Introduzione
Per l’alto mare aperto
di Pietro Curzio
1. La mia, in realtà, non è una introduzione al tema specifico perché non ho intenzione di sovrapporre il mio pensiero a quello del Prof. Lipari.
Dico solo che il tema è quanto mai “lipariano”, perché tratta di un diritto che non nasce dall’alto, “creato e dettato” dalla legge, ma si sviluppa dal basso, nel germogliare e crescere delle iniziative di solidarietà e di impegno civile, dell’associazionismo disinteressato, del volontariato, e viene poi “riconosciuto” sul piano legislativo e giurisprudenziale.
Non è neppure una presentazione, perché Nicolò Lipari non ha bisogno di presentazioni. Mi limito a suggerire la lettura di un suo libricino-intervista bellissimo, Vivere il diritto, che permette di accedere all’evoluzione del suo pen siero e delle sue molteplici esperienze di docente, prima di tutto, ma anche di grande avvocato, di parlamentare, di intellettuale a tutto tondo. Il mio è semplicemente un ringraziamento.
– All’Assessorato al Welfare del Comune di Bari che ha condiviso con noi l’iniziativa. Come poteva Bari non cogliere l’occa sione per esprimere la sua gratitudine nei confronti di un Maestro del diritto che ha dato lustro a questa Città?
– All’Università degli studi A. Moro, che ha condiviso con noi l’iniziativa e ci ospita nell’aula magna in cui il prof. Lipari teneva le sue lezioni, quando giurisprudenza era ancora in questo palazzo e c’era bisogno dell’aula più grande per ospitare la moltitudine di studenti che si assiepa vano a centinaia per seguire le sue lezioni. Come poteva questa Università non accettare, con entusiasmo, di condividere la nostra iniziativa?
– A tutti gli ordini professionali e alle associazioni, compreso il Forum del terzo settore, che hanno patrocinato l’iniziativa.
– A tutti voi che siete qui stasera.
In particolare, ai molti che, come me, non potevano mancare perché tanti anni fa si avvicinarono, perplessi e indecisi, agli studi giuridici e, sin dai primi giorni, ascoltando le lezioni di Nicolò Lipari sull’interpretazione, si innamorarono del Diritto.
Non è retorica dire che quel corso del primo anno ha segnato la vita di molti, veramente tanti, di noi. E siamo qui per un atto di gratitudine, perché la nostra vita di giuristi, forse in qualche modo l’avremmo comunque vissuta, ma non sarebbe stata la stessa.
Per onestà intellettuale devo dire che le nostre idee non sempre collimano, ma lo riconosciamo come “Maestro” non perché assumiamo come indiscutibile ciò che con la sua autorità ci dice, non perché ci ha fornito un dogma al quale ancorarci, ma perché ci ha insegnato a discutere i dogma, a cercare il nostro sentiero, la nostra via per l’alto mare aperto.
Egli ha scritto: “un buon educatore deve es sere consapevole che il suo compito primario è quello di aiutare il suo interlocutore a creare il proprio essere. Continuamente trasformandolo e sperimentandolo”.
Ha aggiunto: “Professore” viene da “profaino” che significa “faccio venire alla luce”. Nicolò Lipari, oltre a tante altre cose, è, prima di tutto, un grande professore.
Il suo metodo di insegnamento ha sempre coniugato il confronto dialettico con la forma più classica della lezione.
Ha scritto: “Ho sempre avuto una grande passione per la lezione. Solo guardando negli occhi i tuoi ascoltatori puoi misurare in concreto l’incidenza, la persuasività di ciò che stai dicendo. Se in un’aula di quasi mille posti, mentre parli potrebbe sentirsi volare una mosca, significa che è scoccata una scintilla con i tuoi ascoltatori, che siete entrati nella stessa lunghezza d’onda”.
Credo che questa magia si rinnoverà anche stasera. Ed è per me qualcosa di più di un onore, dargli adesso la parola per la Sua “Lectio magistralis”.
Bari, 8 marzo 2024