Magistratura democratica
Magistratura e società

La giurisdizione civile: non solo “conti”, anche “racconti”

di Giulio Cataldi
Presidente di Sezione, Tribunale di Napoli

Da più di cinque anni svolgo le funzioni di presidente di una delle due sezioni civili che nel tribunale di Napoli si occupano di esecuzioni; periodo lungo abbastanza da avermi consentito di conoscere e lavorare con più presidenti di tribunale e con molti colleghi presidenti di sezione.

In questo lasso di tempo, ho preso parte a numerosi incontri plenari con i capi dell’ufficio e con gli altri colleghi presidenti di sezione, sia in occasione delle periodiche scadenze di adempimenti amministrativi (redazione dei format ex art. 37; predisposizione delle relazioni sull’andamento della giustizia), sia per esigenze specifiche e puntuali. 

L’oggetto pressoché esclusivo ed unificante di questi incontri è stato, in generale, l’analisi dei “numeri”: le pendenze, gli arretrati, i flussi, le sopravvenienze; e questa tendenza è andata ad aumentare a seguito del PNRR, che ci impone di raggiungere ambiziosissimi obiettivi numerici in termini di abbattimento dell’arretrato e di riduzione del cd. disposition time.

In tutto questo, “cosa” decida il nostro ufficio, e “come” lo decida, mi è apparso sempre meno rilevante; o, per meglio dire: nient’affatto rilevante. 

Beninteso: non ne faccio una “colpa” né ai presidenti di tribunale, pressati da istanze provenienti dall’esterno; né tanto meno ai colleghi presidenti di sezione, a loro volta preoccupati, da un lato, per i carichi di lavoro dei giudici, e, dall’altro, per i ritardi oggettivi della risposta di giustizia. E, del resto, anche io in tutte queste riunioni non ho fatto altro che discettare di “numeri”, di come fare per avvicinarci ai target del PNRR, di come interpretare i segnali, volta a volta negativi o positivi, desumibili dalle statistiche periodiche, ecc.

Tutto questo pensavo, giorni fa, di ritorno da una di queste riunioni: possibile che il nostro lavoro sia questo? Che non interessi a nessuno, forse nemmeno più a noi stessi, cosa e come decidiamo, ma solo quanto “smaltiamo”? La giurisdizione civile è ridotta solo ad un “calcolo”, ad un “conto” aritmetico?

Il giorno dopo, con la presidente della sezione “gemella” della mia, avevamo indetto una riunione ex art. 47 quater ord. giud., alla quale hanno preso parte quasi tutti i colleghi appartenenti alle due unità. Molti erano gli argomenti all’ordine del giorno, tra cui quelli, immancabili, sull’andamento dei flussi; ma avevamo previsto anche uno spazio di approfondimento per una riflessione su un tema particolare: la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Grande Sezione, del 17 maggio 2022, su un rinvio pregiudiziale del Tribunale di Milano, ad opera di un collega da poco trasferitosi a Napoli ed ora in forza proprio ad una delle nostre sezioni; nonché la decisione recentemente assunta dal medesimo collega, ma stavolta proprio come giudice dell’esecuzione del Tribunale di Napoli, in un’opposizione all’esecuzione, in coerenza coi principi espressi dalla corte del Lussemburgo nella decisione di maggio. Il tema – molto tecnico – è quello dei limiti del giudicato formatosi a seguito di mancata opposizione a decreto ingiuntivo emesso in materia consumeristica nel caso in cui non risulti che il giudice del monitorio abbia svolto un’indagine circa la non abusività delle clausole contrattuali in danno del consumatore; e, conseguentemente, dei poteri/doveri spettanti al giudice dell’esecuzione.

Ne è sorta una interessantissima discussione, animata dalla passione del collega autore delle ordinanze di rimessione alla CGUE, prima, e della ordinanza sull’opposizione all’esecuzione, più di recente. Il confronto tra le tesi tradizionali (la non opposizione del decreto ingiuntivo determina il giudicato; il giudice dell’esecuzione non può riesaminare nel merito un titolo esecutivo di natura giudiziale) e la, per certi versi dirompente, prospettiva eurounitaria ha suscitato prese di posizione, interventi, un dibattito vivace, iniziato ma non certo concluso, proseguito nei giorni successivi e che ancora proseguirà. 

Sullo sfondo di queste discussioni in diritto, c’era sempre un “racconto”: quello delle vicende di anonimi consumatori che, normalmente, non reagiscono (né molto spesso sanno di poter reagire o come poter reagire) di fronte a clausole abusive, e per la cui tutela l’ordinamento eurounitario impone al giudice nazionale un dovere di ingerenza nel contratto, per garantire una tutela (che è anche tutela della concorrenza) altrimenti destinata a fallire, persino in fase esecutiva.

Un racconto che mi ha richiamato alla mente quello di un grande scrittore, Emmanuel Carrère, che, nel romanzo Vite che non sono la mia, narra la vicenda del giudice Juliette (che ancor di più è al centro del film Tutti i nostri desideri, che a quel romanzo è ispirato), animata da una grande attenzione verso la tutela dei soggetti deboli, stritolati dalla macchina impietosa del consumismo, e capace di grandi sfide proprio mentre la salute, e la vita, la abbandonano.

Ma allora, mi sono detto, la giurisdizione civile non può e non deve essere ridotta solo a “conti”; la giurisdizione civile è fatta anche di “racconti” di vite, di tante piccole storie, a volte minime (come quelle alla base dei decreti ingiuntivi “b2c”, ossia business to consumer), che meritano di essere esaminate ed approfondite nelle nostre sentenze anche oltre i formalismi giuridici; sentenze che devono valere non in quanto numeri, e che devono basarsi sempre su uno sforzo di comprensione e su un’ansia di “giustizia”, che metta al centro la tutela dei diritti, anche quando apparentemente minimi o economicamente trascurabili.

Mi tornano alla mente le parole proprio dei giudici francesi, che, schiacciati – come noi – da un’ansia produttivistica, in un appello firmato un anno fa da migliaia di magistrati affermarono: «la nostra giustizia soffre di una logica razionalizzante che disumanizza e tende a trasformare i magistrati in operatori statistici là dove, più che altrove, è anzitutto questione di umanità. Con forza, intendiamo rammentare che la nostra volontà è quella di rendere giustizia con indipendenza, imparzialità e attenzione per gli altri, come esige ogni società democratica».

Forse questo è il senso di questi pensieri sparsi: gli obiettivi del PNRR; gli sforzi, senz’altro necessari, per centrarli; l’attenzione ai numeri ed al rapporto tra sopravvenienze e smaltimenti; non possono e non devono snaturare la funzione dei giudici (e dei giudici civili per quel che mi riguarda più da vicino); non si può misurare il lavoro del giudice (solo) col criterio del rapporto tra sopravvenienze e smaltimenti o del tempo impiegato per eliminare ogni fascicolo. E’ necessario – anche – rivendicare con orgoglio il diritto (che è un dovere verso i cittadini) di dedicare ad ogni controversia il tempo, tutto il tempo necessario, che quella vicenda, quel “racconto”, impone, senza farsi bloccare dalla necessità di “far presto” in vista di obiettivi puramente numerici.

12/01/2023
Altri articoli di Giulio Cataldi
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
Giustizia: dal monitoraggio degli indicatori PNRR 2023 luci, ombre e indicazioni per il futuro

I dati del Monitoraggio statistico ministeriale degli indicatori PNRR – 2023 evidenziano che, in un quadro generale di costante miglioramento dei tempi e delle pendenze, gli obiettivi per l’arretrato civile per il 2024 e per i tempi (il Disposition Time – DT) per il penale verranno raggiunti, mentre sono lontani gli obiettivi per il DT civile e per l’arretrato civile per il 2026. Essenziale per questo miglioramento è stato l’apporto dell’Ufficio per il processo. Vi sono disparità tra uffici e diversi contesti territoriali e le variabili più significative sono quelle geografiche, dimensionali e relative alle sopravvenienze. A fronte di un’inerzia ministeriale e di una sorta di rassegnazione occorrerebbero iniziative per sostenere gli uffici giudiziari perché raggiungere gli obiettivi PNRR ed una giustizia in tempi ragionevoli è ancora possibile.

01/07/2024
Dalla maggioranza, la minaccia di una contro-riforma per la Corte dei conti

Controlli e pareri piegati alle necessità degli amministratori, in funzione di scudo alla responsabilità, che viene pericolosamente sovrapposta a quella penale. Con l’alibi del PNRR, si fa strada un progetto pericoloso per l’indipendenza della magistratura contabile e per la tutela delle risorse pubbliche.

06/03/2024
Tra giurisdizionalizzazione e politicizzazione. La percezione dei magistrati della riforma dell’ordinamento giudiziario

Obiettivo del presente contributo è fornire una lettura socio-giuridica sulle riflessioni emerse dalla ricerca in merito ad alcuni aspetti della riforma dell’ordinamento giudiziario. Il dibattito attorno alla riforma, oltre a riscuotere ampia risonanza mediatica, è un tema particolarmente rilevante per i magistrati stessi, sia per via delle ricadute sulla quotidianità lavorativa, sia, più in generale, per l’impatto sulla rappresentazione sociale di tale ruolo. Il processo di riforma tocca infatti alcune questioni sostanziali in tema di organizzazione giudiziaria, con effetti sulla separazione dei poteri, sull’autonomia del magistrato stesso e, in termini più generali, sul rapporto tra magistrati e politica.

02/11/2023
Il progetto PNRR presso l’Ufficio GIP-GUP del Tribunale di Milano: primi risultati e capacità di conseguire gli obiettivi 2026

Proseguono gli interventi volti a documentare le attività realizzate dalle Università presso gli Uffici giudiziari, con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione degli uffici per il processo e fornire modelli e strumenti di supporto per la riduzione dell’arretrato e dei tempi dei procedimenti. Interventi finanziati dal Ministero della giustizia attraverso il PON Governance e capacità istituzionale, sulla base di una articolazione del Paese in sei macro-aree territoriali.

17/04/2023
La giornata mondiale dell'acqua e il dissesto idrogeologico del territorio italiano

La Giornata mondiale dell’acqua è stata da poco celebrata. L’attenzione è stata concentrata sul problema della carenza idrica: la lunga siccità da cui siamo colpiti si è ovviamente imposta come prioritaria. Ma è stato forse trascurato l’altro aspetto delle mutazioni climatiche: l’eccesso di precipitazioni atmosferiche, che solitamente fanno seguito ai periodi di siccità. Le conseguenze degli eventi atmosferici estremi ci hanno toccato pesantemente: la frana di Ischia è avvenuta solo pochi mesi fa, ma l’abbiamo rimossa. Disponiamo di un sistema normativo e amministrativo idoneo a individuare tutte le situazioni di dissesto idrogeologico e di predisporre piani di intervento, ma poi gli interventi concreti mancano. Le risorse, si dice, non sono disponibili. Ma una breve sintesi di alcuni stanziamenti o di destinazione di fondi pubblici rende evidente che le disponibilità finanziarie esistono: basta cambiare l’ordine delle priorità fin qui seguito nelle scelte politiche.

12/04/2023
PNRR, processo civile e debitori incalliti

Le riforme del processo civile introdotte con il D.lgs. 149/22 non paiono realisticamente poter perseguire l’obiettivo fissato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di riduzione del 90% delle cause pendenti entro il 2026

08/02/2023