistrato.
È sicuramente vero che il personale giudiziario in questi anni ha dato dimostrazione sul campo di un altissimo grado di interfungibilità, ma non bisogna mai dimenticare che per l’assistenza diretta al magistrato il core business delle posizioni professionali era data da funzionari, cancellieri e assistenti e che ora che la figura professionale dei cancellieri è ad esaurimento, sono gli assistenti la figura fondamentale di collaborazione del magistrato, destinata tra l’altro all’assistenza all’udienza e alla preparazione e formazione degli atti giudiziari.
Anche qui come si vede una rincorsa contro il tempo.
I problemi sorti nel concorso: la sospensiva ed il successivo sblocco
Come spesso succede nel nostro Paese, il concorso è stato momentaneamente sospeso con ordinanza 27 maggio 2017 del Tribunale di Firenze per una vicenda solo in apparenza secondaria, ma relativa a diritti fondamentali: la mancata ammissione al concorso di una ragazza albanese, regolarmente stabilizzata sul territorio nazionale. Problema simile e simmetrico (e inizialmente risolto in modo opposto) postosi per la direzione dei musei. La questione deriva da una normativa di legge, che opportunamente il legislatore avrebbe dovuto meglio articolare e chiarire per armonizzarla alla normativa comunitaria, onde esplicitare con chiarezza quali funzioni e ruoli per motivi di interesse nazionale sono inevitabilmente riservati al personale di nazionalità italiana e quali invece aperti ai cittadini comunitari o con essi equiparati. Difatti l’articolo 1, lettera d) del DPCM n. 174/1994 riserva, tra gli altri, l’accesso ai posti di ruolo civili e militari del Ministero della giustizia ai soli cittadini italiani. L’art. 38 del successivo Decreto legislativo n. 165/2001 rimanda ad apposito DPCM l’individuazione dei posti e delle funzioni per i quali non si può prescindere dalla nazionalità italiana. Ma gli atti parlamentari della legge n. 97/2013, che modifica l’art. 38, evidenziano come si ritenga che già il DPCM n. 174/1994 abbia individuato tali posti e che quindi tra di essi rientrano i ruoli civili e militari del Ministero della giustizia. Seguendo questa tesi non si renderebbe neppure necessario un ulteriore DPCM. Il Ministero della giustizia quindi non poteva far altro che attenersi alla normativa vigente. Peraltro, se la attuale dizione dell’articolo 38 è sicuramente troppo lata ed in contrasto con la disciplina comunitaria, la posizione di assistente per figura e funzioni può tranquillamente rientrare in un ruolo che esercita un pubblico potere finalizzato all’interesse generale e quindi tale da essere riservato ai soli cittadini italiani.
All’assistente spetta la redazione del verbale di udienza e dell’interrogatorio di persone indagate, la conservazione e l’aggiornamento dei fascicoli e registri. L’assistente viene ad essere la principale figura di assistenza diretta del giudice e del pubblico ministero, pubblico ufficiale fidefacente, con fortissimi e delicati obblighi di segretezza e riservatezza. Ridurre il suo ruolo ad un’attività essenzialmente ausiliaria e che non implica l’esercizio di pubblici poteri come teorizza l’ordinanza di sospensiva è evidentemente una forzatura. Lo stesso Tribunale di Firenze con ordinanza collegiale 21 giugno 2017 ha superato la sospensiva, ma va detto che il blocco del concorso rischierebbe non solo una sospensiva e quindi un ritardo, ma più drasticamente l’annullamento del concorso medesimo. Proprio le modalità molto innovative del concorso comportano attività e strutture organizzative complesse (locali appositamente apprestati, strumentazioni informatiche, relativa assistenza, oltre alla normale sorveglianza) che comportano un impegno e dei costi difficilmente duplicabili e replicabili, anche per la rigidità del bilancio del ministero. Ancora una volta, come già avvenuto anni fa per la riqualificazione del personale, il rischio è che l’alternativa tra tutto e niente porti a non avere nulla.
Questo in una situazione drammatica in cui per molti uffici giudiziari questo concorso e l’immissione di nuovo personale entro l’anno è l’ultima chiamata per la sopravvivenza del servizio.
[1] Gli assistenti giudiziari sono operatori dotati di conoscenze teoriche e pratiche di medio livello. Essi si occupano di processi e problematiche di discreta complessità, possono coordinare unità operative interne, anche assumendo la responsabilità dei risultati, e affrontano questioni organizzative di media complessità. Sono tenuti alla conoscenza e all’uso di supporti informatici. In particolare essi svolgono: attività di collaborazione in compiti di natura giudiziaria, contabile, tecnica o amministrativa, variabili a seconda dell’area e della cancelleria di appartenenza; attività di aggiornamento e cura per la corretta conservazione di atti e fascicoli; attività di preparazione o formazione di atti giudiziari; assistenza in udienza al magistrato, con compiti di redazione e sottoscrizione dei relativi verbali (ciò dopo almeno un anno di servizio).
Per accedere a tale profilo, secondo l’ultimo Ccnl in vigore, è sufficiente un diploma di istruzione di secondo grado, la conoscenza di almeno una lingua straniera nonché la conoscenza dell’uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche più diffuse.