Editoriali
La presentazione dei curatori al nuovo numero di Questione giustizia trimestrale, dedicato all'imparzialità dei magistrati
L'editoriale al fascicolo 4/2023 di Questione giustizia trimestrale
L'editoriale della vicedirettrice di Questione Giustizia al numero 3/2023 della rivista trimestrale, intitolato La triste parabola del diritto dell’immigrazione. Il legislatore cambia ancora idea (in peggio). In ricordo di Cecilia Corsi
Per descrivere lo stato dell’arte dei lavori legislativi sulla giustizia penale è ormai d’obbligo attingere alle metafore “stanche” che designano un eterno lavorio, il rifacimento dell’appena fatto, la riscrittura del già deciso: la Fabbrica di San Pietro, la tela di Penelope, la fatica di Sisifo et similia. Mentre ci si accinge ad abrogare totalmente il reato di abuso d’ufficio, ignorando le argomentate critiche di larga parte della dottrina penalistica e dei magistrati impegnati sul campo, si propone anche di rimettere mano alla tormentata disciplina della prescrizione, già oggetto di tre interventi riformatori succedutisi nell’arco di pochi anni. L’auspicio di quanti operano nel mondo della giustizia è che la normativa in tema di prescrizione, per la straordinaria rilevanza degli interessi in gioco, cessi di essere terreno di uno scontro pregiudiziale delle forze politiche e divenga oggetto di una soluzione largamente condivisa e perciò destinata – finalmente – a durare nel tempo.
L'editoriale di Nello Rossi al numero 4/2022 di Questione Giustizia trimestrale, dedicato al diritto femminile
L'editoriale di Nello Rossi al fascicolo 2-3/2022 di Questione giustizia trimestrale, dedicato alle riforme dell'ordinamento giudiziario
Rendiamo noto il testo di una lettera di smentita e di richiesta di rettifica ai sensi della legge sulla stampa inviata questa mattina al Direttore del quotidiano Il Giornale. La lettera è stata inviata anche alle agenzie di stampa
L'editoriale al n. 1/2022 di Questione Giustizia trimestrale Il diritto della guerra, le ragioni della pace
Il 16 gennaio di questo nuovo 2022 ci ha lasciato Sergio Chiarloni. Già titolare della cattedra di procedura civile presso l’Università di Torino, autore di numerosi articoli e monografie, Sergio Chiarloni ha contribuito a formare generazioni di giuristi, ed in particolare di magistrati, avendo collaborato frequentemente con il Comitato Scientifico presso il Consiglio Superiore e poi con la Scuola, nel segno di una limpida e coerente linea di difesa e valorizzazione delle garanzie e dei diritti contro ogni sterile formalismo. Sergio Chiarloni è stato sempre vicino a Magistratura democratica ed a Questione giustizia, del cui Comitato scientifico ha sin qui fatto parte. Vogliamo ricordarlo pubblicando uno dei suoi preziosi contributi, il testo del suo intervento al Convegno organizzato nel 2000 all’Elba, da Maria Giuliana Civinini e da Carlo Verardi, dedicato alla riforma costituzionale dell’art. 111, ed all’intento comune di fare del “processo giusto” non solo il luogo in cui le regole trovano rispetto ed attuazione, ma che come giusto è percepito da chi si rivolge al giudice per la risoluzione di una controversia. Il nostro ricordo va dunque non solo ad uno studioso di pregio, ma ad un compagno di strada, un riferimento costante negli anni, accademico di grande valore culturale ma soprattutto persona di profonda umanità, oltre che, per molti di noi, amico caro.
Questa la lettera di scuse che ci è stata inviata dalla Direzione del quotidiano Il Giornale
La testimonianza di David Sassoli: «L'Europa deve ritrovare l'orgoglio del suo modello democratico. Dobbiamo fermamente desiderare che questo modello di democrazia, di libertà e di prosperità si diffonda, che attiri, che faccia sognare e non solo i nostri stessi concittadini europei, ma anche al di là delle nostre frontiere».
L'editoriale al numero 4/2020 di Questione Giustizia trimestrale, dedicato alla giustizia costituzionale
Nell’emergenza sanitaria ed economica il diritto è chiamato a svolgere la sua funzione regolatrice e ordinatrice senza snaturarsi in uno scomposto e confuso diritto dell’emergenza. E la magistratura, pur scossa dalla sua crisi interna, è tenuta a non ripiegarsi su se stessa, per non far mancare al Paese, in questo frangente, il suo apporto di conoscenza e di esperienza.