Magistratura democratica

Il ruolo dell’associazionismo giudiziario durante la crisi costituzionale in Polonia

di Monika Frąckowiak

Il contributo dell’associazionismo giudiziario per la difesa e la promozione della rule of law in contesti di forte crisi costituzionale, come quello sperimentato dalla Polonia in anni recenti, nella testimonianza della vicepresidente di MEDEL.

Più che un punto di vista sugli aspetti teorici della crisi della rule of law in Polonia, vorrei condividere con voi la mia esperienza personale. Gualtiero Michelini ha già descritto perfettamente il percorso che ha portato al collasso della rule of law in Polonia. Posso osservare processi analoghi anche in altri Paesi dell’Unione europea: tutto ha inizio con la narrativa dei politici populisti. Ciò si può vedere anche in Italia, nei Paesi Bassi e in altri Paesi. Quel che è accaduto in Polonia nel 2015, quando il partito populista ha vinto le elezioni, è l’utilizzo di tale narrativa contro le élites – e quali migliori rappresentanti delle élites se non i giudici? La prima cosa che hanno fatto è stata prendere il controllo della Corte costituzionale, della Procura, della televisione e della radio pubbliche. Davvero, il controllo dei media è stato un fattore importantissimo per smantellare la rule of law in Polonia. Grazie alla propaganda attraverso i mezzi di comunicazione pubblici, i politici sono riusciti a preparare il terreno per acquisire il controllo di altre istituzioni come la Corte suprema, il Consiglio dei giudici, i tribunali ordinari. 

Quindi, come è potuto accadere che, nonostante tutto questo, dopo le ultime elezioni parlamentari la Polonia sia riuscita a rimettersi nuovamente sui binari della democrazia? 

Credo che abbiano contribuito due fattori. Uno è stato il risveglio della società civile in Polonia, e l’altro il fattore “Unione europea”.

Per quanto riguarda la società civile, specialmente le cosiddette élites, inclusi i giudici e i pubblici ministeri indipendenti, gli accademici, i giornalisti indipendenti, hanno compreso quanto sia essenziale avere un dialogo con la società, poiché la consapevolezza della società è ciò che può impedire agli autocrati di prendere il controllo del Paese intero. 

Come potete immaginare, è così semplice scatenare una campagna d’odio contro i giudici! Anche voi avete il vostro esempio, adesso, quello dei giudici siciliani che si sono occupati dei casi dei migranti, divenuti bersaglio di propaganda nei media controllati dal Governo. 

Come giudici, abbiamo capito che dovevamo uscire dalle aule di tribunale, uscire dalla nostra comfort zone, e trovare un linguaggio comune con i cittadini. Così, ad esempio, con Iustitia, abbiamo deciso di partecipare ai festival di musica rock, per informare i giovani sui loro diritti. Alcuni membri della nostra associazione hanno preso parte ai “legal cafés” organizzati da noi o dalle comunità locali. Si tratta di incontri nei quali la gente pone ai giudici domande sul loro lavoro, sul ruolo della Costituzione, o anche semplicemente sul perché i processi durino così tanto.

Abbiamo anche capito il potere della solidarietà. Per questo abbiamo iniziato attività di cooperazione non solo con gli esponenti di altre professioni legali, ma anche con giornalisti, accademici, artisti, studenti, etc.

Circa poi il fattore europeo, abbiamo compreso cosa significhi davvero essere membri dell’Unione europea, sia per quanto concerne l’essere comunità europea che per quanto riguarda il sistema giuridico europeo. 

Come giudici, abbiamo utilizzato alcuni strumenti propri del diritto europeo per proteggere la rule of law, come il rinvio pregiudiziale. Alcuni di noi (ad esempio, Igor Tuleya) hanno presentato ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

Anche persone comuni si sono rivolte alla Corte Edu per impugnare le “riforme” del sistema giuridico polacco effettuate dal partito Diritto e Giustizia. 

Abbiamo poi percepito un supporto incredibile da parte dei nostri colleghi europei e questo ci ha davvero incoraggiati a essere più forti nella nostra lotta per un potere giudiziario indipendente in Polonia. 

Devo inoltre sottolineare il ruolo della Commissione europea, che ha deciso di avviare alcune importanti procedure di infrazione nei confronti della Polonia e anche la procedura ex art. 7. Tuttavia, come sottolineato dai relatori precedenti, la procedura ex art. 7 non è efficace. Le procedure di infrazione hanno giocato un ruolo molto più importante – almeno, hanno rallentato il processo di smantellamento totale dello Stato di diritto in Polonia. 

Devo, però, ricordare che la Commissione europea è pur sempre un organo politico, talvolta attento più alle necessità politiche del momento che ai Trattati e alle sentenze rese dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Per questo, con MEDEL e altre organizzazioni giudiziarie, abbiamo deciso di ricorrere alla Corte di Lussemburgo contro la Commissione e il Consiglio, sostenendo il mancato rispetto delle sentenze della Cgue nel definire gli obiettivi del Recovery Plan per la Polonia. Siamo ancora in attesa dell’esito del procedimento. 

A conclusione di queste riflessioni, vorrei ancora una volta evidenziare l’importanza della consapevolezza della gente sull’importanza della rule of law. Informare le persone sul perché è così importante avere tribunali indipendenti, sul fatto che tutto ciò non sia a beneficio dei giudici ma per il bene della gente comune, dovrebbe essere una delle priorità della Ue. 

Solo qualche parola sulla situazione attuale in Polonia. È molto difficile ripristinare lo Stato di diritto in Polonia, prima di tutto perché abbiamo ancora un Presidente che non ha intenzione di firmare la nuova legge che ristabilirebbe gli standard europei nel sistema polacco. Egli ha infatti ripetuto varie volte che non intende ripudiare i cambiamenti che ha sostenuto in prima persona.

Al tempo stesso, non possiamo utilizzare gli stessi metodi del precedente governo, ovvero apportare modifiche senza basi giuridiche. Quello che sta tentando di fare attualmente il Ministero della giustizia è riformare gradualmente il sistema nel suo complesso. Ad esempio, secondo il sistema attuale, è decisione discrezionale del Ministro della giustizia nominare i presidenti di tribunale. Tuttavia, nonostante attualmente non esista una simile procedura, i giudici organizzano nelle corti delle assemblee per eleggerne il presidente a scrutinio segreto. Il Ministro, successivamente, nomina chi è stato eletto in quella specifica corte. 

In ogni caso, il processo è difficile, ma insieme ad altri giudici e alla società civile siamo convinti che alla fine lo Stato di diritto prevarrà. Non daremo per scontata la democrazia e vigileremo sulla classe politica, indipendentemente da quale parte i suoi attori rappresentino. 

 

 

*  Versione italiana del precedente articolo. Traduzione a cura di Sara Cocchi.