Entrato in magistratura nel 1971, Mario Vaudano ha vissuto da giudice periodi di sconvolgente trasformazione della nostra società.
A partire da poco prima che diventasse giudice le stragi, frutto di un disegno eversivo che ha coinvolto i servizi di sicurezza, il vertice della loggia massonica P2, altri pezzi infedeli dello Stato; di lì a poco il terrorismo rosso, con il sequestro e l’omicidio di tanti colleghi (e ancora interrogativi sulla fedeltà alla Costituzione di qualche esponente istituzionale di primo piano); le guerre di mafia, che all’inizio degli anni ottanta hanno insanguinato la Sicilia; gli omicidi sistematici di tanti magistrati, di tanti funzionari dello Stato, di esponenti politici che la mettevano in difficoltà, ancora ad opera della mafia; le trame subdole e occulte della già citata P2, sede di intrighi, di disegni antidemocratici, di deviazioni istituzionali; la corruzione sistematica. In tante di queste vicende Mario è stato protagonista nell’esercizio della sua attività, svolgesse l’incarico di giudice istruttore, piuttosto che giudice nel dibattimento penale, procuratore della repubblica, responsabile dell’ufficio che si occupa delle rogatorie internazionali al ministero o come membro dell’Olaf, l’ufficio antifrode dell’unione europea.
Ne La difficile giustizia, l’ultimo suo libro, scritto in un periodo di vita sconvolta da tante vicissitudini personali per motivi di salute, Mario descrive, in tredici agili capitoletti ricchi di note, parte di quel che ha vissuto nell’esercizio della sua professione. C’è l’impegno e il grande sforzo sostenuti nello scoprire gravissimi reati, ci sono i tentativi di delegittimazione, ci sono le delusioni per importanti indagini finite in nulla.
Il testo ha una forte impronta personale, basato com’è sui ricordi e sulle emozioni personali dell’autore, e costituisce uno spunto importante per l’approfondimento di tanti episodi della nostra storia che le nuove generazioni non hanno vissuto.