Magistratura democratica

Articoli di Questione Giustizia su licenziamento

Licenziamento e disabilità alla prova della giurisprudenza. Commento alle sette sentenze della Corte di cassazione

Il contributo sviluppa la nota questione dei profili discriminatori del licenziamento intimato per superamento del "comporto", fornisce una lettura complessiva delle sette pronunce espresse finora dalla Corte di Cassazione, ponendole a confronto con le tesi proposte in dottrina, concludendo, poi, con considerazioni, anche de iure condendo, in chiave applicativa.

13/11/2024
Licenziamenti illegittimi: che cosa è cambiato negli ultimi 10 anni

Un bilancio della normativa in materia di licenziamenti con particolare riguardo ai limiti alla tutela reintegratoria che la Legge Fornero del 2012 e il Jobs Act del 2015 hanno ritenuto di introdurre, in parte messi in discussione dalle modifiche ai testi di legge da parte della Corte costituzionale e dall’interpretazione delle stesse norme da parte dei giudici di merito e di legittimità. Sicuramente ne è risultato un ampliamento delle tutele, ma non tale da far ritenere ripristinata la “tutela reale” del posto di lavoro, così come era garantita dal testo originario dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che, a fronte dell’accertata illegittimità del recesso, prevedeva la completa reintegrazione nella posizione giuridica pre-esistente fatta illegittimamente cessare. Da ciò consegue il ribadito principio della non decorrenza della prescrizione dei crediti di lavoro in costanza di rapporto.

22/10/2022
Al centro, il Giudice. La Corte costituzionale ed il Jobs act
Con la sentenza n. 194/2018, che dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 1, del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (cd. Jobs act) relativamente alla previsione di un automatismo collegato all’anzianità di servizio per la liquidazione dell’indennità in caso di licenziamento illegittimo, la Corte costituzionale riafferma l’ineludibilità del potere discrezionale del giudice nell’individuare il punto di equilibrio nel bilanciamento tra i diversi principi costituzionali
09/11/2018
Quale sanzione per il licenziamento tardivo? Commento alla sentenza della Cassazione n. 30985/2017 (Sez. Unite)
Attraverso l’esercizio del potere disciplinare il datore di lavoro può imporre l’esatto adempimento della prestazione, colpendo con la sanzione la condotta non conforme. Il trascorrere del tempo senza contestazioni è invece significativo di una valutazione datoriale di fiducia sull’esatto adempimento della prestazione per il futuro, senza necessità di un intervento sanzionatorio. Il licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, massima sanzione disciplinare, presuppone un inadempimento talmente grave da far venire meno l’elemento fiduciario. Non vi può essere compatibilità tra l’assenza di contestazioni protratta per lungo tempo in ordine alla condotta pienamente conosciuta che si assume inadempiente e l’interesse del datore di lavoro a sanzionarla, e tanto meno tra l’assenza di contestazioni e l’elisione dell’elemento fiduciario del rapporto.
21/05/2018
Il licenziamento nullo per illiceità della causa o frode alla legge
Con la sentenza n. 687 del 4 novembre 2016, il Tribunale di Vicenza ha dichiarato la nullità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo poiché intimato in frode alla legge, ai sensi dell’art. 1344 cc, ed ha applicato la tutela reintegratoria prevista al comma 1 dell’art. 18 Statuto dei lavoratori, nel testo modificato dalla legge n. 92/2012. Il caso induce ad alcune riflessioni attorno alla novella introdotta con il d.lgs n. 23/2015 che ha elevato a regola la tutela indennitaria, escludendo del tutto la tutela reintegratoria per i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo. Nonostante la restrizione delle tutele così attuata, le categorie civilistiche della nullità – in particolare l’illiceità della causa – devono ritenersi operanti nella materia dei licenziamenti
11/10/2017
Discriminazioni per età: Cenerentola ha perso per sempre la sua scarpetta
Con l’attesa sentenza sul caso Abercrombie la Corte di giustizia Ue ha dichiarato che il contratto di lavoro intermittente – che, in base all’art. 34 d.lgs 276/2003, poteva essere concluso “in ogni caso” con soggetti di età inferiore a 25 anni – e persino la sua cessazione automatica al compimento dei 25 anni, non contrastano con la Direttiva 2000/78 e con il principio di non discriminazione per ragioni di età: la sentenza, che trascura la precedente giurisprudenza della stessa Cgue, non convince sotto vari profili
02/10/2017
Due decisioni importanti del Comitato europeo dei diritti sociali in materia di licenziamento
Il Comitato fissa alcune condizioni per i licenziamenti e indica le tutele minime spettanti ai lavoratori illegittimamente licenziati
22/03/2017