Diritto di famiglia e diritti umani: un corso in e-learning in collaborazione con il programma Help del Consiglio d’Europa
Nel primo semestre del 2015 si è svolta l’edizione pilota del corso a distanza organizzato dalla Scuola Superiore della magistratura e dal Consiglio d’Europa (Programma Help per la formazione dei professionisti del diritto) sul tema Diritto di famiglia e diritti umani.
Obiettivo generale del corso era favorire lo sviluppo di una metodologia di lavoro quotidiano Cedu-oriented nel diritto di famiglia e minorile.
La tecnica dell’e-learning ha consentito a ciascuno di svolgere l’attività nei tempi e nei luoghi più congeniali, mantenendo un’interazione con il docente e con gli altri partecipanti al corso e condividendo in modo riservato, e – nelle parole di uno dei partecipanti – «appropriandosi così del corso», opinioni, prassi delle diverse realtà territoriali e anche testi di provvedimenti giudiziari inediti scritti nella propria attività professionale. La diversità di ruoli, funzioni e aree geografiche di origine ha reso particolarmente fecondo questo scambio di idee e di esperienze.
1. Il programma Help
Help è il nome del programma europeo per la formazione dei professionisti del diritto, in primis magistrati e avvocati, in materia di diritti umani.
Acronimo di Human rights education for legal professionals, Help è altresì bacronimo[1], capace di esprimere la forma più efficace dell’“aiuto” indispensabile per assicurare l’implementazione e l’applicazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu) a livello nazionale, in conformità alla dichiarazione di Interlaken del 2010 e alla dichiarazione di Brighton del 2012. Con tali dichiarazioni[2], era stata – tra l’altro – sottolineata la necessità di un forte impegno del Consiglio d’Europa e delle istituzioni nazionali al fine, da un lato di far crescere la consapevolezza da parte delle autorità nazionali circa gli standards della Convenzione e, dall’altro, di assicurarne l’applicazione. Ciò assicurando percorsi adeguati di formazione teorica e pratica sulla Convenzione per lo sviluppo professionale di giudici, avvocati e pubblici ministeri. Infatti, è solo attraverso una formazione di tutte le figure professionali che interagiscono nell’applicazione del diritto che sistemi giuridici – talora muti rispetto a nuove e più evolute declinazioni dei diritti umani – che si può arrivare a dar voce a tali diritti arricchendoli di nuovi, concreti significati che trovano linfa proprio nella Convenzione e nella sua interpretazione fornita dalla Corte europea per i diritti dell’uomo.
Tale obiettivo formativo viene perseguito dal programma Help,che dunque ha lo specifico scopo di supportare la realizzazione di percorsi formativi qualitativamente studiati in modo da rendere effettive delle buone prassi (secondo l’efficace slogan «from good training to good practice»), al fine di potenziare le conoscenze dei professionisti del diritto di tutti i quarantasette Paesi membri del Consiglio d’Europa e le loro capacità di applicare la Cedu nell’ambito del quotidiano lavoro giudiziario.
In primo luogo, il programma Help si occupa di mettere a disposizione di tutti gli utenti interessati, sul sito web liberamente accessibile, materiali didattici e strumenti utili per la formazione professionale sulla Cedu (è sufficiente effettuare il login al sito: www.coe.int/help e registrarsi). Tra le risorse disponibili vi sono in particolare delle guide generali sulla metodologia di formazione e sulle nozioni fondamentali in materia di diritti umani, manuali, programmi di studio, presentazioni, casi pratici, corsi a distanza su varie tematiche e sulle disposizioni della Cedu.
Il sito è inoltre una piattaforma per corsi a distanza.
I corsi vengono predisposti da esperti del Consiglio di Europa e adattati da esperti nazionali ai contesti dei 47 Paesi, e quindi messi a punto con l’intervento di e-learning designers, che si occupano di rendere i corsi agevolmente accessibili e fruibili.
Oltre ai corsi on line di self-learning, il programma Help, assieme alle istituzioni nazionali deputate alla formazioni di magistrati ed avvocati, fornisce corsi “fatti su misura”. Questi corsi possono essere predisposti usando i materiali già disponibili, redatti per i corsi “pilota”, tenendo presenti gli specifici bisogni e correlati obiettivi formativi. La piattaforma di base è gratuita ed estremamente flessibile oltre ad essere gradevolmente accessibile grazie allo studio effettuato da attenti e-learning designers, allo scopo di tener conto delle specifiche difficoltà di accesso alla formazione da parte di persone che dispongono di tempi ristretti da dedicare alla formazione, all’interno di spazi temporali che non sono quasi mai facili da ritagliare in professioni che impongono ritmi di lavoro serrati.
Lo sviluppo dei corsi da parte del programma Help – che sono corsi a distanza e pertanto fruibili, per lo più, on-line – muove di solito dallo studio dei fabbisogni formativi. Questi vengono ricavati da analisi statistiche delle più frequenti o gravi violazioni della Convenzione o da segnalazioni effettuate dalle diverse articolazioni interne al Consiglio d’Europa.
I corsi vengono studiati a partire da una ricerca preliminare circa il fabbisogno formativo, assumendo specifiche informazioni circa il gruppo dei fruitori. Infatti, al fine di rendere efficace la formazione a distanza, i corsi sono predisposti per gruppi specifici, ciò rende sovente eterogeneo il bisogno formativo (ad esempio, sono diverse le esigenze di giudici, avvocati o pubblici ministeri; ma anche di magistrati che in determinati territori si trovano a fronteggiare fenomeni criminali o problematiche sociali che non si rinvengono altrove).
I gruppi sono seguiti da un tutor – di solito coinvolto fin dalla programmazione – che imprime il ritmo al corso, coordina i dibattiti on line, impartisce istruzioni e opera verifiche in relazione agli esercizi pratici.
In secondo luogo, vengono individuati gli obiettivi della formazione, tenendo presenti le diverse modalità con cui si sviluppano (in ordine di difficoltà crescente di raggiungimento dell’obiettivo) la conoscenza tecnica, le abilità pratiche, le attitudini individuali, o si acquisiscono valori, tema questo particolarmente delicato nel campo dei diritti umani.
Gli obiettivi formativi secondo il programma Help devono essere Smart (e anche questo è un acronimo e un bacronimo allo stesso tempo): ossia Specific, manageable, attainable (reasonable), relevant; time-specific. A tal fine viene considerata l’importanza di porre dunque obiettivi specifici, ragionevoli, dotati di rilevanza e del tempo che ci si può attendere che venga speso nell’impegno formativo (di solito stimato in non più di tre ore a settimana per non più di tre mesi) richiesto a persone consistentemente impegnate nel lavoro.
I corsi vengono quindi elaborati tenendo presente l’importanza della combinazione, nell’apprendimento delle fasi dell’esperienza concreta, dell’osservazione riflessiva, della concettualizzazione astratta e della sperimentazione attiva[3], e della diversa importanza che assumono i vari strumenti formativi in relazione ai differenti obiettivi formativi. Ad esempio, per l’acquisizione di specifiche abilità pratiche assume valore preponderante la possibilità di una pratica professionale e di scambi informali tra colleghi, mentre per l’acquisizione della conoscenza teorica risulta più efficace la lettura, accompagnata da relazioni orali e visione di slides. Così i corsi possono prevedere la stesura di brani motivazionali “tipo” con riferimento a specifiche questioni in materia di applicazione della Convenzione.
Attualmente sono disponibili tramite la piattaforma Help corsi in materia di criteri di ammissibilità dei ricorsi proposti alla Cedu; anti-discriminazione; diritto d’asilo e Cedu; impresa e diritti umani; precursori chimici; misure alternative alla detenzione; contraffazione di medicinali e crimini contro la salute pubblica; diritto di famiglia e minorile; hate crime e hate speech; cooperazione internazionale nella materia penale; traffico di esseri umani, oltre ad un corso di introduzione alla Convenzione europea dei diritti umani (solo una minima parte sono però già disponibili in lingua italiana).
Dalla fine del 2014 sono stati organizzati corsi di formazione per formatori all’esito dei quali, sulla base di prove specifiche, è stato formato un albo, consultabile sul sito Help, cui possono attingere le istituzioni nazionali deputate alla formazione.
La Scuola superiore della magistratura italiana ha intrapreso i propri contatti con il programma Help dopo il suo insediamento, e cioè dal 2012.
Delegati della Scuola hanno preso parte alle Conferenze Help anche al fine di promuovere l’utilizzo dei distance learning courses tra i magistrati italiani. I corsi attualmente disponibili in lingua italiana sono tre e concernono i criteri di ammissibilità dei ricorsi, il principio di non discriminazione e il diritto di famiglia (su quest’ultimo vd. infra nel testo parr. 2 e ss.).
Nel 2015 si è tenuta la prima conferenza del nuovo programma Help, denominato «Help in the 28» che coinvolge i 28 paesi del Consiglio d’Europa che sono altresì membri dell’Unione europea. Tale programma ha lo scopo di promuovere la formazione in materia non solo di Cedu, ma anche di Carta sociale europea e Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, viste nelle loro interrelazioni. Attualmente, è in corso di predisposizione il lancio di quattro corsi in materia di: lotta al razzismo, xenofobia e omofobia; protezione dei dati personali e diritto alla riservatezza; diritto del lavoro e diritto all’integrità della persona (con particolare riferimento ai temi della bioetica).
2. Diritto di famiglia e diritti umani
Il tema scelto dalla Scuola superiore della magistratura italiana per l’edizione pilota del primo corso Help per magistrati italiani è stato «Diritto di famiglia e diritti umani».
La Cedu, così come interpretata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, costituisce infatti oggi la fonte di origine internazionale di maggior impatto sul diritto di famiglia e minorile italiano. Così dimostrano il numero crescente di sentenze di condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo in queste materie (ben sei nel solo 2015) e anche il rilievo progressivamente attribuito alla giurisprudenza europea dalle nostri Corti nazionali, di merito e supreme.
La mole della giurisprudenza della Corte di Strasburgo e talvolta la barriera linguistica (le lingue ufficiali della Corte e quindi delle sue pronunce sono inglese e francese[4]) possono tuttavia ostacolare l’operatore nazionale, e in particolare il giudice, nell’individuare le pronunce pertinenti (che non sono ovviamente solo quelle relative all’Italia ma anche quelle che condannano un altro Stato per carenze presenti anche nel nostro Ordinamento oppure che fanno salvo un Ordinamento nazionale per la presenza di “correttivi” che il sistema italiano invece non presenta) e i principi da esse posti. Da qui, non solo l’opportunità ma la necessità di un corso specifico che fornisca una panoramica della giurisprudenza europea e dei sui principi e un metodo per l’aggiornamento professionale individuale, stimolando nei partecipanti la maturazione della consapevolezza delle rilevanti interazioni tra diritto di famiglia e diritti umani.
Considerato che un corso di formazione tradizionale della durata di pochi giorni non sarebbe stato sufficiente e che d’altro canto solo alcuni giudici avrebbero potuto partecipare a corsi più lunghi, la Scuola superiore della magistratura ha scelto di organizzare una specifica formazione su «Human right sand family law», attivando l’edizione pilota dell’omonimo corso a distanza in e learning, presente all’interno dell’offerta formativa del Programma Help e predisposto da un gruppo di lavoro costituito da esperti internazionali[5]. Una tutor italiana proveniente dal mondo accademico ha aggiornato e adattato il corso base offerto dal Consiglio d’Europa alle specifiche esigenze dei giudici italiani, per esempio predisponendo specifiche attività didattiche sulle sentenze di condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia familiare e minorile. La medesima tutor ha poi curato l’erogazione del corso, accompagnando i partecipanti nelle attività individuali e di gruppo previste per favorire l’apprendimento.
3. Gli obiettivi didattici del corso, i suoi contenuti principali e la sua struttura
Obiettivo generale del corso, come già accennato, è stato favorire lo sviluppo di una metodologia di lavoro quotidiano Cedu-oriented per tutti i magistrati partecipanti impegnati nei temi della tutela della persona e della famiglia.
Obiettivo specifico è stato invece fornire in lingua italiana[6] una panoramica dello status quo della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia familiare e minorile di specifico interesse per l’operatore italiano, con alcuni cenni anche ad altre fonti internazionali di interesse (segnatamente la Convenzione dell’Aja sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, la Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli e la Convenzione europea sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica).
Durante il kick off meeting tenuto a Scandicci nel mese di gennaio 2015 si sono concordati con i partecipanti i principali contenuti e l’articolazione temporale del corso che è iniziato in febbraio e terminato a luglio. L’obiettivo era di scandire le unità didattiche in modo tale da impegnare i partecipanti per circa una mezza giornata la settimana.
Le unità didattiche (“sessioni”) del corso sono state dodici, di cui la prima dedicata a un’introduzione sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e sulla Corte di Strasburgo e l’ultima dedicata a un test finale e alla valutazione complessiva dell’esperienza, tramite un questionario di soddisfazione e due teleconferenze tra i partecipanti, la tutor e la rappresentante della Scuola superiore della magistratura nel corso. Gli argomenti oggetto di specifica attenzione nelle unità didattiche, tendenzialmente monotematiche, sono stati: la formalizzazione delle relazioni di coppia mediante matrimonio o unioni civili, l’affidamento dei figli nella scissione della coppia genitoriale e in particolare i contatti con il genitore non coabitante, la sottrazione internazionale di minori, l’affidamento extrafamiliare, l’adozione dei minorenni, il ruolo del minore e dei genitori nei procedimenti de potestate, la violenza domestica, le questioni transnazionali in materia familiare e minorile, con particolare riguardo al riconoscimento di situazioni familiari costituite all’estero.
Ogni sessione era costituita da un modulo indipendente di formazione a distanza, avente obiettivi di apprendimento, struttura e verifiche propri. Nello specifico, ciascuna sessione era strutturata in:presentazioni (principalmente testi predisposti ad hoc e contenenti una rassegna ragionata dei principi e della giurisprudenza della Corte di Strasburgo sull’argomento di interesse); casi pratici ed esercizi (con l’obiettivo di favorire una riflessione ove possibile di gruppo sull’impatto dei principi europei sul diritto positivo e vivente di origine interna); verifica individuale (per esempio un quiz o più spesso un breve testo argomentativo); risorse aggiuntive (link utili, video e supporti multimediali). All’inizio di ogni sessione, la tutor apriva un forum “dedicato” in cui illustrava gli obiettivi dell’apprendimento, le attività previste e la durata della sessione (di solito due settimane).
La sessione n.9, per esempio, era dedicata all’adozione e prevedeva la lettura da parte dei partecipanti di due testi contenenti una rassegna delle convenzioni internazionali rilevanti in materia di adozione e della più importante giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia. Seguiva poi un forum di discussione su «genitorialità fragili e dichiarazione dello stato di adottabilità», in particolare con riferimento al contesto migratorio (sono infatti ben 5 le condanne dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo per affrettate dichiarazioni dello stato di adottabilità di figli di genitori migranti). Concludeva la sessione un altro forum (questa volta di verifica, cioè con un giudizio del tutor al singolo partecipante sull’intervento fatto) sul mantenimento delle relazioni di fatto e giuridiche tra minore e famiglia di origine dopo l’adozione, con focus sui rapporti tra adozione in casi particolari e adozione piena (sul tema cfr. Corte Edu, Zhou c. Italia, 21 gennaio 2014).
4. Il metodo dell’e-learning: punti di forza e criticità
Il corso ha utilizzato l’ambiente di apprendimento Moodle (acronimo di Modular object-oriented dynamic learning environment), un software open source e modulare che permette agli utenti di sviluppare funzionalità aggiuntive personalizzate. Tramite esso il tutor può condividere plurimi materiali didattici (testi scritti, video, audio) e organizzare molteplici attività didattiche interattive rivolte al singolo partecipante o a gruppi di partecipanti, utilizzando per esempio gli strumenti delle chat, dei forum, delle videoconferenze, della scrittura collaborativa (wiki), dei quiz.
Il punto di forza dell’e-learning, oggi ampiamente utilizzato anche in ambito universitario italiano anzitutto a beneficio di studenti lavoratori o fuori sede, è quello di permettere a ciascuno di svolgere l’attività nei tempi e nel luogo a lui più congeniali, mantenendo però un’interazione con il docente e con gli altri partecipanti al corso. Con specifico riferimento al corso «Diritto di famiglia e diritti umani» un vantaggio è stato la possibilità di condividere in modo riservato, e – nelle parole di uno dei partecipanti – «appropriandosi così del corso», i testi di provvedimenti giudiziari inediti scritti nella propria attività professionale. Alcuni hanno inoltre evidenziato il fatto che lo strumento informatico ha consentito di “abbassare” la gerarchia, consentendo anche ai colleghi più giovani e meno esperti di prendere la parola portando le loro opinioni e la loro esperienza.
I gravosi impegni professionali di ciascuno hanno tuttavia reso difficile, se non impossibile, sfruttare tutte le potenzialità dell’e-learning, in particolare le attività sincrone, per esempio le chat e le video conferenze, pur originariamente previste nel corso. In itinere si è dunque concordato tra tutor e partecipanti di privilegiare lo strumento del forum: talvolta lanciato dal tutor o da un partecipante riprendendo argomenti di attualità (per esempio le recenti sentenze di condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo Manuello e Nevi c. Italia, Paradiso e Campanelli c. Italia), talvolta inserendo il forum stesso all’interno dell’unità didattica come esercizio o come verifica che desse modo ai partecipanti di riflettere sull’impatto della giurisprudenza di Strasburgo sull’ordinamento interno. In questo modo è stato possibile socializzare le proprie riflessioni confrontandosi con i colleghi.
La novità e la scarsa dimestichezza con lo strumento informatico hanno creato qualche difficoltà, per esempio con riferimento allo strumento del wiki (attività di scrittura collaborativa).
5. Un tentativo di bilancio e le prospettive future
I magistrati partecipanti al corso sono stati quattordici(su venti posti disponibili).
Tutti hanno espresso una generale soddisfazione per il corso. Nelle parole di uno dei partecipanti, si è trattato di un corso formulato per contenuti e modalità in modo «assolutamente utile per la formazione del giurista del terzo millennio, sempre più investito di un compito di raccordo fra il diritto scritto – di matrice interna e sovranazionale – e la società con i diritti, espressi, inespressi e in divenire, che in essa si sviluppano, prendono lentamente forma, vanno progressivamente delineandosi». Secondo un altro, «Il corso così come concepito permette ... approfondimenti che non sono possibili attraverso i corsi di formazione usuali di tipo frontale sia per il tempo a disposizione che per le modalità a volte più passive (nel rapporto tradizionale docente-discente)».
È stata in particolare sottolineata la crescita personale professionale su questi temi, rilevando come il corso abbia sollecitato a cambiare la prospettiva di lavoro sviluppando una sorta di «riflesso condizionato» (l’espressione è di una delle partecipanti al corso) all’applicazione del diritto Cedu. Diversi partecipanti hanno inoltre sottolineato l’utilità delle attività di assessment in progress previste al termine di ciascuna unità didattica al fine di verificare le conoscenze acquisite e la capacità di applicare i principi Cedu a vicende concrete: si è in particolare sottolineato che tali attività di verifica costituiscono un esperimento a oggi unico nel panorama dei corsi offerti dalla Scuola superiore ma il modus operandi potrebbe invece essere riproposto anche per le altre iniziative in modo da potenziale l’effetto formativo delle stesse. Alcuni partecipanti hanno poi raccontato di aver condiviso con colleghi dei propri uffici i materiali del corso, favorendo così la disseminazione di quanto appreso e maturato. Per potenziare tale diffusione, si è tuttavia rilevata l’opportunità che corsi così lunghi e impegnativi siano meglio valorizzati prevedendo fin da subito nei mesi successivi alla chiusura del corso momenti di riflessione sui risultati del corso stesso nell’ambito della formazione decentrata.
La diversità di ruoli, funzioni e aree geografiche di origine ha reso particolarmente interessante per tutti lo scambio di opinioni e di esperienze sui temi del corso. A questo proposito, una delle proposte fatte per eventuali altre edizioni è stata di coinvolgere anche avvocati italiani e, ove possibile (eventualmente solo per alcune attività es. tavole rotonde monotematiche organizzate con lo strumento della videoconferenza), colleghi magistrati stranieri.
La più rilevante criticità emersa è stata la difficoltà per i partecipanti di conciliare l’impegno richiesto dal corso (circa una mezza giornata alla settimana) e l’attività professionale. La maggioranza per esempio svolgeva le attività proposte nel weekend, spesso a ridosso della scadenza e frequentemente venivano richieste alla tutor dilazioni dei termini di consegna. In considerazione di ciò, si è proposto per eventuali altre edizioni di prevedere, accanto al corso base di dodici sessioni, la possibilità per i partecipanti di iscriversi a percorsi più brevi da poter seguire anche indipendentemente (per esempio un modulo introduttivo da abbinare ad alcune unità didattiche sul diritto minorile oppure sulla relazione di coppia).Più in generale, si è ribadita la necessità di affermare anche dal punto di vista culturale l’imprescindibilità della formazione, anche riconoscendo – in concreto – che le ore impiegate nella formazione stessa sono ore di attività lavorativa.
[1] Il bacronimo è una frase in cui le parole sono scelte al fine di dare un significato ad una parola partendo dalle singole lettere che la compongono (ad es. un bacronimo di Law può essere Legally adopted wisdom, B.D.Bhargava, Bacronyms, Minerva Press, India, 2002).
[2] Che, invero, seguono la fondazione di Help che risale ad una iniziativa del marzo del 2008 della Norvegia, del Consiglio d’Europa e della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa.
[3]Vedi al riguardo: A. Kolb, Experential Learning: experience and the source of learning and development, Englewood Cliff, MJ, Prentice Hall 1984.
[4] Il sito del Ministero della giustizia pubblica, con qualche mese di ritardo, il testo delle sentenze di condanna dell’Italia: cfr. www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_20.wp.
[5] Ursula Kilkelly, Patrick Kinsch, Leonardo Lenti, Peter Mc Eleavy, Daniel Pical e Roberto Rivello.
[6] Pare interessante notare che alcuni partecipanti hanno manifestato la loro difficoltà nell’utilizzare i materiali didattici non in lingua italiana.