Anche in Italia, come in altre realtà nazionali, il fenomeno delle società benefit, ossia di quelle società, che, nell’esecuzione di un’attività economica accanto all’intento lucrativo prevedono una o più finalità di beneficio comune, sta conoscendo una stagione certamente positiva.
Gli aspetti quantitativi, per rilevanza in termini assoluti di numerosità di imprese, oltreché per ampiezza di settori economici toccati dal fenomeno, sono di considerevole conforto. Così come gli elementi qualitativi, rappresentati dall’operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente, coerentemente con i parametri evidenziati nell’acronimo ESG (Environment, Social e Governance) nei confronti di persone fisiche, di comunità, di territori specifici e, più in generale, dell’ambiente, di attività culturali e sociali e di entità e organismi associativi; in definitiva, una miriade variegata di soggetti portatori di interessi ben individuati.
In un’epoca, in cui nel nostro Paese non mancano le discussioni sull’opportunità di una “realizzazione dall’alto o dal basso” dei principi della nostra Carta Costituzionale, il fenomeno delle società benefit attira giustamente l’attenzione, rappresentando in modo concreto un’occasione qualificata di applicazione dei principi di solidarietà e coesione che informano di sé il documento cardine, posto alla base e alla guida del Paese. Infatti, nel nostro ordinamento le società benefit , come noto, costituiscono un’acquisizione relativamente recente, essendovi arrivate nella seconda parte dello scorso decennio nell’ambito della Legge di Stabilità per il 2016 - L.8/12/2015 n. 208 Disposizioni per la formazione del bilanci annuale e pluriennale dello Stato - , certificando, pertanto, l’accoglimento di istanze manifestatesi in modo sempre più ampio e coinvolgente in diversi ambiti della società civile italiana; così come in quelli a carattere sovranazionale, sia d’impronta laica dell’Unione Europea, sia religiosa (significativa in tal senso è l’emanazione nel 2015 dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco).
Con queste premesse il libro di Domenico Siclari, Ordinario di Diritto dell’Economia e dei Mercati Finanziari nell’Università Sapienza di Roma non può che essere accolto con attenzione ed interesse, in quanto ha certamente il merito di accostarsi a questa tematica, di per sé affascinante, con una metodologia scientifica rigorosa (il testo è accompagnato da ricche note esplicative e rimandi a fonti composite, utili per sviluppare specifici approfondimenti) e, per di più, nel segno di un’apparente umiltà di intenti, evidenziata nel sottotitolo - Un’introduzione-; alla quale, in realtà, si contrappone uno sviluppo organico della trattazione della materia, ben articolata sistematicamente in 4 capitoli.
La prima parte del libro è occupata da una ricognizione generale del tema delle società benefit, con riferimenti ad analoghi fenomeni sviluppatisi in altri contesti, tra cui quello statunitense delle Benefit Corporations e con considerazioni appropriate sulla pluralità di livelli regolamentari, statale e regionale, previsti nel nostro sistema. Non manca, inoltre, una puntualizzazione significativa sulla correlazione tra il modello delle società benefit accolto nel nostro ordinamento e il principio di sussidiarietà orizzontale, quale suo importante referente costituzionale.
Gli altri tre capitoli del libro, dal canto loro, si soffermano su aspetti specifici cruciali e, in alcuni casi, potenzialmente problematici di questa materia.
E’ il caso delle clausole statutarie, che introducono la finalità benefit negli obiettivi di un’impresa e della valutazione della legittimità dell’esercizio del diritto di recesso degli azionisti di minoranza a tutela della propria posizione. Un’occasione, che l’A. utilizza, non solo per offrire al lettore un’ampia e interessante rassegna delle diverse tipologie di clausole statutarie for benefit, ma, anche e soprattutto, per soffermarsi sugli aspetti e sulle conseguenze, sia di una loro possibile indeterminatezza con il correlato profilo di responsabilità verso terzi, sia dell’inserimento di queste clausole nelle società a partecipazione pubblica.
Sicuramente di grande interesse è anche il capitolo successivo, dedicato alla valutazione del rapporto tra società benefit e il sistema degli appalti pubblici. Un tema, sottoposto in Italia ad una stratificazione di interventi normativi particolarmente accentuata negli ultimi anni; oggetto, inoltre, di roventi polemiche per la sua configurazione complessiva sotto il profilo, da un lato, dell’esercizio dei poteri delle Autorità Istituzionali, con il rilascio del rating di legalità da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato - AGCM e del rating d’impresa da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione - ANAC e, dall’altro della tutela degli aspetti di concorrenza e di efficienza del mercato. Una trattazione, che è anche arricchita dall’allargamento all’esame delle politiche legislative dell’Unione Europea in tema di contratti pubblici sostenibili. Una materia, dunque, decisamente intrigante per la complessità di attuazione di un soddisfacente bilanciamento di interessi tra sostenibilità, principio di libera concorrenza e proporzionalità, anche alla luce della possibile evoluzione normativa dei criteri premiali relativi al rating d’impresa.
Conclude il libro un breve capitolo dedicato al regime delle responsabilità, che, a dispetto del contenuto numero di pagine, accoglie una serie di puntuali e valide considerazioni sulle responsabilità degli amministratori risultanti dall’Articolo 1 comma 380 della L. 208 del 2015, sul vincolo esterno alla conduzione societaria di cui al nuovo Codice di Corporate Governance, sullo scudo di protezione nei confronti degli amministratori e sull’ individuazione di una figura responsabile distinta rispetto agli amministratori stessi, così come avviene in altri ordinamenti giuridici. Alla fine vi è lo spazio anche per un paragrafo, che indaga sugli aspetti specifici di responsabilità per pubblicità ingannevole e per pratiche commerciali scorrette in ambito di società benefit, un ambito, dove si intrecciano profili di tradizionale tutela privatistica contrattuale e pre-contrattuale dei consumatori con altri di natura pubblicistica.
In definitiva, questo libro, la cui lettura va fortemente consigliata ad una platea ben più ampia della cerchia relativamente ristretta di accademici e di “addetti ai lavori” di varia estrazione professionale, costituisce un solido punto di partenza per comprendere e approfondire le caratteristiche e le determinanti evolutive di un fenomeno, quello delle società di benefit, che, anche nel nostro ordinamento giuridico, sembra destinato ad assumere un ruolo socio-economico di crescente importanza, sollecitando, così, certamente nel prossimo futuro la produzione di ulteriori contributi di riflessione scientifica.