1. L’ascesa del terrorismo di matrice islamica ha determinato l’adozione, da parte dei paesi occidentali, di politiche di repressione del fenomeno, che si sono tradotte in una vera e propria guerra al terrorismo. Tale guerra è stata, ed è tuttora condotta sia sul fronte interno che su quello esterno. Per quanto concerne il fronte interno si è risolta nell’adozione di leggi conferenti enormi poteri alle autorità inquirenti per contrastare efficacemente il terrorismo. Sul fronte esterno si è concretizzata nell’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq. Oggi, a fianco del terrorismo islamico, stiamo assistendo all’ascesa dell’Organizzazione dello Stato Islamico (OSI). I governi occidentali non sono ancora riusciti a trovare una soluzione per arginare l’avanzata delle forze dell’OSI.
In questo breve articolo si tenterà di svolgere un’analisi delle caratteristiche principali del terrorismo islamico e della neonata OSI, ed in particolare di comprendere il ruolo di queste due entità in medio oriente.
2. Come rilievo preliminare occorre affermare che Al-Qaeda e l’OSI hanno molto in comune a livello ideologico. Vi è una comunanza ideologica a livello di obiettivi: sia Al-Qaeda che l’OSI mirano all’affermazione della Umma (la comunità islamica) a livello globale. Vi è accordo circa gli strumenti per conseguire l’obiettivo, sarebbe a dire il jihad, inteso nel senso di guerra santa. Infine le due entità condividono l’interpretazione radicale del Corano, il testo sacro dell’Islam.
Nonostante questa prossimità di matrice ideologica delle due entità, esse sono ben distanti l’una dall’altra sul piano concreto e strutturale-organizzativo.
3. Al-Qaeda è un’entità formata da una rete di gruppi di mujahidin (letteralmente combattente impegnato nel jihad o patriota), operanti in Afghanistan, Pakistan, Iraq, Libano, Giordania, Siria, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Mauritania, Sahara Occidentale, Arabia Saudita, Yemen, Somalia, Mali, Niger, Chad, Nigeria e Indonesia. Trattasi di una rete frammentata e mal coordinata, che opera in piena clandestinità. Per tentare di comprendere struttura e funzionamento di AL-Qaeda sono illuminanti le opere di Mustafa al-Qadir Setmariam Nasar alias Abu Musab Al-Suri, uno dei più grandi teorici del jihad salafista, già membro dei fratelli musulmani siriani, jihadista che ha combattuto per i talebani in Afghanistan; e di Muhammad Ibrahim Makkawi, membro di alto profilo di Al-Qaeda.
Al-Suri, con la sua opera titolata: “Appello alla resistenza islamica mondiale”, ha influenzato le strategie dei gruppi terroristici di Al-Qaeda. Al-Suri scrive che l’organizzazione gerarchica e centralizzata dei gruppi terroristici è ormai obsoleta. Infatti, la struttura gerarchica renderebbe le attività di Al-Qaeda più facilmente tracciabili, ed indebolirebbe l’organizzazione, rendendola più vulnerabile alle operazioni delle forze anti-terroristiche. Al-Suri propone di sostituire la struttura gerarchica accentrata con una rete di cellule indipendenti, sganciate da ogni forma di gerarchia. Tali cellule dovrebbero essere costituite da un individuo o al massimo due, e tra le diverse cellule non dovrebbe esserci alcun legame organizzativo, ma esclusivamente uno ideologico, ovvero un programma ed un obiettivo comune. Al-Suri ritiene infine che tra la leadership di Al-Qaeda e le cellule non dovrebbe esserci alcun contatto. Quella che propone Al-Suri è una costruzione teorica organizzativa che assicura la segretezza e l’inaccessibilità dell’organizzazione, a detrimento del coordinamento. Tale forma comporta necessariamente la completa frammentazione dell’organizzazione.
Accanto all’opera di Al-Suri, che teorizza gli aspetti organizzativi di Al-Qaeda, l’opera di Makkawi, “La strategia di Al-Qaeda fino al 2020”, delinea un programma d’azione che viene scandito in cinque tappe fondamentali. La prima tappa, già realizzatasi, è consistita nello spingere gli Stati Uniti ad attaccare l’Afghanistan e l’Iraq. La seconda tappa prevede l’innesco dello scontro tra civiltà musulmana e civiltà occidentale. La terza tappa mira a diminuire gli apparati bellici occidentali tramite una guerra d’usura in Afghanistan ed in Iraq. Considerata l’enorme quantità di risorse spese, soprattutto dagli Stati Uniti, in medio oriente, si può affermare che Al-Qaeda si è molto avvicinata all’obiettivo proposto. Nella quarta tappa Al-Qaeda dovrebbe trasformarsi in una rete infinita di cellule che agiscono al di fuori di ogni gerarchia. Con la quinta tappa Al-Qaeda dovrebbe ampliare su scala globale il proprio teatro d’azione logorando ulteriormente, ed infine conducendo alla rovina l’ ”Impero del male degli Stati Uniti”.
La preconizzata struttura per cellule individuali, teorizzata da Al-Sari, e prevista come quarta tappa nel piano programmatico di Makkawi, sembra aver posto le prime fondamenta. Vi è infatti tutta una serie di attentati, che, secondo gli esperti della materia, come Marc Sageman e Michael Whine, sono stati compiuti da cellule individuali, indipendentemente da direttive provenienti dalla testa dell’organizzazione. Tali sono l’attentato di Madrid nel marzo 2004, ove le autorità inquirenti hanno dimostrato che l’attacco era stato perpetrato da una cellula locale ispirata ad Al-Qaeda ma che non aveva ricevuto l’ordine diretto dai leader dell’organizzazione; l’attacco a Yanbu in Arabia Saudita nel maggio 2004; gli attentati a Taba in Egitto nell’ottobre 2004; il tentato attacco all’aeroporto di Amsterdam sempre nel 2004; il tentativo di far saltare il palazzo di giustizia di Madrid nell’ottobre 2004; l’attentato sventato a Sarajevo nell’ottobre 2005; i tentativi di attacco a Toronto, Chicago e in Danimarca nel 2006; gli attacchi sventati a Londra e Glasgow nel 2007.
Vi è poi una lunga serie di attentati che sono attribuiti ad Al-Qaeda, ove tuttavia le autorità inquirenti non sono riuscite a risalire alla leadership di Al-Qaeda o a provare che vi fosse stato un ordine diretto alla cellula di attaccare. Per esempio, anche il recentissimo attacco alla testata Charlie Hebdo, è stato rivendicato da Al-Qaeda tramite un video intitolato: “Vengeance for the Prophet: message regarding the blessed battle of Paris”. Nel video, Nasser bin Ali al-Ansi, membro della leadership di Al-Qaeda nella penisola arabica, acclama come eroi i fratelli Kouachi, e Coulibaly, che, secondo quanto da lui dichiarato, avrebbero agito per conto di Al-Qaeda. Due elementi possono far dubitare della veridicità della affiliazione diretta degli attentatori di Parigi ad Al-Qaeda. Primo, il video divulgato da Al-Qaeda non è altro che un bricolage delle immagini già diffuse dai media occidentali. Secondo, Coulibaly ha giurato fedeltà al Califfo e all’OSI. Il livello dell’ingerenza di Al-Qaeda negli eventi Parigini dello scorso gennaio, è ancora oggetto di indagine da parte delle autorità inquirenti francesi e al momento ogni conclusione è a rischio di imprecisione. Ad ogni buon conto, l’attacco di Parigi è emblematico. Esso dimostra l’assoluta frammentazione e la mancanza di leadership che domina l’universo delle cellule terroristiche, le quali, più che rappresentare le estreme ramificazioni di Al-Qaeda, altro non sono che “cani sciolti” (o, come si esprime la letteratura tradizionale sul terrorismo, “lupi solitari”), la cui affiliazione ad Al-Qaeda resta ideologica, senza divenire gerarchica.
Un ulteriore elemento importante a supporto della tesi della indipendenza gerarchica delle cellule terroristiche rispetto ad Al-Qaeda, risiede nel fatto che molti dei neo jihadisti si sono auto-reclutati, e non sono sotto il diretto controllo dei vertici di Al-Qaeda. Infatti, la maggior parte delle cellule terroristiche individuate e smantellate dalle autorità inquirenti negli ultimi dieci anni, erano composte da cittadini dello Stato ove operavano, e si ispiravano ad Al-Qaeda, senza tuttavia farne parte. I due elementi descritti – ovvero: la difficoltà di ricondurre molti attentati alla leadership jihadista, e l’auto-reclutamento dei jihadisti, che si organizzano spontaneamente in cellule, al di fuori di ogni inquadramento entro Al-Qaeda – evidenziano il fenomeno di frammentazione che Al-Qaeda sta subendo. Tale frammentazione sembra tuttavia dettata non solo dai teorici del jihad come Al-Suri e Makkawi, ma altresì dalla necessità di ripararsi dalle incessanti operazioni militari anti-terroristiche, dall’eliminazione della leadership di Al-Qaeda, e più in generale, dallo sforzo congiunto dei paesi occidentali per la lotta al terrorismo. La struttura per cellule è quindi la necessaria conseguenza dell’indebolimento di Al-Qaeda, che rinuncia così alla propria gerarchia per essere meno rintracciabile e più resistente alle infiltrazioni.
Al-Qaeda, da gruppo compatto e gerarchicamente strutturato di combattenti per la resistenza all’imperialismo russo sovietico prima, e a quello statunitense dopo, si è trasformata in un universo di cellule terroristiche multicolore che si estende dall’Indonesia, ai monti dell’Hindu Kush, fino alle banlieues parigine. L’attuale forza di Al-Qaeda sta nell’aver internazionalizzato il proprio messaggio e di aver dato l’impulso necessario per la creazione di una vasta rete di cellule terroristiche. La sua debolezza sta nell’incapacità di gestire tali cellule e nella mancanza di coordinazione tra i vertici dei gruppi regionali affiliati ad essa.
4. Prima di analizzare struttura ed organizzazione dell’OSI occorre, per amor di completezza, effettuare due rilievi. Il primo riguarda la matrice ideologica dell’OSI e le sue differenze con quella di Al-Qaeda. Mentre Al-Qaeda lotta per contrastare l’imperialismo statunitense e più in generale le nazioni e la cultura occidentali; l’OSI fonda la sua ideologia sul presupposto che l’unica vera fede sia quella del califfato (ovvero l’OSI). Tale fondamento ideologico ha come corollario il ripudio di tutte le altre religioni. Così l’OSI non concepisce la convivenza con i sunniti moderati, con gli sciiti, con gli alauiti, con gli ebrei, con gli yazidi, con i curdi. Chiunque non accetti la fede del califfato è esiliato, o peggio. L’OSI è quindi connotato da una maggior rigidità ideologica rispetto ad Al-Qaeda. Tutti coloro che non abbracciano la fede sunnita, così come interpretata ed applicata dal califfo, non è tollerato, e deve essere soppresso in quanto nemico di dio e dell’umanità. Ancora, mentre Al-Qaeda si finanzia con i riscatti degli ostaggi, l’OSI utilizza i prigionieri catturati come strumenti di propaganda, bruciandoli vivi o decapitandoli, per attrarre nuovi seguaci animati da sentimenti di fanatismo e devozione totale al califfato. In proposito, si noti come molti membri dell’OSI dichiarino di aver aderito all’organizzazione “per uccidere gli infedeli e gli apostati” (VICE Documentary, The spread of the caliphate, pubblicato nell’agosto 2014).
Il secondo rilievo è di tipo storico e concerne le tappe che hanno portato alla nascita dell’OSI. L’OSI è figlia dello Stato Islamico in Iraq (SII), e nipote di Al-Qaeda in Iraq (AQI). AQI fu fondato nel 2004 da Abou Moussab Al-Zarkaoui, commilitone di Osama Bin Laden, giordano, che ha l’obiettivo di instaurare un califfato sunnita in medio oriente. Nel 2006 viene ucciso dagli americani, e a quattro mesi dalla sua morte, AQI si trasforma nello SII, alla cui guida si pone Abou Bakr Al-Baghdadi. Nel 2013 Al-Baghdadi annuncia la fusione tra lo SII e il fronte Al-Nosra (letteralmente fronte per la vittoria, e gruppo che godeva del supporto logistico di Al-Qaeda). Quest’ultimo però, dietro pressioni di Al-Qaeda, si rifiuta, determinando una rottura con lo SII. Di seguito, Al-Baghdadi annuncia la creazione dell’OSI, affermandone contestualmente la netta indipendenza da Al-Qaeda.
L’OSI emerge nell’universo jihadista grazie alle sue caratteristiche rivoluzionarie. Con l’OSI, per la prima volta, il jihad assume una dimensione territoriale. I combattenti dell’OSI conquistano e prendono controllo di vaste aree tra il fiume Tigri ed il fiume Eufrate. Ignorano i confini imposti dalle potenze coloniali. Realizzano un’impresa che nessun jihadista prima aveva mai tentato. Fondano il califfato.
Mentre Al-Qaeda conduce la sua lotta tramite attentati e attacchi a bersagli specifici, cercando di destabilizzare ed indebolire il nemico (l’occidente), il califfato lotta per accrescere il volume dei territori sotto il suo controllo.
Nei territori conquistati, l’OSI esercita le funzioni tipiche dell’apparato statale. Quella dell’OSI è una presenza permanente, e così nei territori sotto il suo controllo, ha creato un sistema giudiziario e un servizio di polizia. Non si tratta di un gruppo di guerriglieri armati di kalashnikov che lancia messaggi di morte ed invoca catastrofi su VHS di bassa qualità da una grotta nell’Hindu Kush. Il califfato, dotato di organi d’informazione moderni, riesce ad attrarre a sé tutti i musulmani più radicali, che ritengono impossibile ogni forma di convivenza con chiunque non accetti l’Islam secondo l’interpretazione radicale del califfato.
5. La presenza di due organizzazioni dalle caratteristiche descritte, dalle interazioni ancora incerte – concorrenza o conflitto? – in una regione la cui storia è stata segnata da colonialismo, dittature, guerre civili ed invasioni straniere, mette in evidenza una situazione di estremo rischio. Si disegna così uno scenario di estrema difficoltà, sia per la stabilità del medio oriente, che per la sicurezza dei paesi occidentali. E’ chiaro che devono essere messe sul campo tutte le risorse della diplomazia e anche tutti gli strumenti di pressione economica che possono essere esercitati. Senza entrare nel merito della questione dell’intervento armato, un punto va evidenziato. Almeno a livello europeo, non si può lottare contro questo terrorismo con strumenti di tipo nazionale. Questa crisi deve rappresentare l’occasione per fare un balzo in avanti nella cooperazione penale europea. Rafforzando così tutti gli strumenti per la condivisione dei risultati investigativi e per il loro mutuo riconoscimento. Per contrastare sul piano dell’azione penale fenomeni della diffusione e diramazione come quelli che abbiamo descritto, gli strumenti nazionali sono assolutamente inadeguati, ed è perciò tempo, a parere di chi scrive, di creare il Pubblico Ministero Europeo, conferendogli il potere di perseguire reati di terrorismo a carattere transfrontaliero.
BIBLIOGRAFIA
Jean-Marc Flukiger. Nouvelles guerres et théorie de la guerre juste. Infolio Editions. 2011.
Julien Théron. Funeste rivalité entre Al-Qaida et l’Organisation de l’Etat islamique. In Le Monde Diplomatique, Febbraio 2015.
Michael Whine. Analyse – Après le 7 juillet: es nouvelles tendances de la terreur. In www.terrorisme.net. 2006.
Al link di seguito si può trovare la trascrizione (in lingua inglese) del video fatto circolare da Al-Qaeda in seguito all’attentato a Charlie Hebdo: “Vengeance for the Prophet: message regarding the blessed battle of Paris”.
http://www.terrorisme.net/pdf/2015_01_Paris_Battle_English_Transcript_web.pdf