Uno degli aspetti più agghiaccianti della notte della democrazia in Turchia e delle sue conseguenze giudiziarie è la sovrapposizione tra mandato difensivo ed accuse all’assistito, con arresto del difensore per le stesse accuse dell’imputato. Uno stravolgimento della realtà, il tradimento della funzione dialettica del processo come luogo di accertamento dei fatti e delle responsabilità secondo procedure neutrali e predefinite, senza pregiudizi, nel contraddittorio delle parti costituite.
L’avvocata e attivista per i diritti umani Ebru Timtik è morta il 27 agosto 2020. Era in sciopero della fame dal 2 gennaio. Era in carcere da 3 anni, condannata a 13 anni e 6 mesi per appartenenza ad un’organizzazione terroristica, unitamente a molti colleghi, in un processo che riteneva, come molti osservatori, ingiusto.
In una tragica concatenazione di eventi, la morte dell’avvocata Timtik è sopraggiunta 4 giorni dopo la pubblicazione di un appello, firmato da 1850 avvocati e giuristi di 41 paesi, per la liberazione sua e di Aytaç Ünsal, anche lui avvocato, condannato a 10 anni e 6 mesi di reclusione, ed in sciopero della fame da oltre 200 giorni.
La richiesta di misure provvisorie, che era stata presentata alla Corte EDU dalla difesa degli avvocati Timtik e Ünsal ai sensi dell’art. 39 del Regolamento, non ha così avuto seguito per l’intervenuto decesso dell’avvocata Timtik; è invece stata respinta il 1° settembre 2020 per l’avvocato Ünsal, avendo la Corte ritenuto, sulla base dei rapporti medici e delle informazioni acquisite, non sussistente un effettivo ed imminente pericolo di pregiudizio per la vita dell’istante ed invitato lo stesso a cessare lo sciopero della fame.
L’avvocato Ünsal è stato poi scarcerato il 3 settembre su ordine della Corte di Cassazione penale turca, che ha deliberato la sospensione della pena per motivi di salute.
La liberazione dell’avvocato Ünsal è avvenuta in coincidenza temporale con la visita in Turchia del Presidente della Corte EDU, dal 3 al 5 settembre 2020, nel corso della quale, come si legge sul sito dell’istituzione, ha incontrato il Presidente della Turchia e pronunciato 3 discorsi accademici, rispettivamente alla Scuola della Magistratura, all’Università di Istanbul, all’Università di Mardin[1].
Una visita, quella ufficiale del Presidente della Corte EDU in Turchia nell’attuale contesto, molto discussa: da alcuni interpretata come un’importante occasione per ribadire in tempi difficili - in uno Stato membro del Consiglio d’Europa e del sistema Convenzione – Corte Europea dei Diritti Umani come la Turchia - i principi del sistema continentale di tutela dei diritti dei singoli nei confronti dei comportamenti dei governi[2]; da altri, in particolare con riferimento all’accettazione di un dottorato honoris causa conferito al Presidente dall’Università di Istanbul, come inopportuna, per il licenziamento di circa 200 professori di quella stessa università nello stato di emergenza seguito al tentativo di colpo di Stato di luglio 2016[3].
Il sacrificio dell’avvocata Timtik[4] si inserisce, con la tragicità delle modalità di morte per sciopero della fame, nel quadro della brutale repressione, operata in Turchia da un sistema giudiziario violentemente intimidito, proscritto, ed assoggettato all’esecutivo, delle forme di opposizione rappresentate da avvocati, giornalisti, magistrati (destituititi), insegnanti, ed anche artisti e musicisti[5], attraverso un uso smodato della detenzione con accuse e condanne per fiancheggiamento del terrorismo.
Le cifre della repressione contro gli avvocati sono riportate nel rapporto di Arrested Lawyers Initiative[6] sulla persecuzione di massa degli avvocati in Turchia: 605 arresti di legali, e 345 condanne per complessivi 2.158 di reclusione nel periodo luglio 2016 – febbraio 2020 (saliti a 2728 anni e 441 condanne a luglio 2020).
Nel documentato rapporto (particolarmente efficace dal punto di vista comunicativo e documentaristico, con nomi, fotografie, imputazioni ed entità delle condanne degli avvocati arrestati) si denunciano l’utilizzo arbitrario della legislazione antiterrorismo per la repressione del dissenso (in particolare espresso da avvocati, giornalisti e politici); la mancanza di una definizione precisa di organizzazione armata, di gruppo armato, di criteri legali per definire un’organizzazione terroristica armata ed il crimine di partecipazione a tale organizzazione terroristica; la vaga formulazione delle disposizioni penali sulla sicurezza dello Stato e sul terrorismo, e la loro interpretazione eccessivamente ampia da parte di giudici e pubblici ministeri turchi.
Secondo i dati del rapporto, raccolti utilizzando le statistiche del Ministero della Giustizia turco, dal tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016, ben 540.000 persone sono state arrestate per i reati di terrorismo previsti dal Codice Penale Turco, precisamente 221.366 persone ai sensi dell’art. 314 del codice penale turco (appartenenza a un’organizzazione terroristica armata), ed oltre 300.000 persone ai sensi degli articoli 309-316, che prevedono crimini contro l’ordinamento costituzionale.
Ancora, il rapporto denuncia:
- la violazione delle tutele giuridiche previste per l’esercizio della professione di avvocato, quale professione indipendente le cui garanzie comprendono limitazioni all’arresto, superate da un’interpretazione eccezionalmente ampia della nozione di flagranza di reato[7];
- l’assimilazione degli avvocati nell’adempimento dei doveri professionali ai loro clienti ed alle loro presunte opinioni politiche, con conseguente imputazione a carico degli avvocati degli stessi reati di cui sono accusati i loro clienti, o di altri reati correlati;
- l’inversione dell’onere della prova per i responsabili di reati connessi al terrorismo, compresi gli avvocati, in violazione della presunzione d’innocenza (il semplice possesso di un determinato conto bancario o di un’applicazione di messaggistica sicura è stato considerato prova di partecipazione a, o favoreggiamento di, un’organizzazione terroristica);
- l’utilizzo dei dati contenuti nel sistema informatico giudiziario nazionale del Ministero della Giustizia (UYAP) per scopi di profilazione degli avvocati attraverso l’elaborazione dei dati sulle accuse mosse ai loro clienti;
- la riduzione dell’indipendenza degli Ordini degli Avvocati, perché recenti modifiche legislative hanno previsto il potere della Presidenza della Repubblica di sospendere il presidente o i membri dei rispettivi Consigli;
- il divieto di esercizio della professione forense (e anche di tirocinio) per gli accademici, giudici e pubblici ministeri licenziati in base al regime di emergenza;
- la limitazione della libertà di associazione professionale degli avvocati, mediante lo scioglimento amministrativo di 34 ONG fondate da avvocati, perseguiti a norma delle leggi anti-terrorismo, in tutto il paese.
Rappresentare in qualità di avvocati determinati clienti, visitarli in carcere, fare dichiarazioni alla stampa, twittare sui casi posti all’attenzione della CEDU, contattare le organizzazioni internazionali e criticare le condotte dello Stato, sono condotte che sono state poste a base di condanne alla reclusione a carico di avvocati turchi, in violazione dei Principi di garanzia del ruolo degli avvocati adottati a livello di Nazioni Unite[8], quali il divieto di intimidazioni o interferenze improprie, la libertà di consultazione dei propri clienti, il principio di non identificazione di avvocati e clienti, l’immunità civile e penale per le dichiarazioni pertinenti rese in buona fede nelle memorie scritte o orali o nelle attività professionali, il diritto di accesso effettivo a informazioni, fascicoli e documenti adeguati per l’esercizio della professione, il rispetto del segreto professionale, le libertà di espressione, religiosa, di associazione e di riunione, le regole di indipendenza ed elettività degli organismi professionali.
Le violazioni dei diritti di difesa e della difesa in Turchia nello stato di emergenza e successivamente sono pienamente riscontrati dalle organizzazioni internazionali.
Ad esempio, il Rapporto della Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa pubblicato nel febbraio 2020[9], dopo aver sottolineato, tra l'altro, l'erosione de jure e de facto dell'indipendenza della magistratura turca e l’ineffettività dei rimedi innanzi alla Corte costituzionale a garanzia dei diritti fondamentali, evidenzia il numero abnorme di azioni giudiziarie, processi penali, condanne, detenzioni, arresti ed imputazioni persecutori contro i difensori dei diritti umani (compreso il presidente di Amnesty International).
Secondo la Commissaria, l’applicazione massiva della legislazione anti-terrorismo ha portato alla criminalizzazione ed al rinvio a giudizio di moltissimi avvocati, attivisti per i diritti umani, giornalisti, accademici, rappresentanti di ONG; le azioni giudiziarie contro la società civile turca costituiscono la più preoccupante componente di una pressione continua e concertata contro i difensori dei diritti umani, in un tentativo deliberato di ridurli al silenzio e di impedire che le violazioni dei diritti umani in Turchia siano riportate; l'effetto intimidatorio causato da queste azioni è palpabile in Turchia e non migliorato dopo la cessazione dello stato di emergenza a luglio 2018.
Sulla situazione degli avvocati, e sul diritto alla difesa come aspetto fondamentale del giusto processo, la Commissaria ricorda le restrizioni al diritto di difesa durante lo stato di emergenza e lancia l’allarme sui processi direttamente con avvocati imputati: ciò in base ad un abuso della legislazione anti-terrorismo e ad una impropria identificazione-contagio delle accuse ai clienti in capo ai difensori, ovvero come rappresaglia per azioni a difesa di diritti umani proposte nell'interesse di clienti, singoli o associati; addirittura, in alcuni casi l’esercizio della professione di avvocato è stato considerato una circostanza aggravante. L'effetto combinato di questa attitudine ostile contro gli avvocati difensori in materia di diritti umani e degli ostacoli pratici e processuali al diritto di difesa porta all’intimidazione permanente dei difensori.
Per la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, insomma, le misure adottate durante lo stato di emergenza hanno avuto un impatto devastante sulla società civile turca, mentre le indagini, i processi penali, le detenzioni e le condanne contro attivisti per i diritti umani e avvocati risultano troppo numerose e sistematiche per essere compatibili con gli standard internazionali di una società democratica. Soprattutto, la tendenza a considerare gli avvocati colpevoli per associazione con i loro clienti e l'aumento di processi penali contro avvocati, in cui sono utilizzate come prove anche atti di svolgimento del mandato professionale, il tutto in collegamento con le problematiche di mancanza di indipendenza dell'attuale giudiziario in Turchia, determinano la negazione dei principi del giusto processo stabiliti dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani.
Già in un rapporto delle Nazioni Unite pochi mesi dopo il tentativo di colpo di Stato di luglio 2016, del resto, si segnalavano l’aumento della durata di detenzione prima della formalizzazione di un’accusa da 4 a 30 giorni (in contrasto con la stessa Costituzione turca), il controllo e la possibilità di registrazione da parte della polizia dei colloqui tra detenuti e difensori, la possibilità per le autorità di sostituire il difensore scelto, e la detenzione di molti avvocati[10].
E l’Unione europea?
E’ interessante esaminare il Progress report 2019[11], ossia il rapporto della Commissione che annualmente descrive i progressi nei negoziati tra UE e paesi candidati a farne parte; da qualche anno, tra l’altro, i Progress reports esordiscono con il capitolo Fundamental First- Political Criteria and Rule of Law chapters.
In materia di diritti fondamentali il Progress report disponibile più recente rapporto segnala che gli attivisti per i diritti umani continuano ad essere soggetti ad intimidazioni, inchieste giudiziarie, violenze, minacce, sorveglianza, prolungate detenzioni arbitrarie, torture, cosicché la frequenza ed il numero di detenzioni e arresti di rappresentanti della società civile, giornalisti, avvocati e accademici ha creato un clima di intimidazione continua e chiuso gli spazi di espressione di opinioni dissenzienti o alternative a quelle del Governo; proprio gli avvocati che assicurano assistenza legale per i diritti umani devono confrontarsi con enormi ostacoli al proprio lavoro e sono a rischio di arresto, detenzione, rinvio a giudizio.
In materia di diritti processuali, inoltre, sebbene alcune regole adottate con la legislazione di emergenza siano stato superate, rimane un’impostazione repressiva contraria ai principi del giusto processo ed alla protezione delle libertà fondamentali (ad esempio il periodo di detenzione prima della comparizione di fronte ad un giudice rimane di 12 giorni, contro uno standard europeo di 4 al massimo), e gli avvocati difensori continuano ad essere sistematicamente accusati di favoreggiamento al terrorismo.
La situazione di permanente violazione dei diritti di difesa in Turchia, stato membro del Consiglio d’Europa dalla sua fondazione, è dunque ben nota alle organizzazioni internazionali e all'opinione pubblica. La sua durata e gravità, purtroppo, si ricollega ad un’attuale crisi del multilateralismo nei rapporti internazionali di difficile sbocco.
Una semplice ricerca nell'archivio del settimanale Internazionale, anche solo imitata al 2020, sugli articoli pubblicati sulla Turchia, dimostra il numero e complessità dei fronti di crisi: accordo UE - Turchia sui migranti, ricerche di giacimenti di gas nel Mediterraneo, forniture di armi ed assistenza militare alla Libia, relazioni con la NATO e con la Russia, trasformazione di Santa Sofia in moschea, situazione della Siria e dei profughi.
Lo state of play delle relazioni tra UE e Turchia è descritto, dalla Commissione (DG Politiche di vicinato e allargamento)[12], in termini di partenariato strategico in aree come la migrazione, la sicurezza, la lotta al terrorismo, e l'economia, con gravi passi indietro per quanto riguarda la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali; i negoziati di adesione sono congelati ufficialmente dal 2018; è operante il meccanismo EU Facility for Refugees in Turkey per il finanziamento dell'assistenza ai rifugiati ospitati in Turchia.
La morte dell’avvocata Ebru Timtik porta a riflettere drammaticamente sul contrasto tra il realismo politico e l'urgenza della protezione dei diritti fondamentali nel crocevia storico e geografico in cui operano i giuristi europei, caratterizzato da molte informazioni e molte contraddizioni.
Non può esistere giusto processo senza diritto di difesa. Non vi è Stato di diritto senza giusto processo.
[1] Judicial Independence - The Cornerstone of the Rule of Law - https://echr.coe.int/Documents/Speech_20200903_Spano_Justice_Academy_Ankara_ENG.pdf; Academic Freedom - Its Fundamental Role in a Democracy - https://echr.coe.int/Documents/Speech_20200904_Spano_Honorary_Doctorate_Istanbul_ENG.pdf; Tolerance and Diversity: Freedom of Thought, Conscience and Religion - https://echr.coe.int/Documents/Speech_20200905_Spano_University_Mardin_Artuklu_ENG.pdf
[2] V. Zagrebelsky, Le Libertà violate e i giudici in Turchia, in La Stampa, 7 settembre 2020.
[3] E. Menzione, Giudice Ragnar Spanò, la prego: rifiuti quel “premio” che vuol darle il regime turco, in Il Dubbio, 2 settembre 2020; LETTRE OUVERTE DE MEHMET ALTAN ADRESSEE AU JUGE ROBERT SPANO, reperibile anche in inglese sul web, 31 agosto 2020; Y. Aydin, ECHR president faces test of honour in Turkey, www.ahvalnews.com
[4] Ricordato in questa Rivista, Controvento - La morte di Ebru Timtik e la repressione in Turchia, 3 settembre 2020. Sempre in questa Rivista, sulle vicende riguardanti la magistratura turca, v. in particolare i riferimenti bibliografici in G. Michelini, Apocalisse dello Stato di diritto in Turchia, 22 aprile 2019.
[5] https://www.radiopopolare.it/turchia-morto-ibrahim-gokcek/ -7 maggio 202o
[6] Il Rapporto di febbraio 2020 è stato pubblicato in italiano a cura del Consiglio Nazionale Forense nel quadro delle iniziative intraprese per il 2020, proclamato dal C.N.F. “Anno dell’Avvocato in pericolo nel mondo” ed è reperibile sul sito istituzionale del Consiglio. L’edizione aggiornata a luglio 2020 riporta (p. 6 ss.) la situazione di salute all’epoca degli avvocati in sciopero della fame Timtik e Ünsal - https://arrestedlawyers.org/2020/07/30/report-update-mass-prosecution-of-lawyers-in-turkey-2016-2020-2/. Sulle iniziative di solidarietà promosse dagli avvocati italiani (e sulle difficoltà incontrate), si veda l’intervista all’avv. Barbara Spinelli sull’Espresso, Turchia, l’avvocata italiana espulsa: «Vogliono zittire le poche voci democratiche rimaste», 19 gennaio 2017 - https://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/01/19/news/turchia-l-avvocata-italiana-espulsa-vogliono-zittire-le-poche-voci-democratiche-rimaste-1.293723; R. Giovene di Girasole, La feroce repressione turca sugli avvocati. Gli esiliati: mobilitazione per il 5 aprile, in Il Dubbio, 20 marzo 2020; R. Giovene di Girasole, L’inferno degli avvocati detenuti in Turchia, in Il Dubbio, 17 ottobre 2020.
[7] L’interpretazione eccezionalmente (ed arbitrariamente) estensiva della nozione di flagranza di reato seguita dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione turca è stata ritenuta manifestamente irragionevole dalla Corte EDU con la sentenza 16 aprile 2019 – Alparslan Altan c. Turchia
[8] Basic Principles on the Role of Lawyers - Adopted by the Eighth United Nations Congress on the Prevention of Crime and the Treatment of Offenders, Havana, Cuba, 27 August to 7 September 1990
[9] https://rm.coe.int/report-on-the-visit-to-turkey-by-dunja-mijatovic-council-of-europe-com/168099823e. La visita in Turchia della Commissaria Mijatovic si è svolta nel luglio 2019. Il titolo del comunicato stampa è: Turkish authorities must restore judicial independence and stop targeting and silencing human rights defenders
[10] Report of the Special Rapporteur on the promotion and protection of the right to freedom of opinion and expression on his mission to Turkey - Human Rights Council Thirty-fifth session -6-23 June 2017
[11] Brussels, 29.5.2019 SWD(2019) 220 final - COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT Turkey 2019 Report Accompanying the document Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions 2019 Communication on EU Enlargement Policy
[12] https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/countries/detailed-country-information/turkey_en