Appendice. La posizione del Movimento Europeo. Per una nuova politica migratoria europea
Il criterio dominante nelle politiche migratorie è apparso negli ultimi anni – prima fra i governi, poi nella Commissione e poi nella maggioranza del Parlamento europeo, iscrivendosi infine nell’accordo raggiunto a dicembre 2023 – quello securitario, che si concretizza nel controllo alle frontiere dei flussi migratori e nelle procedure del respingimento che, in base ai Trattati e alla Carta dei diritti, dovrebbero essere individuali e non collettive.
Esso dovrebbe riguardare anche le regole per le riammissioni in tutta l’Unione europea, e non Paese per Paese, con un approccio che non si limiti alla dimensione esterna delle politiche migratorie e cioè alla gestione degli arrivi, ma anche alla sua dimensione interna.
Si è inoltre aggiunta l’esternalizzazione in Paesi terzi delle domande di asilo che, al di là di tante altre implicazioni negative per i diritti di chi è confinato in centri di detenzione in quei Paesi, comprime il fondamentale diritto a un’equa valutazione delle domande di protezione internazionale.
Appare sostanzialmente assente, negli orientamenti europei, la presa in considerazione delle migrazioni legali cd. “economiche”, di cui abbiamo bisogno nell’Ue ma che riguardano anche i Paesi di origine, come strategia di integrazione dei migranti e come unico modo per contrastare efficacemente e in modo strutturale il traffico di esseri umani.
Nulla è stato fatto a livello europeo per le politiche sociali di integrazione dei migranti nei Paesi membri, che vanno avviate e rafforzate, e non smantellate come avviene ora, alimentando illegalità, sfruttamento e insicurezza.
Non si va oltre generiche parole per contribuire al rispetto dei diritti fondamentali nei Paesi terzi a cui abbiamo chiesto di fermare i flussi migratori, come la Libia e la Tunisia.
Si esaltano, invece, gli aiuti alla Guardia costiera libica per catturare i “fuggiaschi” e riportarli nelle carceri libiche.
Sono stati avviati, dalla primavera del 2022 e dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina, gli aiuti ai migranti ucraini secondo il principio della protezione temporanea, ma nulla si è detto e si è fatto per aiutare i rifugiati afgani, curdi, eritrei, iraniani, sudanesi, del Sahel e di altre regioni/Paesi nei quali sono evidenti i motivi per cercare rifugio altrove, e che avrebbero diritto alla stessa protezione temporanea applicata ai migranti ucraini.
Sono state stanziate risorse per preparare l’attuazione del Migration Act, in particolare delle nuove procedure di gestione delle migrazioni irregolari, e il Parlamento europeo ha chiesto che si realizzino meccanismi efficienti di garanzia dei diritti fondamentali e di monitoraggio imparziale delle stesse procedure. Tuttavia, non è chiaro quante spese saranno destinate per questi fini né a quali organi pubblici o associazioni spetteranno i controlli che presuppongono interventi logistici e operativi anche in Paesi terzi.
Occorre fare in modo che le priorità strategiche 2024-2029 e il programma per l’intera nuova legislatura della Commissione europea rilanci il principio di un approccio olistico delle politiche di migrazione, mettendo al centro dell’azione dell’Ue la persona umana, sottraendo le decisioni dalla competenza dei Ministri degli interni e creando un Commissario europeo alle politiche migratorie e al diritto all’asilo.