Come sempre la nostra Rivista sospende in agosto le pubblicazioni quotidiane, dando appuntamento ai lettori alla ripresa di settembre.
Ci accomiatiamo dopo un periodo di intenso lavoro e di significativa presenza su temi cruciali della vita istituzionale del Paese.
Nel primo semestre dell’anno abbiamo pubblicato i numeri 1 e 2 del 2023 della Rivista Trimestrale, dedicati all’analisi dei decreti delegati emanati in attuazione delle leggi di riforma della giustizia civile e penale, leggi che a loro volta erano state oggetto di studio e di approfondimento nei numeri 3 e 4 del 2021 della Trimestrale. Dando così vita, nei quattro volumi ora menzionati, ad un’analisi organica delle nuove normative regolatrici della giurisdizione civile e penale.
Sono peraltro già in cantiere i due volumi della Trimestrale destinati a chiudere l’anno in corso, dedicati, il primo, all’approfondimento dei recenti interventi legislativi in materia di immigrazione e il secondo ai problemi della “giovane magistratura”.
Parallelamente, sul diverso registro dell’on line, la Rivista è stata impegnata a seguire gli sviluppi - e talora le involuzioni – della politica e del diritto, con spirito critico e con l’attenzione spesso rivolta al di là dei nostri confini, com’è doveroso in un mondo sempre più interdipendente.
Inutile dire che la ripresa autunnale si preannuncia movimentata e controversa.
E ciò tanto sul versante delle progettate “riforme” - nel quale si affollano i progetti di revisione della forma di governo, di modifica del diritto e del processo penale nonché dell’ordinamento giudiziario – quanto sul versante del governo autonomo della magistratura, investito da gravi tensioni e con insistenza sospinto verso scelte che possono compromettere e comprimere libertà e diritti che sembravano consolidati del giudice-cittadino.
Navigando in queste acque la navicella di Questione Giustizia si sforzerà di tenere la rotta della razionalità giuridica e dell’aderenza ai principi della carta costituzionale, stando attenta a non farsi trascinare nel vortice delle feroci e incolte polemiche che connotano tanta parte del dibattito pubblico sulla giustizia e avendo cura di preservare la sua funzione di organo di discussione e di confronto.
A settembre, dunque, a meno che impreviste emergenze ed esigenze di tempestivo intervento non ci inducano a riprendere la parola prima della data prevista.
Post scriptum. Le ragioni di un silenzio
Nel salutare i lettori della Rivista sentiamo il dovere di spiegare le ragioni del silenzio serbato da Questione Giustizia nella ricorrenza delle stragi del 1992, nelle quali furono ferocemente uccisi tanti servitori dello Stato, i magistrati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Paolo Borsellino e gli agenti di polizia incaricati della loro protezione.
Il silenzio non significa che abbiamo archiviato le loro storie e dimenticato il loro lascito.
Al contrario le donne e gli uomini, che svolsero con disciplina ed onore il loro lavoro fino al sacrificio della vita sono quotidianamente presenti alla nostra mente, in tutta la loro complessa umanità, e sono costante oggetto di pensieri e di gratitudine.
E per questo non mancheremo di ricordarli, sulle pagine di Questione Giustizia, senza imbalsamarli ma continuando a ragionare liberamente del loro esempio, delle loro opinioni, dei loro insegnamenti. Come ha fatto magistralmente ieri il Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, nel suo scritto intitolato La lezione di Rocco Chinnici.
Abbiamo inteso però sottrarci al rito selvaggio che purtroppo caratterizza sulla nostra stampa tanta parte della commemorazione delle stragi del 1992.
Un rituale che non riesce a distaccarsi dalle polemiche strumentali e dagli odi violenti del presente e per questo trasforma quello che dovrebbe essere un momento di raccoglimento e di riflessione in un revival di scontri crudeli, inevitabilmente irrispettosi della memoria di quanti dovrebbe essere ricordati ed onorati.
Meglio, allora, tacere oggi e prendere la parola in contesti più pacati e riflessivi dove sarà più agevole capire, ricostruire, ragionare, discutere, rendendo per questa via, un più alto omaggio ai caduti per la legalità repubblicana.