Magistratura democratica
cinema e letteratura

Il sale della Terra

di Bruno Capponi
Ordinario di diritto processuale civile LUISS Roma
Recensione del film-documentario di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado
Il sale della Terra

Il sale della Terra, secondo la voce narrante, è l’Uomo. In realtà (anche se occorre intendersi sul significato) il film-documentario sulla vita dell’economista-fotografo Sebastião Salgado mostra che forse non è così.

La lunga intervista – in fondo di questo si tratta – mostra un uomo ieratico, spirituale, con lo sguardo trasparente puntato oltre la superficie di quel che si vede. Eppure lui, economista, ha scelto di fare il fotografo soprattutto per testimoniare le crudeltà del mondo mediante le immagini proprio di ciò che si vede. Non c’è bisogno di introspezioni per verificare la brutalità che nel pianeta è appannaggio quasi esclusivo dell’Uomo. Nessun documento contrattuale, giudiziario, artificiale potrà essere più eloquente delle immagini della sofferenza che l’Uomo, nessuno più e meglio di lui, sa imporre al suo simile. Per ragioni che non sempre si comprendono.

La missione di Salgado lo porta ovunque ci sia da sperimentare la verità che verso la fine del film viene apertamente dichiarata: l’Uomo è un animale estremamente violento, ben più degli altri che è dato osservare nel mondo naturale. Salgado dichiara, verso l’epilogo, di essere diventato “amico” di una balena di 35 metri, che avrebbe potuto inabissare con un piccolo colpo di coda l’imbarcazione sulla quale gli uomini galleggiavano, ma non l’ha mai neppure sfiorata. Animale sensibilissimo, la sua coda fremeva se gli si sfiorava il muso.

L’osservazione e la documentazione dell’Uomo ammala Salgado: «una malattia dell’anima».

La sua salute sarà recuperata dall’osservazione della natura, di ciò che è più vicino a ciò che chiamiamo convenzionalmente “creazione” (il sale). Qui Salgado capirà che siamo parte di un genere vastissimo – «le nostre cellule sono quelle dell’iguana» – che potremmo addirittura aiutare a sopravvivere, se tutti gli Uomini fossero Salgado.

Ne abbiamo la dimostrazione.

Il film-documentario finisce col ritorno nella foresta pluviale brasiliana da cui tutto un giorno era partito. Il padre, che aveva faticosamente fatto laureare tutti i suoi numerosi figli, l’aveva vista morire a causa della siccità. Salgado e la moglie ripiantano milioni di alberi, destinati a sopravvivere ai loro salvatori. Torna l’acqua, e con essa gli animali («compreso il giaguaro»).      

A quel punto si capisce che non è un film, non un documentario, ma la testimonianza quasi religiosa di un laico che ha fatto della sofferenza il concime per trovare la forza, guarendo, per far ripartire il mondo.

Tanto le immagini dell’Uomo sono crude e violente – la morte appare in tutte le sue forme, compresa la ruspa che ammassa i cadaveri per sotterrarli senza ritualità alcuna – quanto quelle della natura sono pacificatrici. Gli spazi si aprono.

La voce narrante ci dice, all’inizio, che Salgado è più di un fotografo. In effetti ha l’aspetto di un Santo, ed è forse uno dei più puri e veri del nostro tempo.

 

19/04/2015
Altri articoli di Bruno Capponi
Se ti piace questo articolo e trovi interessante la nostra rivista, iscriviti alla newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle nuove pubblicazioni.
La stanza accanto

Affrontare il tema della morte reimmergendosi nella vita. Riflessioni sul film di Pedro Almodóvar (2024)

21/12/2024
Presentazione del volume “Prima che tutto torni buio”, di Nicola Curzio

La presentazione del volume di Nicola Curzio, edito da Laterza, tenutasi a Capri, Sala comunale Pollio, il 13 ottobre 2023

16/12/2023
"Prima che tutto torni buio"

Riflessioni a partire dal volume di Nicola Curzio (Laterza, 2022)

18/10/2023
Recensione a "Io Capitano"

Recensione al film di Matteo Garrone, Leone d'argento alla regia all'80ª mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e candidato italiano agli Oscar come miglior film straniero 

23/09/2023
A Chiara

La recensione del film di Jonas Carpignano (2021)

30/10/2021
Il traditore, un film per (ri)guardare un pezzo della nostra storia repubblicana
Il film di Marco Bellocchio, presentato all'ultimo Festival di Cannes, visto con lo sguardo di un magistrato
31/05/2019
Il colpevole–The guilty, un film di Gustav Möller
L'opera prima del regista danese è un thriller coinvolgente, drammatico e ricco di scelte estreme che però non stancano mai lo spettatore
11/05/2019
Cafarnao-Caos e miracoli, un film di Nadine Labaki
Zain, il piccolo protagonista dell'opera premio della Giuria a Cannes 2018, viene elevato a “manifesto” dei mali del mondo, offrendo ai nostri occhi la mostruosità di un’infanzia già troppo violata, cercando di coinvolgere un’umanità che rimane sempre troppo distante, inerme e colpevole
04/05/2019