Magistratura democratica
Editoriali

Pubblichiamo gli indici di Questione Giustizia. Con qualche riflessione a margine

Care lettrici e cari lettori di Questione Giustizia

a partire dalla ripresa settembrina sono consultabili - e scaricabili in formato PDF - gli indici semestrali della Rivista dal 2015 ad oggi

E’ un passo avanti sulla via della tesaurizzazione e valorizzazione dei contributi pubblicati quotidianamente dalla Rivista on line, che si iscrive nella lunga serie di passaggi e trasformazioni che Questione Giustizia ha voluto e attuato nel corso della sua ormai lunga storia. 

Nata nel 1982, su impulso del non dimenticato Pino Borrè, per raccogliere il testimone di Quale Giustizia – il primo foglio promosso da Magistratura democratica – Questione Giustizia recava già nel nome il tratto destinato a distinguerla dalla rivista che l’aveva preceduta. 

In luogo dell’interrogativo radicale e provocatorio racchiuso nel titolo Quale Giustizia - brillante e straordinario periodico di rottura, pubblicato dal 1970 al 1979 sotto la guida di Federico Governatori - la nuova rivista sceglieva di porre al centro della riflessione la giustizia come “questione”, come campo di problemi destinati a trovare differenti risposte e soluzioni da misurare sul metro della Costituzione e della razionalità giuridica. 

A questo riflessivo impegno Questione Giustizia ha tenuto fede nei quindici anni ( dal 1982 al 1997) in cui è stata diretta, sino alla sua prematura scomparsa, da Pino Borrè, e nel periodo altrettanto lungo e fruttuoso ( dal 1997 al 2012) della direzione di Livio Pepino. 

Un arco di tempo lungo trent’anni cui hanno fatto seguito, dal 2012 al 2019, le direzioni temporalmente più brevi, ma altrettanto significative, di Beniamino Deidda e Renato Rordorf. 

A lungo Questione Giustizia è stata una rivista trimestrale “cartacea”, redatta con i tempi lunghi e i ritmi cadenzati che si addicono ai prodotti di prolungata decantazione. 

All’epoca, il rammarico di non poter intervenire tempestivamente sull’attualità era, se non cancellato, almeno attenuato dalla consapevolezza che molti dei contributi pubblicati erano comunque in grado di generare una piccola onda capace di raggiungere anche destinatari lontani e refrattari. 

Poi il mare si è rapidamente increspato, tutto è diventato più veloce e frenetico e non c’è stato più tempo per affidare i propri messaggi ai movimenti lenti e lunghi delle onde.

La digitalizzazione ci ha offerto lo stimolo e l’occasione per una duplice svolta. 

Dapprima l’abbandono, non senza rimpianti, dell’elegante mondo della carta stampata per trasferirsi integralmente sulla rete.

Poi, a far tempo dal 2013, l’affiancamento alla storica Rivista Trimestrale di una versione quotidiana on line della Rivista stessa, entrambe aperte all’accesso libero e gratuito dei lettori. 

L’ingresso nel nuovo universo del digitale e l’estrema accelerazione impressa alle modalità di presenza di Questione Giustizia sono state e sono un’enorme opportunità, naturalmente non priva di rischi e pericoli. 

L’accresciuto impegno di redazione di due “prodotti” culturali molto diversi tra loro, come la Trimestrale e l’Online, e la costante consapevolezza della nostra “imperfezione” non hanno reso però meno entusiasmanti la meta che ci siamo prefissi e il percorso intrapreso: intervenire sui temi della società, del diritto, della giustizia con l’ambizione di fornire ai lettori sempre nuovi spunti di approfondimento giuridico, di riflessione tecnica, di interpretazione istituzionale. 

E però senza la capacità di conservare la memoria degli scritti e di renderli rapidamente consultabili e disponibili a tutti, ogni impegno rischia di essere sminuito e vanificato. 

Se le pagine digitali non possono essere ingiallite dal tempo, danneggiate dalla polvere, divenire preda dei roditori, esse sono soggette ad un’altra insidia: l’over dose, il sovraffollamento, la sovrapposizione delle informazioni ed in definitiva il loro disordine e la loro difficile reperibilità. 

Due i corollari di questa consapevolezza. 

Il primo: il valore del passo in avanti - piccolo o grande lo decideranno i lettori - che oggi compiamo con la messa a disposizione degli indici di QG on line dal 2015. Risultato che dobbiamo ai preziosi collaboratori della Rivista e in questo caso segnatamente alla dottoressa Sara Cocchi che, con dedizione pari alla competenza, cura la versione on line occupandosi anche della sua dimensione fotografica, oltre ad essere autrice di apprezzati contributi pubblicati dalla Rivista.  

Il secondo: c’è un più ambizioso traguardo che ci ripromettiamo di raggiungere a breve, con la digitalizzazione di tutte le annate della Trimestrale di Questione Giustizia dal 1982 sino al passaggio della Rivista sulla rete. 

Il nostro obiettivo è procedere oltre, muoversi verso il futuro senza perdere nulla del passato. 

Rendendolo solo più leggero e accessibile delle lunghe scaffalature occupate dalle annate di Questione Giustizia. 

Alle quali, peraltro, molti non vorranno comunque rinunciare. 

27/09/2021
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La stampa di Magistratura democratica è frutto di un lungo e fecondo esercizio di “intelligenza critica” sulla Costituzione, sulle leggi, sulle sentenze, e rappresenta, proprio grazie alla sua natura critica, un tassello prezioso della nostra cultura giuridica. A dispetto dell’opinione enunciata dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, secondo cui «in un paese ideale i magistrati non dovrebbero criticare la legge» e sarebbe bene «che la magistratura...che si è permessa di criticare le leggi…facesse un primo passo di riconciliazione smettendo di criticarle». Guadagnando in cambio, nell’ottica del Ministro, l’esenzione da critiche alle sentenze. La distopia di un mondo nel quale ai giudici è preclusa la riflessione critica sulle leggi è in contrasto con la Costituzione - che ad ogni giudice attribuisce il potere di scrivere quell’atto necessariamente “critico” della legge che è una ordinanza di rimessione alla Corte costituzionale – e non ha diritto di cittadinanza nella nostra tradizione giuridica che affonda le radici nell’illuminismo e nella sua valorizzazione del pensiero critico. In questo scritto il lungo viaggio della stampa di Md, da Quale Giustizia a Questione Giustizia, può essere ripercorso solo con un rapidissimo sguardo di insieme. Ma bisognerà scriverla la microstoria di questa stampa che corre ininterrotta lungo tutta la vita del gruppo ed è un ponte tra ciò che Md è stata e ciò che può e deve essere nel prossimo futuro.

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