Articoli di Roberto Braccialini
Qual è la copertura costituzionale delle procedure di sovraindebitamento e come si giustifica, socialmente ed economicamente, l’indulto civile che ne deriva? Qual è il ruolo del giudice, “garante multilivello” e presidio di legalità in queste procedure, trasformato a tratti in dispensatore seriale di rospi per i creditori insoddisfatti? Di questi e di altri quesiti si discute in questo saggio breve in cui, oltre alle problematiche organizzative e strutturali delle procedure in esame – a partire dai limiti genetici degli organismi di gestione della crisi – si passano in rassegna rapidamente alcuni profili critici posti dai casi pratici e vengono date indicazioni sulla giurisprudenza locale genovese e sua appendice organizzativa relativa al sovraindebitamento.
Il 15 luglio è entrata in vigore, abbastanza in sordina e dopo anni di rinvii, la riforma della vecchia legge fallimentare. Che però parte azzoppata perché calata nella vecchia trama ordinamentale e organizzativa delle precedenti sezioni fallimentari, non riformate malgrado la previsione nella legge delega, e con risorse umane e tecniche limitate: il classico vino nuovo nella botte vecchia. Sarà compito del nuovo CSM procedere ad un’urgente ricognizione dell’esistente per evitare che l’insuccesso della riforma, altrimenti inevitabile, sia imputato (solo) all’ordine giudiziario, impegnato come sempre a darvi leale attuazione per la sua parte.
L'intervento nella tavola rotonda conclusiva del corso di formazione ODCEC Genova del 22 ottobre 2021 La nuova cultura della composizione della crisi e dell'insolvenza per prevenire le difficoltà, risanare l'impresa e ripartire più forti.
Adesso che sono in vista risorse effettive – è arrivata la benzina – diventa necessario impegnarsi nella cantierizzazione degli uffici per i processi nelle singole sedi giudiziarie. Il che richiede partecipazione e capacità di coinvolgimento dei “pilastri” dell’organizzazione giudiziaria, cioè progettualità condivisa; interlocuzione, reale coordinamento e leale cooperazione tra Ministero e CSM; attenzione per le strutture intersezionali di auditing e rivisitazione delle statistiche giudiziarie nonché, da parte del legislatore, equilibrio nell’introdurre solo riforme indispensabili. A tali nodi politici, si aggiunge l’incognita sul concreto atteggiamento che assumerà l’Avvocatura rispetto all’UpP: torneranno di moda i protocolli di udienza?