Signor Presidente della Repubblica, Signora Segretario generale del Consiglio d’Europa, autorità, appartenenti alle Forze di Polizia, colleghe e colleghi,
Signori Procuratori generali, Attorneys-general e Direttori del pubblico ministero, qui convenuti per la conferenza che ha voluto ribadire, pur in un momento in cui la legge sembra tacere dinanzi alle armi, il nostro impegno per una società democratica e aperta, in cui i poteri siano controllabili e i diritti degli individui siano rispettati e trovino protezione in una giurisdizione imparziale, sin dall’esercizio dell’azione.
Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, giudici e pubblici ministeri nel corso della loro vita professionale, furono assassinati perché diedero testimonianza del supremo valore della giustizia. Negli attentati persero la vita gli uomini e le donne della loro protezione, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono vittime di gravi attacchi da parte di chi, anche in aree della politica e persino nelle istituzioni, vedeva nei nuovi metodi di indagini e soprattutto nella loro efficacia una minaccia per lo status quo di connivenza, quando non di complicità, con Cosa Nostra.
Anche nella magistratura vi furono resistenze, a volte anche ostilità. Dobbiamo però ricordare che se essi furono a volte isolati, non furono mai soli. In quest’aula oggi vi sono i magistrati, giudici e pubblici ministeri, che diedero vita al pool dei giudici istruttori e a quello dei pubblici ministeri e molti di coloro che proseguirono l’impegno di Falcone Borsellino, alcuni di essi giovani colleghi.
In questi anni abbiamo corretto i nostri errori e messo a frutto i loro insegnamenti. Sono stati ottenuti risultati straordinari nel contrasto alla criminalità organizzata, che fanno oggi del nostro Paese un esempio.
Coloro che progettarono ed eseguirono gli attentati sono stati processati e condannati. La verità è però ancora incompleta. Ciò che manca per disegnare il quadro delle complicità e delle protezioni viene oggi ricercato nei processi attualmente in corso, anche in questi giorni e proprio in quest’aula. Le indagini proseguono per accertare se altri vi ebbero ruolo e quali siano state le ragioni di una grave deviazione delle indagini, che inizialmente le aveva condizionate.
La reazione alle stragi è stata dunque il processo, il due process of law. E’ questo un risultato straordinario, che si deve all’impegno collettivo di tanti, così come all’impegno di molti si dovette se nel 1986 in quest’aula 475 membri di alto livello di Cosa Nostra ebbero un giusto processo, per molti di loro la condanna. Quest’aula fu costruita in pochi mesi, perché il processo potesse celebrarsi; essa, con la durezza della sua stessa immagine, con le celle e le sbarre, dà il segno della gravità della sfida che Palermo e l’Italia dovettero affrontare.
Il processo è costato direttamente la vita di tanti pubblici servitori, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, magistrati, persino il procuratore generale incaricato di rappresentare lo Stato dinanzi alla Corte di Cassazione, talmente tanti che non è possibile oggi nominarli.
Lascio la parola alle immagini e alla voce delle comunicazioni di emergenza. In esse si menziona “il Monza 500”. E’ questa la sigla che nelle comunicazioni riservate si riferisce alla persona protetta. E’ Giovanni Falcone.
Il 5 e 6 maggio 2022 si è tenuta a Palermo la conferenza dei Procuratori generali degli Stati membri del Consiglio d’Europa. La conferenza è stata organizzata dalla Procura generale presso la Corte, nel contesto della presidenza italiana del Comitato del Consiglio. Essa ha visto la presenza dei delegati di 46 Paesi, tra i quali anche alcuni osservatori (Algeria, Canada, Libia, Marocco, Stati Uniti, Tunisia). La conferenza ha affrontato i temi della indipendenza del pubblico ministero e della sua responsabilità – accountability - come strumento per la tutela dei diritti. Nella giornata conclusiva e come parte integrante dei lavori della conferenza, è stato ricordato il sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Paolo Borsellino e il contributo che essi diedero per l’affermazione dei valori della giurisdizione, sia quali giudici che come pubblici ministeri. Il ricordo, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha visto gli interventi dei capi di Corte del distretto, dei ministri dell’Interno e della Giustizia, del Vice presidente del CSM. In attesa che sul sito sia possibile pubblicare integralmente i lavori, si anticipa ora l’intervento di aperura della Conferenza e la presentazione del video che ha aperto la sessione dedicata al ricordo.