La Procura della Repubblica di Forlì per la prima volta nella sua lunga storia affronta un processo di rendicontazione sociale.
Non è un obbligo, perché nessuna norma lo impone, ma una scelta di partecipazione democratica.
Lo sforzo, in realtà di questo si tratta, di una rendicontazione sociale si affianca agli altri obiettivi, anch’essi non imposti dall’esterno ma perseguiti autonomamente in questo biennio di mia dirigenza, di informatizzare l’attività giudiziale ed organizzativa della Procura, anche con la creazione del sito Internet, e di istituire l’Ufficio Relazioni per il Pubblico.
Sappiamo bene che l’innovazione è un processo in continuo divenire, perché non si cristallizza mai: o si va avanti tutti i giorni o si torna inevitabilmente indietro.
L’innovazione e l’informatica, che ne rappresenta il principale motore, assumono peraltro un significato più ampio del mero profilo squisitamente organizzativo, inteso quest’ultima quale migliore allocazione e valorizzazione delle risorse e professionalità umane. L’innovazione informatica acquista un valore solo se riesce ad instaurare il dialogo con la collettività, rendendo le istituzioni accessibili e trasparenti, cioè comprensibili.
Ogni giorno ai magistrati, al personale amministrativo ed alla polizia giudiziaria della Procura di Forlì si chiede non solo di rendere un servizio, ma di soddisfare la domanda di giustizia.
Con questo documento proviamo a spiegare come quotidianamente ci abbiamo provato e ci sottoponiamo all’osservazione di chiunque voglia verificare in che misura ci siamo riusciti.
Questo documento è stato realizzato a costo zero, senza alcun contributo né economico-finanziario né con personale esterno all’amministrazione, ma grazie alla costituzione di un gruppo di lavoro all’interno della Procura di Forlì nelle persone dell’ass.te Ulrico Bardari e dall’Isp. Capo Marco Ianuale, in servizio all’aliquota della Polizia di Stato della Sezione di Polizia Giudiziaria, nonché, grazie dalla disponibilità del Dirigente Amministrativo dott.ssa Giovanna Tornatore, con l’ausilio del cancelliere Bruna Nadiani, dell’assistente giudiziario Maria Grazia Picone e dell’operatore giudiziario Giuseppina Spighi,per la raccolta dati.
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Il presente lavoro di rendicontazione ha prodotto risultati senz’altro soddisfacenti per gli esiti emersi in fase di elaborazione.
I miglioramenti ottenuti sui principali ambiti d’interesse come l’efficienza funzionale e gestionale non possono che rendere onore all’impegno profuso da parte di tutto il personale della Procura della Repubblica di Forlì nell’ultimo periodo.
Valutando tuttavia i dati complessivi si osserva che vi sono comunque ulteriori margini di miglioramento.
Sono emersi ostacoli nella fase della raccolta dati dettati dalla mancanza di sistemi di archiviazione digitale delle informazioni.
Molte voci di costo, come quelle relative alle utenze, risultano essere in costante aumento, molto probabilmente in ragione dell’andamento delle quotazioni di mercato delle materie prime, ma si spera ridimensionabili attraverso l’incentivazione ad un acculturamento ecologista del personale.
Sul punto si tenga conto che solo dall’autunno 2011 è iniziata la raccolta differenziata, segnatamente della carta, all’interno dell’Ufficio di Procura.
Il percorso di efficienza intrapreso, verrà sicuramente proseguito concretamente nel corso del 2013 e nei successivi anni, con l’obiettivo di raggiungere traguardi concreti tra i quali il progetto di digitalizzazione degli atti, il rinnovamento del sito web e la predisposizione di nuove convenzioni utili all’Ufficio .
Sono note le difficoltà economiche, è nota la scarsezza dei mezzi, ma ciò non deve impedire di fare comunque il possibile per ottenere un miglioramento costante del servizio Giustizia.
Il risparmio dovrà avvenire, comunque, senza pregiudicare la qualità delle indagini penali e la loro completezza o la loro durata.
In definitiva, la rendicontazione sociale dimostra come il servizio giustizia è frutto di un lavoro collettivo che produce risultati tutt’altro che disprezzabili e di cui gli stessi protagonisti, cioè le donne e gli uomini quotidianamente impegnati nell’attività, non sempre sono consapevoli, anche perché forse condizionati dai luoghi comuni e dalla percezione dei tempi della giustizia, frutto spesso di rappresentazioni stereotipe e superficiali.
Recuperare il senso e la dignità del nostro lavoro è uno degli scopi che confidiamo di poter condividere con gli altri uffici giudiziari italiani.