Magistratura democratica

Le politiche UE in materia di immigrazione alla vigilia delle elezioni per il Parlamento europeo

di Janina Maria Ochojska-Okońska

Mentre l’Europa sta consolidando la propria configurazione di “fortezza”, il nuovo Patto UE sull’asilo e la migrazione non riesce a garantire un’adeguata protezione della vita e dei diritti fondamentali delle persone che cercano protezione internazionale.

Mi occupo di migrazioni da molti anni, da una duplice prospettiva pratica e politica. 

Vorrei condividere alcune mie osservazioni sul nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, approvato dal Parlamento europeo solo grazie all’astensione di quei parlamentari che non erano d’accordo sul testo, ma che ne volevano comunque l’adozione. 

Credo che le norme contenute nel Patto non proteggano in modo adeguato la vita umana e i diritti fondamentali. È necessario infatti considerare anche la sicurezza delle persone che cercano protezione internazionale o una vita migliore. 

Sarà adesso cruciale monitorare l’esecuzione del Patto, orientarne l’applicazione e individuare le sfide giuridiche che lo riguardano. La sua applicazione dovrebbe concentrarsi sui problemi di conformità – ormai da tempo presenti – piuttosto che sulle procedure di frontiera. È il momento di affrontare l’arretrato accumulato, le terribili condizioni di accoglienza, la lotteria dell’asilo, il mancato rispetto di diritti procedimentali…

I principali obiettivi del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo sono:

1. introdurre nuove procedure di screening alle frontiere;

2. migliorare le procedure di ricollocamento per i gruppi vulnerabili e le persone salvate in mare (obiettivo di solidarietà);

3. supportare gli altri Paesi che ospitino rifugiati e combattere il traffico di migranti;

4. assicurare una reazione comune e rapida alla crisi migratoria. 

Teoricamente, questi sono obiettivi molto positivi, ma credo che il principale punto debole del Patto sia la presunzione di solidarietà fra gli Stati membri e la sua flessibilità. Sfortunatamente, gli Stati membri – incluso il mio Paese – rifiutano questa solidarietà. La Polonia afferma di aver accolto due milioni di rifugiati dall’Ucraina, ma questo è stato due anni fa, e oggi questi rifugiati si trovano principalmente in Germania, nei Paesi Bassi, in Belgio…

I presupposti di questa idea di solidarietà sono i seguenti: 

1. il ricollocamento delle persone recentemente arrivate;

2. l’accoglienza dei nuovi arrivati o le operazioni di rimpatrio;

3. l’assistenza nella risposta a specifiche tendenze migratorie che riguardino gli Stati membri attraverso la cooperazione con Stati non membri dell’Ue. 

Alla luce delle attività condotte al di fuori del Patto, che portano alla esternalizzazione dei migranti proposta dalla Commissione, la quale ha aperto la strada alla possibilità di esternalizzare la concessione di protezione internazionale e asilo, l’ultima proposta mi risulta poco chiara. 

Ultimamente, l’Unione europea ha sottoscritto accordi con Tunisia ed Egitto, nei quali si è impegnata a offrire un ampio supporto finanziario in cambio di aiuto nel contrasto all’immigrazione illegale in Europa. 

Tuttavia, la conclusione di tali accordi ha suscitato notevoli polemiche fra i politici europei, e numerose accuse contro Tunisia ed Egitto, Paesi nei quali vige una dittatura e i diritti umani sono oggetto di violazioni. 

Guardando ai risultati di questi accordi, la situazione nell’Europa meridionale non è affatto migliorata. Un esempio è rappresentato dall’isola italiana di Lampedusa, dove il numero di migranti irregolari ha superato il numero degli abitanti. La domanda è, dunque, se l’Unione europea debba dare rigorosa esecuzione a un accordo costoso, controverso e inefficace. 

La crisi migratoria nell’Europa meridionale prosegue e si intensifica, nonostante gli accordi con Tunisia ed Egitto finalizzati a interrompere il flusso in ingresso di migranti irregolari. 

Il fatto che la Commissione debba affidarsi ai regimi di Turchia, Tunisia, Libia ed Egitto mostra tutta la debolezza del Patto. 

La precedente esperienza con la Turchia, che avrebbe dovuto fermare il flusso di rifugiati siriani, sembra non aver insegnato nulla all’Ue. Sono stata nei campi della Turchia nel 2017 e ho potuto toccare con mano le conseguenze di questo accordo: i rifugiati vivevano in centri sovraffollati o cercavano riparo in tende improvvisate. 

Credo che la ragione sottostante i recenti accordi sia [stata – ndr] mostrare, prima delle elezioni europee, quanto i Governi dell’Ue tengano a evitare la crisi. 

L’Europa sta diventando una fortezza che ha come obiettivo proteggerci dai flussi migratori, sebbene questa protezione sia solo apparente. Per esperienza personale, so che le persone che cercano sicurezza o migliori condizioni di vita conquisteranno qualsiasi fortezza. 

Credo nei percorsi di immigrazione legali, nella condivisione solidale della ricchezza dei Paesi europei e nel rispetto dei diritti umani. Credo che il Patto non dovrebbe essere fondato esclusivamente sui valori fondamentali per l’esistenza dell’Ue, ma anche – cosa ancor più importante – sul rispetto effettivo di questi diritti. 

 

 

*  Traduzione dall’inglese a cura di Sara Cocchi, avvocata in Firenze, consulente UE e OCSE.