Con una sentenza emessa con 5 voti contro 4, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che il diritto di difesa dell’autore del reato di omicidio è stato violato nel momento in cui non gli è stato consentito di far valere la propria condizione di ridotta capacità intellettuale: il bassissimo indice intellettivo e le evidenti difficoltà di comprendere e rispondere accertate in una fase del giudizio avrebbero dovuto essere prese in esame prima di emettere la sentenza alla pena capitale.
La sentenza emessa nel caso Brumfield v. Cain non sorprende, ma merita una menzione la durissima motivazione di dissenso resa dal giudice Clarence Thomas, tutta centrata sulla gravità dell’omicidio e sull’offesa che oggi viene arrecata alla vittima e alla sua famiglia.
La motivazione, che allega una “forte” foto della vittima e il video della confessione dell’autore del delitto, conferma quanto sia radicata nella cultura americana l’idea di giustizia come vendetta pubblica e quanto il tema della pena di morte resti divisivo.
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[*] L’Autore esprime in questo articolo opinioni esclusivamente personali.