Magistratura democratica
Magistratura e società

Cecilia Corsi. Una presenza discreta, una grande mancanza *

di Chiara Favilli
professoressa ordinaria di Diritto dell'Unione europea, Università di Firenze

Un ricordo di Cecilia Corsi, a cui è dedicato il n. 3/2023 di Questione Giustizia trimestrale, dal titolo La triste parabola del diritto dell’immigrazione. Il legislatore cambia ancora idea (in peggio), di imminente pubblicazione

Il 29 aprile 2023 Cecilia Corsi, Professoressa ordinaria di Diritto pubblico presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università degli studi di Firenze, ci ha lasciato a causa di una malattia implacabile, dopo aver nutrito per tre anni la speranza di poterla superare.

Come emerge dai ricordi che altri colleghi ed amici le hanno dedicato (A. Cardone, In ricordo di Cecilia Corsi; G. Tarli Barbieri, Ricordo di Cecilia Corsi), il suo percorso scientifico esorbita dal diritto degli stranieri. Esso è stato tracciato sin dalla laurea, avvenuta sotto la guida di Umberto Allegretti, destinato a diventare il suo Maestro, approfondendo gli studi sul diritto pubblico con la monografia L’autonomia statutaria dei Comuni e delle Province (Milano, Giuffrè, 1995), prima, e Agenzia e agenzie: una nuova categoria amministrativa (Torino, Giappichelli, 2005), dopo. Ma è al diritto degli stranieri che Cecilia dedica prevalentemente i suoi studi e tesse una fitta rete di relazioni professionali e personali, aventi perno nella Rivista Diritto, immigrazione e cittadinanza, della quale ha assunto la direzione nel 2017 (L. Trucco, Per Cecilia; In ricordo di Cecilia Corsi). Cecilia ha traghettato la rivista dalla versione cartacea a quella digitale ad accesso libero, occupandosi di una mutazione genetica alquanto laboriosa, curando in modo metodico e con determinazione sia gli aspetti scientifici sia quelli pratici, tecnici e informatici. Altrettanta dedizione Cecilia ha profuso affinché la Rivista conseguisse il massimo riconoscimento accademico, la classe A, garantendo severe doppie valutazioni, puntualità e rigore formale; un passaggio cruciale per attrarre i contributi di giovani studiose e studiosi e un’ulteriore conferma dell’acquisito ruolo di punto di riferimento per avvocati, magistrati, operatori e studiosi del diritto degli stranieri.

La sua serenità di giudizio, la sua pacatezza, il suo equilibrio le hanno consentito di dirigere riunioni spesso vivaci, conquistandosi la fiducia e la stima di tutti i membri della poliedrica e interdisciplinare redazione, oltre che delle Associazioni promotrici, ASGI e Magistratura democratica, che le hanno garantito sempre un convinto sostegno, suggellato anche dall’avvio della rubrica Diritti senza confini ospitata in questa Rivista. Le stesse doti le sono state riconosciute in tutte le cariche ricoperte nell’Ateneo fiorentino, dove è riuscita a placare gli spesso animati confronti tra colleghi accademici: Presidente della Scuola di Scienze politiche Cesare Alfieri (2013-2016), Presidente del Corso di laurea magistrale in Scienze della politica e dei processi decisionali, membro della Commissione di Ateneo per la revisione dello Statuto e componente della Commissione per il conferimento dell’abilitazione scientifica nazionale.

Con una commovente premura e con un filo di fiato, nel crescendo di dolore e spossatezza delle ultime settimane, è riuscita a condividere il suo personale archivio della Rivista e gli ultimi messaggi, affinché fossimo in grado di predisporre la chiusura del numero allora in fieri.

Con la direzione della Rivista e con la fondamentale monografia Lo Stato e lo straniero (Padova, Cedam, 2001), Cecilia ha contribuito in modo determinante a rendere il diritto degli stranieri una disciplina autonoma, sottratta, quantomeno per lo spazio e il tempo della lettura di quelle pagine, alla imperante e pervasiva sciatteria di troppa parte della politica e di animatori di tanto concitati quanto superficiali dibattiti. Soprattutto con la sua monografia, Cecilia ha tratteggiato le coordinate del trattamento dello straniero, alla luce del quadro costituzionale, tenendo conto dei vincoli internazionali, europei e anche della prospettiva comparata, sempre presente nella sua linea di ricerca. Ne emerge un’analisi lucida ed equilibrata, ancora oggi preziosa sia nel merito sia nel metodo dello studio del diritto degli stranieri. Questo numero monografico, offrendo contributi di studio, ricerca e riflessione sul diritto degli stranieri, ancora una volta oggetto di una improvvida riforma, si situa pienamente nel solco del percorso da lei tracciato.

Cecilia era priva di pregiudizi, ascoltava tutte e tutti, per poi maturare la propria posizione fondata sulla forza della ragione. Era affidabile e accogliente: una persona sulla quale poter contare per un confronto su qualsiasi piano, lavorativo e personale. Era curiosa, amava conoscere il mondo, attraverso viaggi esotici verso mete tutt’altro che scontate, incluso il mondo interiore, che esplorava con viaggi nella contemplazione dell’anima, insieme al gruppo di meditazione guidato da Luigi Lombardi Vallauri.

Cecilia Corsi era una presenza. Una presenza discreta, solida, ferma. Una presenza che faceva la differenza, così come adesso la fa la sua assenza.

[*]

Questo scritto costituisce anticipazione del n. 3/2023 di Questione Giustizia trimestrale, dedicato al diritto dell'immigrazione e degli stranieri, di prossima pubblicazione, dedicato alla memoria della Prof.ssa Cecilia Corsi

30/09/2023
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