Sui delitti contro l’eguaglianza
L’accantonamento del disegno di legge Zan impone di riprendere da capo una riflessione sulla qualità della protezione normativa che è necessario introdurre per favorire fra le persone relazioni comprensive delle diversità e avversare i comportamenti discriminatori e violenti
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Questione giustizia ospita il primo capitolo del libro di Francesco Buffa, Ebrei, negri, musulmani, extracomunitari e zingari. Le discriminazioni istituzionali ieri ed oggi (quando la legge non è uguale per tutti), uscito per le Edizioni KEY, con introduzione di Livio Pepino, ampia ricostruzione del quadro della legislazione nazionale, passata e attuale, e delle discriminazioni che ad essa sono riferibili.
I tre importanti principi di diritto affermati dalla pronuncia della Corte di Cassazione in materia di condotta discriminatoria (Cass. 26 maggio 2023 n. 14836) sollecitano urgenti riflessioni non solo sulla specifica materia ma anche sul tema del “linguaggio d’odio” come espressione di una cultura deteriore che risulta essere, purtroppo, in via di espansione.
Un’analisi della prima sentenza del 2023 del Tribunale costituzionale del Perù
L’accantonamento del disegno di legge Zan impone di riprendere da capo una riflessione sulla qualità della protezione normativa che è necessario introdurre per favorire fra le persone relazioni comprensive delle diversità e avversare i comportamenti discriminatori e violenti
La discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi è contraria al principio di uguaglianza e, soprattutto, al valore della pari dignità sociale che la Costituzione riconosce a tutti. I delitti contro l’uguaglianza rappresentano la negazione di questo valore. Il contributo ripercorre lo sviluppo legislativo e giurisprudenziale che ha portato alla formulazione degli attuali articoli 604 bis e 604 ter c.p. con uno sguardo alla giurisprudenza sovranazionale e, soprattutto, alle modalità secondo cui una specifica categoria di vittime avverte la discriminazione nei propri confronti.
Riflessioni a margine della sentenza della Corte EDU J.L. contro Italia del 27 maggio 2021
La “nota verbale” diplomatica con cui la Santa Sede è intervenuta sul d.d.l. Zan è uno strumento formalmente improprio ma nella sostanza ha ridotto la protesta ai soli interessi di libertà della Chiesa, senza (più) interferire sulla potestà legislativa piena dello Stato nel dare rilievo anche penale alla tutela antidiscriminatoria LGBTQ.
Commento alla pronuncia della Corte Europea dei diritti dell’uomo