Articoli di Questione Giustizia su consigli giudiziari
La riforma dell’ordinamento giudiziario frutto dei lavori della Commissione Luciani appare non solo incapace di risolvere i profili di criticità del nostro sistema, ma anche figlia di una cultura conservativa che contrasta con la necessità di operare un ripensamento del tradizionale paradigma ordinamentale e di realizzare una sua radicale riforma. L’ostilità dimostrata nel tempo da alcuni settori della magistratura verso l’idea del superamento del mero diritto di tribuna in favore di un più accentuato ruolo partecipativo dell’avvocatura nell’organizzazione e nell’amministrazione della giustizia, costituisce soltanto uno dei sintomi di un pericoloso arroccamento che confligge con le aspirazioni di una giustizia moderna, democratica ed aperta alla società. Il riconoscimento dell’insicurezza e del bisogno di giustizia che attraversano la collettività, impone a tutti noi di dare risposte urgenti e concrete perché se manchiamo questa sfida nella società non resteranno che la paura e l’insicurezza, che cercheranno e troveranno soddisfazione altrove, in un non auspicabile ritorno al passato.
Nel progetto di riforma della Commissione Luciani viene istituzionalizzato il diritto di tribuna dei membri laici dei Consigli Giudiziari, cui verrebbe riconosciuto pieno diritto di parola (ma non di voto) in materia di valutazioni di professionalità: forse un’occasione per ridare credibilità all’autogoverno locale, contro la furia iconoclasta imperante in materia di giustizia.
La riforma dell’ordinamento giudiziario così come auspicata dalla Commissione Luciani appare non solo insufficiente a risolvere i profili di criticità del nostro sistema, ma mostra anche nelle sue articolazioni minori, una cultura conservativa che contrasta con la necessità di operare un ripensamento del tradizionale paradigma ed una radicale rivisitazione dell’ordinamento. L’ostilità dimostrata nel tempo da vasti settori della magistratura verso l’idea del superamento del mero diritto di tribuna in favore di un più accentuato ruolo partecipativo dell’avvocatura nell’amministrazione della giustizia costituisce soltanto uno dei sintomi di un pericoloso arroccamento che confligge con le aspirazioni di una giustizia moderna, democratica ed aperta alla società.
Il lavoro illustra alcuni aspetti dell’attività del Consiglio giudiziario del distretto della Corte d’Appello di Milano nel quadriennio 2016-2020. La prima parte dell’articolo riguarda il Consiglio giudiziario in composizione limitata ai soli membri togati, la seconda parte il Consiglio in composizione ordinaria.
Con l’articolo di Simone Perelli, la Rivista ha espresso una posizione di piena apertura sul tema del “diritto di tribuna” nei Consigli giudiziari. Ma su di una questione che registra la presenza di differenti opinioni è utile e stimolante dar vita ad un confronto che fornisca ai lettori diverse chiavi di lettura. Lo facciamo oggi pubblicando il contributo che segue.