Noi conosciamo molto della storia dell’Associazione dei Magistrati prima del 1925, ci sono stati insigni storici, alcuni dei quali presenti a questo incontro, che hanno studiato le carte di quell’epoca (essendo ormai tutti scomparsi gli interpreti di quell’epoca) e che ci hanno lasciato importanti testimonianze di come nacque l’Associazione Magistrati, di quali furono i suoi intenti e di quale fu la sua tristissima sorte al momento del suo autoscioglimento causato dall’avvento del fascismo. Meno sappiamo su cosa è avvenuto nel dopoguerra, quando viene ricostituita l’Associazione Magistrati nel 1944 (non nel ’45 come solitamente si legge nelle fonti). Appena ricostituita l’Associazione Magistrati cominciò a fare il suo lavoro, si calò in un momento di particolare tensione istituzionale, prese le sue posizioni in sede appunto di riforma dell’ordinamento giudiziario e così via, poi ha avuto i suoi sviluppi. Ma questo periodo non è stato mai approfondito realmente con metodo scientifico, con una volontà di sistemare gli eventi per dare loro una valutazione. È stato fatto da parte nostra, magistrati, più che altro come una storia, come sentito dire, come un modo per entrare nella vita di oggi dell’Associazione, delle correnti, anche a volte delle situazioni che si sentono raccontare. Ma mai, ripeto, è stato fatto uno studio serio su questo argomento. E sono passati ormai quasi ottant’anni e in ottant’anni di cose ne sono successe ed è importante che si facciano degli studi non di mero giornalismo o di mero sentito dire ma che si approfondiscano le fonti e le situazioni concrete che si sono create. E qui mi ricollego a quanto ha appena detto il presidente Genovese: quale migliore fonte che interrogare gli interpreti di singoli episodi, di singoli eventi che hanno caratterizzato la vita dell’Associazione Magistrati e ovviamente, di converso, la vita delle correnti che sono state parte integrante dell’Associazione Magistrati. Ecco, io ritengo che il vero contributo che può nascere da questo incontro sia proprio questo: quello di dare a noi presenti consapevolezza. Tante cose non avvengono per caso, avvengono perché ci sono stati eventi che le hanno generate. Stamattina ho sentito una relazione che ha teso a regolare tutti i vari eventi secondo quello che avveniva nella società italiana dell’epoca. Qualcosa forse noi potremmo anche capire meglio se riuscissimo a storicizzare la vita delle correnti in relazione al fluire proprio della vita associativa. Detto questo passo a quello che è il mio ruolo odierno: Mario Cicala non ha bisogno di presentazioni, io posso solo dire che è stato brillantissimo presidente della sezione tributaria della Corte di Cassazione, ha introdotto un sistema di lavoro che adesso tutti diamo per scontato ma che all’epoca era rivoluzionario, cioè si è inventato il “massimario”. Quanti di voi avranno letto questo massimario di Mario Cicala che dava le notizie ultimissime della Corte di Cassazione prima ancora che uscissero sul Sole24ore che pure è velocissimo o sulle riviste. Ma questo è un mio ricordo personale da magistrato di Corte di Cassazione. Mario è stato per due occasioni presidente dell’Associazione Magistrati oltre ad avere un ruolo importantissimo nell’ambito di Magistratura Indipendente; quindi, è la persona sicuramente più adatta per dare risposta a tutti quegli interrogativi un po’ affannosi che vi ho rivolto all’inizio. Il tema del discorso è la storia delle correnti. Stamattina è stata data una certa spiegazione di come sono nate le correnti e di quali sono stati gli stimoli che portarono i magistrati ad associarsi in un senso, in opposizione ad altri che la pensavano diversamente su certe questioni. Ecco, quello che chiedo a Mario e questa è la prima domanda che gli rivolgo è: Magistratura Indipendente esiste come gruppo aggregato fin dagli anni ’60 del secolo scorso, non a caso oggi siamo i primi a intervenire perché hanno rispettato in concetto di anzianità (c’era Terzo Potere ma ora non c’è più nessuno). La domanda che ti faccio Mario è questa: come è nata Magistratura Indipendente, quali sono stati i valori a cui si è ispirata e quale posizione ha assunto nel tempo a proposito del dibattito sulla giurisdizione, questo proprio per dare un senso a quella che è la natura delle correnti di diventare punti di aggregazione del pensiero, prego.
Per prima cosa ringrazio tutti, in particolare l’Eccellenza Mammone[1], per le belle parole che mi ha dedicato e rivolgo un pensiero affettuoso e grato a Franco Marzachì, esponente di spicco di Magistratura Indipendente, morto in questi giorni; conoscendo Franco ed apprezzandone le qualità umane e professionali entrai giovanissimo in Magistratura Indipendente.
Per rispondere alle domande che mi sono state proposte, predo le mosse da una mia convinta opinione.
Ritengo che la articolazione della magistratura in correnti; ed anche in associazioni: perché non ci sono state solo le correnti, in certi periodi storici sono esistite delle autonome associazioni separate dall’Associazione Nazionale Magistrati (la più importante, fu l’UMI, di cui dirò qualche parola più avanti), non è stata frutto di personalismi contingenti bensì di problematiche di grande rilievo ideale.
Questa problematica ha determinato lo smembramento dell’originaria unica “corrente” – Terzo potere- cui si sono affiancate in un primo momento, Magistratura Democratica e Magistratura Indipendente; e successivamente altre ancora (di cui non è possibile dar conto dato il poco tempo a disposizione). E l’articolazione, nasce da fattori ideali di fondamentale importanza.
Ciò che induce MI ad aggregarsi e a nascere è - lo dico francamente all’amico Borraccetti - l’ostilità verso MD; era un contrasto serio, lo è oggi, ma lo era anche allora, allora forse di più. Scoppia nel 1969 il famoso (ai suoi tempi famoso e oggi del tutto dimenticato) “caso Tolin”, direttore responsabile di “Potere Operaio”; a cui MD esprime solidarietà stigmatizzando gli orientamenti che qualifica come «repressivi»[2], delle forze di polizia e di settori dell'ordine giudiziario; che avevano deciso l’ arresto di Francesco Tolin per reati comunemente qualificati come “di opinione”. A loro volta, gli altri magistrati, fra cui spicca Magistratura Indipendente attaccarono MD accusandola di interferire nei processi in corso. Ed addirittura MD si spaccò in due parti quasi uguali.
Ciascuno di noi può avere l’opinione che più gli aggrada sulla vicenda; ma mi sembra non si possa negare che questa spaccatura, giusta o sbagliata che sia, giusto o sbagliato che sia l’intervento di Magistratura Indipendente, pone sul tappeto una questione ideale importante. Si discute di un processo, tra l’altro clamoroso all’epoca, si discute se una corrente di magistrati possa intervenire con delle critiche. Si discute tra l’altro di un ulteriore punto importante: essendosi qualificata Magistratura Democratica come associazione di magistrati di sinistra, se questa espressione “di sinistra”, “di destra” o “di centro” abbia un senso e sia opportuno che entri nella dialettica della magistratura. Qui mi preme sottolineare che vi è stato un conflitto a volte aspro che ha avuto successivi passaggi imprevisti (come la formazione di una Giunta dell’ANM che poggiava sulla convergenza di MD ed MI) ma in cui la materia del contendere era seria, sostanziale ed importante.
Serio ed importante era anche il contrasto che portò alla costituzione dell’UMI, Unione Magistrati Italiani. Nel ’48 la magistratura era organizzata a piramide con in cima i consiglieri di Cassazione che da soli eleggevano metà dei componenti togati del Consiglio Superiore.
La carriera del magistrato era scandita da possibili “promozioni” : per esami scritti, per merito, per merito distinto o semplice. I “campioni” che vincevano i concorsi a consigliere d’Appello e a Consigliere di Cassazione avevano assicurata la più brillante delle carriere, giustamente, secondo il sistema di allora.
La maggioranza dell’Associazione Magistrati si espresse invece per il regime attuale, basato sostanzialmente sulla totale uguaglianza di tutti i magistrati. Insomma, posto che tutte le attività di magistrato sono ugualmente importanti, non è più importante essere consigliere di Cassazione che essere giudice di tribunale, e non è opportuno che ci siano aumenti di stipendio legati a promozioni, lo stipendio è sempre quello e dipende solo dall’anzianità. Questo grosso modo è quello che hanno sostenuto i giovani magistrati di allora, (adesso vecchissimi ahimé); hanno chiesto che non ci sia più questa piramide e che tutti i magistrati siano di uguale grado, uguale dignità, uguale peso nella formazione del Consiglio Superiore della Magistratura. Questo è tutt’altro che secondario: i Consiglieri di Cassazione erano in passato la metà dei componenti togati del Consiglio Superiore, mentre oggi hanno solo due posti cui accedono con una votazione in cui tutti i magistrati godono dell’elettorato attivo.
Questa era una questione estremamente seria, i giovani magistrati spingevano per l’equiparazione sostanziale dei gradi. Mentre i consiglieri di Cassazione, molti consiglieri d’Appello, ed anche alcuni giovani dissero: è giusto il sistema della piramide e quindi fondiamo una nostra associazione (UMI Unione Magistrati Italiani) che sostenga questa visione. L’associazione, pur con adesioni prestigiosissime anche del mondo accademico, non ebbe successo. Le leggi andarono in un senso opposto e alla fine l’Unione Magistrati Italiani si è sciolta, diciamo così, per non essere riuscita a raggiungere lo scopo che si era proposto. Ma di nuovo e anche qui, le ragioni di discussione erano estremamente serie, trovavano la radice nell’essenza del modo di essere della giurisdizione.
Certo, ha prevalso una spinta anche un po’ demagogica in questo scomparire della carriera, però, bisogna pur dar atto che non esiste una differenza, non c’è un “supermagistrato” all’interno della magistratura e quindi si, la Cassazione cassa magar a sezioni unite e vincola ecc. ecc., però sul piano decisionale il magistrato è sempre autonomo e indipendente e non conta il ruolo che ricopre, contano in facto la sua anzianità e il giudizio positivo dei suoi colleghi.
Ma questo dibattito che tu ci hai descritto allo stato nascente proprio indicandoci alcuni casi specifici di conflitto poi come si è sviluppato? Per qui siamo ancora alla fase iniziale proprio, agli anni ’60, ma dopo come è progredito questo dibattito, questo confronto con gli altri gruppi?
Ringrazio della domanda che è molto appropriata oltre tutto. È un dato che sotto qualche profilo può stupire; lo scontro, eminentemente fra MD e MI, che raggiunge il suo apice all’inizio della vicenda delle Brigate Rosse, in realtà si attenua e addirittura svanisce, quando si passa alla fase più dura dello scontro portato allo Stato dalle Brigate Rosse. C’è qualche esitazione nell’inizio, su cui noi diciamo una cosa, MD ne dice un’altra, su questo si potrà scrivere un capitolo del libro futuro che Antonio Genovese scriverà sicuramente.
Raccogliendo i vostri materiali…
In questo libro mi pare si dovrà dar atto che ci sono molti obiettivi della magistratura che vengono portati avanti da tutti e che tendono a far saltare la contrapposizione di principio fra gli appartenenti a diverse correnti. Un esempio che mi interessò moltissimo quando facevo il Pretore, furono le procedure per il contenimento (o l’eliminazione) degli inquinamenti. Erano cause importanti, cui collaboravamo magistrati delle diverse correnti per cercare gli strumenti migliori ecc. ecc., ma per fortuna non c’era il problema del sangue, il sangue è venuto dopo, sulle questioni relative alle Brigate Rosse, alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Questi episodi, queste battaglie portarono a una convergenza, non a un compromesso secondo me, ma al riconoscimento che c’erano e ci sono dei valori superiori a quelli, pur importantissimi che possono esserci stati in gioco in altre vicende.
Per altro verso, sono nati contrasti che le correnti non sono in grado di gestire. Pensiamo al caso doloroso relativo alla mancata nomina di Falcone a presidente della sezione dei Giudici Istruttori al Tribunale di Palermo. Lì c’è uno scontro ideale, vogliamo dire anche ideologico forse, certamente non è uno scontro mosso da interessi personali e la spaccatura passa attraverso le correnti, qualcuno di MI voterà per Falcone, qualcuno di MD voterà per Meli e quindi vediamo che quel quadro che negli anni Settanta, al tempo del rapimento di Sossi a me sembrava un muro invalicabile che ci separasse, con tutto l’affetto personale, dagli amici di Magistratura Democratica, viene meno o comunque si attenua; a un certo punto, arrivano fattori nuovi che portano altri problemi che le correnti non gestiscono, o che -quanto meno- non gestiscono con voti di maggioranza come era prima e si arriva, posso ricordare questo mio episodio anche personale, alla Presidenza ANM Cicala, con segretario generale Franco Ippolito, vice Presidente Giovanni Tamburino che fece uno scandalo, un mezzo sconvolgimento, almeno nella corrente di Magistratura Indipendente, ricordo ancora con piacere una tempestosa assemblea in Cassazione. Questa realtà dell’evoluzione del sistema ha determinato convergenze. Può anche darsi che domani torneremo, anzi tornerete a scontrarvi come noi negli anni ’60. Può darsi. Ci sono dei segni che lo rendono almeno ai miei occhi, prevedibile e forse persino augurabile (alludo alla problematica sulla immigrazione clandestina).
Cerchiamo di andare avanti, tu ci hai appena menzionato questa giunta, diciamo con Magistratura Indipendente e Magistratura Democratica dell’inizio degli anni ’90, però poi ci sono stati altri eventi nella vita dell’Associazione, ha avuto un altro sviluppo. Come ha influito all’interno di Magistratura Indipendente la partecipazione all’Associazione Magistrati, direi questo confronto continuo che c’è stato con gli altri gruppi, menzioniamo Unità per la Costituzione, i Movimenti Riuniti, ecco, cosa è venuto a Magistratura Indipendente da questo contatto con gli altri gruppi?
Un’apertura mentale, che poi ha anche cagionato degli incontri sul piano operativo interno nella gestione dell’Associazione; ma il primo passo, per quanto paradossale, è stato il parlarsi nello scontro senza peli sulla lingua. Ricordo una drammatica assemblea a Torino, dopo il rapimento di Sossi, dopo l’assassinio di Coco e lì si parlò, si parlò fra i denti, perché noi dicevamo: voi con le vostre accuse, avete indicato questi magistrati come dei reazionari; ci sono state parole dure, ma ci si è parlati! E poi si sono cercate delle vie che portassero secondo me (forse mi illudo ma ciascuno ha diritto alle sue illusioni), non al compromesso, ma al riconoscimento dei valori superiori, cui noi siamo strumentali. E così da quel momento di tensione, di preoccupazione, si è passati alla coesione, purtroppo cementata dai funerali. Ecco, io credo che il non aver seguito la via delle scissioni (che pur mi tentò quando ero giovane componente di MI), cioè dell’isolamento rispetto agli altri, ma la strada del confronto, confronto, come vi ribadisco, duro, quasi violento; non siamo arrivati alla violenza fisica, ma qualche giornalista presente si preparava già a scattare foto particolarmente gustose di magistrati che si tirassero per i capelli. Quindi io ritengo che con l’aver tenuto l’Associazione unita pur con i contrasti interni che in realtà ne facevano una federazione di associazioni più che un’associazione unica, le correnti abbiano dato un importante contributo al superamento di momenti così drammatici.
Per concludere, dato che il tempo a disposizione è quasi scaduto: attualmente Mario tu sei il direttore del “Il Diritto vivente” la rivista periodica di cultura giuridica edita da Magistratura Indipendente, quali sono i temi prediletti dalla rivista e come vengono scelti gli autori?
Gli autori vengono scelti anche in base al volontariato, chi ritiene di aver da dire qualcosa, noi esaminiamo, vediamo, chiediamo modifiche, facciamo tutto il lavoro di una normale redazione. I temi sono i più vari. Naturalmente hanno un apporto molto importante i temi di ordinamento giudiziario.
Io sono un sostenitore dell’anzianità senza demerito, cioè ritengo che tutti i discorsi che si fanno sul merito rischino di portare a delle spaccature non giustificate; comunque, si discute di questo, si discute dei poteri, del potere del giudice, anche della conduzione del processo, perché la nostra professione è condizionata fortemente dagli strumenti che usiamo. C’è questo interesse in questa rivista, c’è un gruppo di colleghi, ma la collaborazione è aperta a tutti, anche ai primi presidenti e quindi saremo lieti di proseguire sulla rivista le discussioni di questi giorni.
[1] Che è anche Autore del fondamentale saggio Giovanni Mammone, 1945-1969, Magistrati, Associazione e Correnti nelle pagine del “La Magistratura”.
[2] Ritengo utile riportare l’ordine del giorno (che è pubblicato anche sul sito di MD con la copia del manoscritto originale): «L'Assemblea Nazionale di M.D. riunita a Bologna il 30 novembre 1969, di fronte a ripetuti recenti casi che hanno messo in pericolo in vari modi le libertà costituzionali di manifestazione e diffusione del pensiero, e provocato allarme e apprensione nell'opinione pubblica e nella stampa (la quale ha rilevato che i provvedimenti adottati hanno creato un clima di intimidazione particolarmente pesante verso determinati settori politici ai quali non può essere negata quella libertà); esprime la propria profonda preoccupazione di fronte a quello che può apparire come disegno sistematico, operante con vari strumenti ed a diversi livelli, teso ad impedire a taluni la libertà di opinione, e come grave sintomo di arretramento della società civile: chiede che i poteri dello Stato, ciascuno nell'ambito delle proprie attribuzioni, si impegnino con decisione per rimuovere le origini di tale fenomeno, mediante riforme legislative (abrogazione dei reati politici di opinione) e cambiamento di indirizzo nell'azione svolta, con particolare riguardo all'attività di p.s. di vigilanza sull'esercizio delle tipografie».