1. Da oltre tre decenni la voce autorevole di Paolo Grossi ha un’influenza significativa nella scienza giuridica dei più grandi stati latinoamericani. Un fenomeno intuito dai giuristi italiani anche perché il maestro fiorentino veniva spesso invitato a pubblicare volumi, a tenere conferenze e lezioni ed anche, negli ultimi anni, a ricevere lauree honoris causa in diverse università del nuovo continente. Un fenomeno intuito nella penisola, ma poco conosciuto nelle sue mille sfumature. Dal Messico all’Argentina, passando per il Brasile, il Perù, la Colombia, non solo storici del diritto, ma anche filosofi del diritto, teorici del diritto, sociologi del diritto, civilisti, costituzionalisti ed internazionalisti si sono messi nel corso degli anni in contatto e in proficuo dialogo con la sua opera e il suo pensiero. Come risultato di questo proficuo interscambio il Centro studi in Piazza Indipendenza a Firenze è diventato un punto di riferimento obbligatorio per tante generazioni di professori, dottorandi, studenti di master e di laurea che tutti gli anni si recano in Italia in cerca di fonti e di orientamenti nelle loro ricerche su fenomeni lontani dalla loro realtà, come il diritto medievale, e su altri più vicini, ma sempre difficili da comprendere, come l’interpretazione grossiana sulla complessità perduta nell’universo del diritto con l’avvento, nella cultura moderna, di quello che lui chiamava “assolutismo giuridico”.
2. Ho avuto l’occasione di incontrare Paolo Grossi per l’ultima volta nel dicembre 2021. Insieme ai miei figli, Francesco e Chiara, accompagnati dal caro amico Paolo Cappellini, siamo andati a visitarlo nel suo appartamento fiorentino. Per più di un’ora eravamo lì a ricordare i vari viaggi fatti da lui in Brasile, le visite all’“Isola Incantata” – il modo in cui spesso si riferiva alla città di Florianópolis, in cui ha sede l’Universidade Federal de Santa Catarina –, i convegni che abbiamo organizzato insieme, i temi che abbiamo discusso e i ragazzi che abbiamo preparato per la vita universitaria, tanti di loro oggi ormai titolari di cattedre giuridiche sparse nel territorio di questo gigante sudamericano. Celebravamo poco più di vent’anni di amicizia ed intensa collaborazione, che è sorta quando ero ancora dottorando in Italia e su indicazione del mio “nonno accademico” all’Università di Milano, Piero Ziccardi, cercai Grossi con la proposta di tradurre in lingua portoghese il suo Mitologie giuridiche della modernità. Una proposta subito accolta. In quel lontano 2002, quando lo incontrai per la prima volta, il maestro fiorentino non mi conosceva. Non sapeva nulla di quel ragazzo brasiliano che si proponeva di tradurre il suo volume. In quell’occasione e in tante altre nel corso di queste due decenni si fidò di me con una generosità senza limiti, una caratteristica tutta sua riguardo ai giovani.
Quando andai a visitarlo per l’ultima volta, aveva 88 anni. Aveva la lucidità di sempre, attentissimo ai fatti e agli eventi che circondavano la scienza giuridica in quel freddo inverno, facendoli oggetto di commenti svolti con precisione. Niente sfuggiva l’acutissimo sguardo del maestro. La malattia e gli effetti della terapia a cui era sottoposto tormentavano quel vecchio corpo, che visibilmente soccombeva al peso degli anni mentre la mente continuava a volare alto.
3. Grossi venne da noi all’Universidade Federal de Santa Catarina in tre differenti occasioni, per tenere conferenze per i nostri studenti: nel maggio 2004, nel settembre 2007 e nell’agosto 2011. Ben prima che noi ce ne accorgessimo, sapeva che stava costruendo un solido edificio in mezzo ai ragazzi della nostra Isola.
La prima visita a Florianópolis, nel 2004, dette avvio a questa piccola rivoluzione. Richiesta da noi, ma anche fortemente voluta da lui, la collaborazione si allargò successivamente con una serie di iniziative comuni fra il gruppo di storici del diritto dell’UFSC e la Scuola di storici del diritto di Firenze, da lui fondata e diretta. Con la sua straordinaria sensibilità Grossi seppe leggere i nostri movimenti e i nostri bisogni, delineando in un modo molto discreto le linee di una collaborazione rivolta ad erigere una robusta struttura che con il tempo si sviluppò ed articolò anche tramite il contributo di altri ricercatori meticolosamente scelti ed indicati da lui. Sorsero eventi, manifestazioni, opere collettive, traduzioni e un forte interscambio di idee, di studenti e di professori. Furono anni intensi segnati da una proficua cooperazione internazionale in cui non solo dei fiorentini sono stati scelti per allargare i nostri orizzonti. Oltre a Pietro Costa, Paolo Cappellini e Giovanni Cazzetta, arrivarono nell’Isola di Florianópolis i maceratesi Luigi Lacchè e Massimo Meccarelli, i milanesi Claudia Storti e Stefano Solimano, il lisboeta Antonio Manuel Hespanha, e Alberto Romano, che tramite Grossi ci ha inoltre concesso l’onore di pubblicare la prima traduzione in lingua portoghese de L’Ordinamento Giuridico di suo nonno, Santi Romano.
Grossi li indicò non per caso, ma con la cura con la quale giungeva a conoscere profondamente i campi in cui seminava. Sempre attento alle capacità e alle vocazioni presenti nel nostro gruppo, il maestro cercò, tramite il suo circolo di colleghi più cari, di fornirci un panorama plurale di strumenti, tecniche e metodologie idonei e raffinati per l’approfondimento della ricerca nella storia del diritto.
Di lui traducemmo e pubblicammo in Brasile in primo luogo Mitologias jurídicas da modernidade, concisa collettanea che in quell’anno di 2004 era ormai stata consacrata dal pubblico nella sua terza edizione in lingua italiana e nella traduzione in lingua spagnola. Subito dopo toccò al volume O Direito entre Poder e Ordenamento, un’altra collettanea, questa volta formata da testi scelti del gruppo florianopolitano di ricercatori. Erano testi originariamente pubblicati in Italia, da noi tradotti in portoghese per il nostro uso quotidiano, rivolti principalmente agli studenti del corso di laurea che con il passare degli anni si erano aggregati a questo piccolo nucleo dimostrando interesse ad iniziare un percorso di approfondimento nelle linee del pensiero giuridico fornite da Grossi. Nel 2019, dopo che ebbe concluso il suo impegno come Presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana, ci incontrammo in Villa Ruspoli, sede del suo Centro studi per la storia del pensiero giuridico moderno, per pensare in come organizzare la proposta di un terzo volume brasiliano, oggi in corso di stampa, intitolato História da Cultura Jurídica. O direito como experiência entre Medievo e Pós-Modernidade, anch’esso una raccolta di saggi da lui scritti nel corso della sua proficua vita accademica. Le tre opere, insieme ad alcuni altri lavori tradotti da Ricardo Sontag, Diego Nunes, Airton Ribeiro da Silva Jr., Felipe Pante de Campos Leme e Kristal Moreira Gouveia furono da lui lasciati come eredità di un ampio, profondo e articolato patrimonio intellettuale, segnato dalla raffinatezza e dall’erudizione che hanno caratterizzato le ricerche di uno dei più grandi rappresentanti della scienza giuridica italiana negli ultimi cinquant’anni.
4. La comunità accademica di Florianopolis – l’“Isola incantata” grossiana –, non fu l’unica realtà latinoamericana toccata da lui con profondità, lasciando come eredi di un patrimonio intellettuale significativo tante generazioni di professori e studenti. Più che altro l’impatto del pensiero di Paolo Grossi in America Latina è oggi evidente nei cinque più grandi paesi del continente: Brasile, Argentina, Messico, Colombia e Perù, tutti dotati di nuclei di ricercatori che, in diversi modi, in disuguali proporzioni e in differenti aree della scienza giuridica, si muovono seguendo i temi e il tracciato metodologico da lui tramandato.
L’inizio dell’epopea tramite la quale il maestro fiorentino cambiò il volto della storiografia giuridica latinoamericana venne riportato nel volume del 2016 dei suoi Quaderni fiorentini, quando raccontò del suo primo viaggio in Brasile negli anni settanta del secolo scorso, in cui non riuscì ad «[...] incontrare storici del diritto, per la semplicissima circostanza che mancavano nelle Facoltà giuridiche delle Università brasiliane colleghi che si occupassero professionalmente della storia del diritto; la quale era lasciata alla buona volontà e alla passione di qualche cultore del diritto positivo, che poteva anche dedicare un po' del suo tempo a scrivere un “corso”, una sorta di “manuale” (come è nel caso dell’internazionalista Haroldo Valladão), o poteva riservarvi dello spazio in seno a un proprio raffinato programma culturale (come è nel caso di Clovis do Couto e Silva); restava, però, ben rinserrata all'interno di singole avventure intellettuali senza alcuna traduzione negli ordinamenti istituzionali delle Università[1]».
Grossi ci raccontò varie volte questo episodio, sempre sottolineando quanto era dolente per lui l’aridità che caratterizzò la storiografia giuridica brasiliana di quel periodo, salvata soltanto in minima parte da questi intrepidi giuristi dogmatici che per puro amore della scienza riuscirono ad inserire qualche riga nei loro trattati e qualche parola sulla storia del diritto nelle loro lezioni. Lo raccontò sempre ricordando con affetto il suo caro amico professore di diritto civile all’Universidade Federal do Rio Grande do Sul, Clovis do Couto e Silva, giurista di diritto positivo che ebbe una sensibilità immensa per i temi storiografici. Con riferimento alla scuola di civilisti da lui fondata, Grossi volle mantenere rapporti fino ai suoi ultimi giorni sia con Judith Martins-Costa, che succedette a Couto e Silva nella cattedra a Porto Alegre, sia con Laura Beck Varella, storica del diritto nata nell’intreccio della scuola riograndense con quella fiorentina, oggi attiva a Madrid.
Se da una parte negli anni settanta Porto Alegre fu la prima sede universitaria latinoamericana ad accogliere Paolo Grossi, dall’altra, da quegli anni fino all’agosto del 2011, occasione in cui fece l’ultimo soggiorno nel nuovo continente, egli conobbe e seppe dialogare con numerose realtà accademiche. Perciò nell’intervento conclusivo del convegno che ebbe luogo a Firenze quando vennero commemorati i quarant’anni dei suoi Quaderni fiorentini, nell’ottobre 2012, ci presentò un nuovo quadro latinoamericano abbastanza differente da quello che aveva osservato nel suo primo viaggio: «Un’ultima notazione, che ritengo necessaria, anche se mi rendo conto che il tempo stringe; e concerne il recupero di sempre maggiori spazi geografici. Il riferimento è, almeno per le mie limitate conoscenze, a una terra nuova, l’America latina, dove una responsabile storiografia è in continua crescita culturale, con una sempre maggiore presenza all’interno delle realtà universitarie[2]».
Il riferimento era alla storiografia giuridica dei cinque paesi succitati, in cui le ricerche avvenute dopo i suoi passaggi sono state svolte in modo più articolato e i gruppi di ricercatori si sono allargati, e moltiplicati sul territorio, con l’arrivo delle nuove generazioni. In Messico l’influenza della storiografia giuridica grossiana è presente in modo intenso nei gruppi di ricerca intorno a José Ramón Narvaez e a Rafael Estrada, con sfumature anche nei lavori di Pablo Mijangos e di Salvador Cárdenas. In Argentina la lunga e proficua amicizia di Grossi con Victor Tau Anzoátegui ha generato una densa collaborazione con gli storici del diritto operanti a Buenos Aires. In Perù il pensiero grossiano ha avuto una grande influenza sugli scritti di Carlos Ramos Nuñez e della sua scuola limeña, principalmente per quanto riguarda gli studi sulla codificazione civile peruviana. In Colombia, è tramite li gruppo di Julio Gaitan Bohórquez, storico del diritto all’Universidad del Rosario, che nuances delle categorie e il metodo di Paolo Grossi vengono applicati in studi sulla formazione dei giuristi colombiani.
In Brasile l’impatto di Grossi è stato ancora più intenso che nelle realtà degli altri quattro paesi latinoamericani. Riprendendo quel che diceva il maestro sulla storiografia giuridica del grande paese sudamericano, era praticamente impossibile incontrare qualcosa di solido ancora negli anni settanta ed ottanta del secolo scorso: ma è stato nel territorio del gigante sudamericano che lui ha seminato con più intensità.
I primi consolidamenti della storia del diritto come disciplina autonoma sono sorti in Brasile soltanto dagli anni novanta in poi, grazie soprattutto al lavoro svolto da Antonio Carlos Wolkmer presso l’Universidade Federal de Santa Catarina, da José Reinaldo Lima Lopes presso l’Universidade de São Paulo, e da Arno Wehling presso l’Universidade Gama Filho, a Rio de Janeiro. Tutti e tre lettori assidui delle opere del maestro fiorentino. Grazie all’azione pionieristica di questi tre importanti ricercatori si può ben dire che finalmente si è iniziato in Brasile il processo di costruzione dell’identità della disciplina, che da quel momento in poi è diventata insegnamento d’obbligo nelle facoltà giuridiche. Se da una parte, nasceva una storiografia giuridica brasiliana, da un’altra, l’azione compiuta da Wolkmer, da Lima Lopes e da Wehling restava circoscritta ad ambiti ben determinati, mentre gran parte delle università all’interno del paese ancora non potevano contare su ricercatori e laboratori rivolti a fare una vera e propria storiografia del diritto. Lasciamo la parola al maestro stesso: «Io vorrei qui parteciparVi una mia esperienza personale per quanto attiene il Brasile che funge – ai miei occhi – da grande laboratorio culturale con una crescita sorprendente. Quando io mi recai per la prima volta in Brasile, nei primi anni Settanta, fui ospite dello Instituto dos Advogados dello Stato di Rio Grande do Sul, perché era un brillantissimo avvocato di Porto Alegre [...] ad invitarmi. La storia del diritto era totalmente assente dai piani di studio delle Facoltà giuridiche brasiliane, e, se c’era qualche libro avente a oggetto analisi sul percorso storico del diritto brasiliano, questo era dovuto alla rara curiosità di sparuti cultori del diritto positivo. Sono ritornato, in seguito, diverse volte in quel grande paese e ho constato un continuo progredire. Oggi, siamo in presenza di autentiche fucine dove si insegna la storia del diritto, si pubblicano pregevoli indagini, si allevano discepoli[3]».
Le righe dell’intervento conclusivo del convegno del 2012 non lo dicono – anzi il maestro non volle mai riconoscerlo –, ma non ci restano dubbi riguardo al fatto che fu lui il demiurgo che si è preso carico del compito di gettare le basi, costruire le colonne e di plasmare le mura della stragrande maggioranza di questi laboratori di ricerche brasiliani, da lui sempre chiamati «autentiche fucine».
L’eredità tramandata dal maestro fiorentino è presente oggi in Brasile nelle comunità di storici del diritto operanti nelle università federali a Florianópolis, a Curitiba e a Belo Horizonte. Sono delle realtà che seguono rigorosamente la metodologia e le tematiche proposte da lui, applicandole in ricerche su vari contesti tipici dell’universo giuridico brasiliano. I gruppi di ricerca in storia, teoria e filosofia del diritto delle università federali a Rio de Janeiro, a Porto Alegre, a Brasília, a Fortaleza, a Salvador e a Recife, cosi come in quella statuale che domina il panorama a São Paulo, anche se vengono da differenti tradizioni si avvicinano moltissimo al pensiero grossiano, utilizzando spesso le categorie e gli strumenti metodologici da lui fornito. Le analisi di Grossi sono presenti inoltre nei lavori svolti in gruppi di ricercatori all’interno degli atenei statuali e privati[4] negli Stati di Santa Catarina (Chapecó, Itajaí, Criciúma e Joinville), Paraná (Maringá), Rio Grande do Sul (São Leopoldo), Paraíba (Mossoró) e Ceará (Juazeiro do Norte e Sobral).
Credo sia possibile ricordare i nomi di un centinaio di ricercatori brasiliani che si valgono quotidianamente nelle loro ricerche e della strumentazione metodologica fornita da Grossi, mescolandolo con altre linee ed influenze. Oltre a quelli citati precedentemente, ve ne sono alcuni altri, rilevanti, che non posso non menzionare, ossia, Airton Ribeiro Silva Jr. (UniHelsinki), Alexander Castro (UniCesumar), Alexandre Ribas de Paulo (UEM), Alfredo Dal Molin Flores (UFRGS), Anderson Vichinkeski Teixeira (Unisinos), André Peixoto de Souza (UFPR), Ana Lúcia Sabadell (UFRJ), Anna Clara Lehman Martins (MPI/Frankfurt), Arthur Barreto de Almeida (UNIFI/UFMG), Caetano Dias Correa (UFSC), Cristiano Paixão (UnB), Diego Nunes (UFSC), Felipe Pante Leme de Campos (USP), Fernando Nagib Coelho (UFBA), Gustavo Machado Cabral (UFC), Luís Fernando Lopes Pereira (UFPR), Marcel Mangili Laurindo (UFSC), Marcelo Casseb Consentino (UFPE), Márlio Aguiar (UFPR/UFSC), Paulo Potiara de Alcântara Veloso (Cesusc), Philippe Oliveira de Almeida (UFRJ), Rafael Peixoto Marques (UFERSA), Raquel Razenti Sirotti (MPI/Frankfurt), Ricardo Marcelo Fonseca (UFPR), Ricardo Sontag (UFMG), Sérgio Said Staudt (UFPR) e Walter Gandalini (UFPR).
5. La scomparsa di Paolo Grossi ha lasciato in tante generazioni di giuristi latinoamericani la dura sensazione di essere rimasti orfani. In mezzo ad una tristezza immensa e ad un vuoto devastante, nessuno di noi riusciva a credere che il vecchio maestro ci avesse lasciati. Anche se abbiamo avuto la fortuna di ricevere direttamente dalle sue mani un patrimonio intellettuale che ha trasfigurato la storiografia giuridica dei nostri paesi, il dolore per la notizia trasmessa dalla voce commossa di Paolo Cappellini ha trapassato il cuore di chi come noi ha imparato ad amare non solo il rigore, l’erudizione, la densità teorica e le sfumature metodologiche di Grossi, ma anche lo stile fiorentino tutto suo di gestire i rapporti umani, con sincerità, affetto ed amorevolezza.
Echeggia tra di noi in America Latina la proposta, la sfida che egli ci ha lanciato in tutti i suoi scritti, ovvero la necessità che, nelle nostre ricerche da storici del diritto quotidianamente, assumiamo il ruolo di “coscienza critica” della scienza giuridica, avvertendo in modo continuo e instancabile non solo i giuristi di diritto positivo, ma tutti gli altri operatori del diritto, sui pericoli del riduzionismo che segnano il nostro tempo, testimoniando nelle nostre attività – tra didattica e ricerca – la complessità e la pluralità dell’universo giuridico. Una sfida che diventa un doveroso compito quando si legge la dedica del suo “L’Europa del Diritto”, del 2007, in cui scriveva: “ai cari e valenti discepoli degli Atenei brasiliani e messicani, seme vigoroso, per un futuro abbondante raccolto”. Questa abbondanza è già diventata concreta, ma la messe è ancora grande. Gli operai, ormai non pochi, vanno avanti sotto la gioiosa ispirazione di Paolo.
[1] P. Grossi, Un saluto alla giovane storiografia giuridica brasiliana (a proposito di Laura Beck Varella, Das Sesmarias à Propriedade Moderna. Um Estudo de História do Direito Brasileiro), in Quaderni Fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, 35 (2006), p. 1037.
[2] P. Grossi, Conclusioni, in B. Sordi (a cura di), Storia e Diritto. Esperienze a confronto. Atti dell’Incontro Internazionale di studi in occasione dei 40 anni dei Quaderni fiorentini. Firenze 18-19 ottobre 2012, Milano, Giuffrè, 2012, p. 501.
[3] P. Grossi, Conclusioni, in B. Sordi (a cura di), Storia e Diritto. Esperienze a confronto. Atti dell’Incontro Internazionale di studi in occasione dei 40 anni dei Quaderni fiorentini. Firenze 18-19 ottobre 2012, Milano, Giuffrè, 2012, p. 501.
[4] In Brasile coesistono università pubbliche federali (del governo centrale) e università pubbliche degli Stati federati. Con il termine «atenei statuali» ci si riferisce qui a queste ultime.