Risoluzione di Medel sulla formazione dei magistrati
Sin dalla sua costituzione Medel si è occupata della formazione dei magistrati. In effetti, l’idea di fondare quest’associazione è nata dal confronto nel corso dei seminari internazionali organizzati all’inizio degli anni Ottanta presso l’Ecole nationale de la magistrature a Bordeaux e di un convegno che si è svolto presso l’Università di Lille nel 1983.
La raccomandazione (2010)12 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa sui giudici prevede:
- che deve essere erogata ai giudici una formazione teorica e pratica, iniziale e permanente, integralmente a carico dello Stato. Essa deve ricomprendere la trattazione delle questioni economiche, sociali e culturali relative all'esercizio delle funzioni giudiziarie. L'intensità e la durata di tale formazione devono essere determinate in base alle precedenti esperienze professionali.
- che un'autorità indipendente deve garantire, nel pieno rispetto della autonomia didattica, che i programmi di formazione iniziale e permanente soddisfino i requisiti di apertura, competenza professionale e imparzialità propri della funzione giurisdizionale.
Per una formazione a una cultura giudiziaria europea
I giudici nazionali sono in prima linea nell’applicazione del diritto europeo e per questo impegnati in una sfida sul piano culturale, non solo delle conoscenze.
L’emergere di uno spazio giudiziario europeo comporta nuove esigenze in materia di formazione. Il rafforzamento della cooperazione giudiziaria richiede non solo soluzioni tecniche, ma anche una cultura giudiziaria comune: una comunità d’azione, di pensiero e di valori, che favorisca la riflessione e il confronto, senza i quali è impossibile costruire la fiducia reciproca.
I magistrati europei devono essere formati per essere gli interpreti, liberi e indipendenti, dei valori comuni definiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il confronto fra gli ordinamenti nazionali e le prassi, oltre a una buona conoscenza della giurisprudenza europea, permette di stimolare uno spirito critico necessario alla costruzione di un diritto vivente fondato su comuni valori umani, e sociali. Rimettere in discussione le pratiche consolidate all’interno della professione, ed esaminarle da un punto di vista “europeo”, anche con l’apporto che viene dal confronto con non magistrati, per criticarle e farle evolvere, significa contribuire a un progetto di formazione al servizio di quelle forces imaginantes du droit di cui l’Europa è promotrice.
Per una formazione deontologica e pratica
La formazione del magistrato deve riguardare ciò su cui si basa la legittimità della sua funzione: l’imparzialità, l’indipendenza, l’equità, il rispetto del contraddittorio, la qualità della motivazione delle sue decisioni. La formazione deve preparare il magistrato a essere un interprete consapevole della legge.
Per questo motivo, la formazione iniziale deve permettere ai futuri magistrati di acquisire familiarità con il contesto procedurale e sociale nel quale dovranno adottare le loro decisioni. Per quanto riguarda la deontologia, la formazione deve tendere a sviluppare la loro capacità d’analisi sul ruolo e la funzione del giudice nella società contemporanea. In particolare, essa deve puntare, a partire da esempi concreti, a suscitare la riflessione e il dibattito sul comportamento del giudice nella gestione del processo, nelle sue relazioni con gli avvocati, i pubblici funzionari, i testimoni, i collaboratori e gli utenti.
Per una formazione pluralista e aperta
Attraverso il coinvolgimento nei programmi di formazione delle scuole o autonome iniziative, le organizzazioni di magistrati operano per accrescere il carattere pluralista della formazione, permettendo la rappresentazione di opinioni diverse che consente di acquisire consapevolezza della pluralità di soluzioni possibili, del margine di libero apprezzamento nel prendere le decisioni, della necessità di spiegare e motivare l’interpretazione della legge. In questo modo si costruisce un percorso che favorisce una critica razionale del diritto e della sua applicazione.
La magistratura associata ha anche un approccio lontano dall’accademismo. Molte riunioni, che non si configurano esplicitamente come momenti di formazione, contribuiscono, attraverso lo scambio e il confronto tra esperienze diverse, alla formazione di coloro che vi partecipano e che potranno condividerne i risultati con altri colleghi.
La formazione non si può limitare all’apprendimento delle tecniche di gestione degli affari ma deve mettere i magistrati in condizione di decidere nel rispetto dell’ordinamento giuridico e con la consapevolezza delle conseguenze extra-giuridiche, in particolari sociali, delle loro decisioni.
L’apertura verso l’esterno scongiura il rischio di autoreferenzialità e di riproduzione di un modello chiuso, presentato e acquisito come l’unico possibile, e consente di riflettere concretamente su ciò che la società chiede e si aspetta dalla giustizia.
Per una formazione comune della magistratura giudicante e inquirente
La difesa delle libertà fondamentali non riguarda soltanto il processo, ma anche la fase delle indagini, nella quale la magistratura inquirente gioca un ruolo importante. Una cultura comune tra magistratura giudicante e inquirente è la migliore garanzia contro gli abusi del sistema repressivo e per una migliore tutela dei diritti e delle libertà personali.
Una formazione comune deve anche rendere il giudice capace di immaginare scelte diverse rispetto a quelle della polizia giudiziaria e della procura, assicurando un rispetto effettivo dei diritti senza pregiudicare la qualità dell’inchiesta. Per questo motivo, il giudice deve avere un’esperienza che lo metta in grado di comprendere e valutare le tecniche dell’indagine nonché le informazioni di cui dispone. Si tratta di una delle condizioni necessarie perché il giudice sia indipendente rispetto a tutti i soggetti coinvolti nel procedimento.
Belgrado, 7 luglio 2014