Nel corso degli ultimi decenni, la stampa internazionale ha documentato con crescente attenzione i flussi migratori irregolari verso l’Europa, tema che è presto diventato oggetto d’interesse accademico oltre che mediatico. Fin da subito, gli studiosi di diritto, sociologia, relazioni internazionali, scienza politica e geografia hanno provato a fare chiarezza sulla natura di questi fenomeni, identificando dinamiche simili e aspetti contrastanti ed avviando un processo di categorizzazione sulla base di questi elementi. Da questo sforzo classificatorio deriva la distinzione tra la tratta e il traffico di migranti, due forme di trasferimento di individui che si differenziano generalmente in base all’assenza – nel primo caso – o alla presenza – nel secondo – del consenso informato dei soggetti coinvolti. Tra le varie analisi che hanno contribuito ad inquadrare i due fenomeni alla luce delle loro più recenti evoluzioni, risulta degno di nota il volume fresco di stampa di Stefano Becucci, Professore Associato in Sociologia generale presso l’Università degli Studi di Firenze. Il volume, intitolato Smuggling and Trafficking of Migrants in Southern Europe: Criminal Actors, Dynamics and Migration Policies e edito dal Bristol University Press, ripercorre il recente sviluppo della tratta e del traffico di migranti in Italia, Spagna e Grecia integrando l’analisi della letteratura con l’esame dei dati e un ricco lavoro di ricerca empirica, che conta più di 80 interviste condotte ad esperti del tema e migranti.
Il volume è così strutturato: dopo un primo capitolo dedicato ad una ricognizione critica della letteratura in materia, nel capitolo 2, l’autore esplora il fenomeno concentrandosi innanzitutto sulla dimensione fattuale (si dà conto dei dati statistici, delle principali rotte migratorie via terra e via mare, dei principali hubs e dei costi richiesti per il tragitto). Trova spazio, subito dopo, l’analisi della dimensione giuridica. L’autore illustra, dunque, le politiche adottate da Italia, Spagna e Grecia per contrastare l’immigrazione irregolare e ne esamina gli effetti. Il capitolo 4 è dedicato più nello specifico ai migranti vittime di tratta: si presentano i dati e le dinamiche proprie dello sfruttamento, soprattutto sessuale. Infine, nell’ultimo capitolo, Becucci si concentra sui fattori istituzionali, economici e criminologici che giocano un ruolo nello sfruttamento sessuale ed economico dei migranti nei paesi selezionati. Viene dato spazio, così, a una serie di osservazioni critiche: a) sulle norme che regolano l’ingresso e il soggiorno dei cittadini di paesi terzi, colpevoli di cristallizare un processo di “irregolarità istituzionale”, b) su un mercato del lavoro che offre sempre meno tutele ai lavoratori, c) sul carattere sempre più transnazionale delle organizzazioni criminali. Tutto ciò contribuisce ad aumentare la vulnerabilità sociale dei migranti.
L’opera, offre una panoramica delle principali tesi dottrinarie e degli studi sviluppati in materia, nonché delle dinamiche reali dei fenomeni in esame, che vengono presentate attraverso uno spiccato approccio critico.
Ne è un esempio il commento al fenomeno del cosiddetto smuggling, ovvero il traffico di esseri umani. Sebbene l’autore ne evidenzi gli aspetti criminosi e negativi, l’analisi mette in luce anche un’altra dimensione. Infatti, Becucci evidenzia come, in letteratura, il traffico sia anche concepito come una community-based solution: un sistema alternativo ideato da membri dello stesso gruppo nazionale o comunitario per aggirare gli ostacoli posti dai regimi di mobilità di stampo securitario. Attraverso queste lenti, lo “smuggler” non risulta legato ai propri clienti solo attraverso una mera transazione economica ma da un vero e proprio senso di solidarietà e comunità, il ché mostra la tridimensionalità di un personaggio che la letteratura descrive anche come un “facilitator” di destini d’elezione. L’autore, tuttavia, risulta critico anche nei confronti di questa prospettiva, ponendo maggiore enfasi sugli aspetti più problematici che richiamano al mondo della criminalità organizzata. Al contempo, la trattazione dà il giusto rilievo alle coordinate spazio-temporali che contraddistinguono il fenomeno dello smuggling, che mostra una tendenza camaleontica, adattandosi di volta in volta alle circostanze contingenti. In risposta ai crescenti intenti securitari, i vecchi trafficanti cedono il passo a nuove figure meno timorose di sfidare nuovi rischi e limiti (non solo geografici). Si aprono, così, ulteriori deviazioni rispetto ai percorsi migratori precedentemente battuti e si affrontano, di conseguenza, viaggi più lunghi ed impervi. Questa prospettiva si inserisce in un filone di critica più ampio, che mostra la storia umana che si cela dietro alla figura del trafficante spaziando dall’accademia al cinema fino alla stampa e annoverando contributi validi e innovativi come Io Capitano di Garrone o Io Khaled vendo uomini e sono innocente di Mannocchi.
Parallelamente al fenomeno dello smuggling, l’elaborato si sofferma anche sul trafficking, ovvero la tratta di esseri umani, per la quale offre prospettive altrettanto critiche. In particolare, Becucci mostra come il radicamento e lo sviluppo di pratiche e dinamiche proprie della tratta (o ad esse affini) si serva dei vuoti legislativi e dell’approccio repressivo delle normative in materia di sex work, qui analizzate con riferimento all’Italia, la Spagna e la Grecia. In questo quadro complesso, l’autore menziona anche le più recenti derive del fenomeno, come l’impiego di internet – identificato come un nuovo profilo di rischio anche dalla Raccomandazione generale No. 38 del Comitato CEDAW.
Lo sforzo critico e decostruttivo portato avanti dall’autore viene integrato, infine, dall’individuazione di possibili soluzioni. Tra le misure auspicate figurano la creazione di corridoi umanitari per facilitare i movimenti controllati e sicuri, la promozione di attività di sensibilizzazione per sviluppare una maggiore consapevolezza dei diritti della popolazione migrante e smussare possibili sentimenti xenofobi, nonché l’accesso ai diritti politici per i migranti che risiedono nei paesi analizzati per più di 5 anni.
Oltre agli aspetti affrontati, il libro offre utili tracce per ricerche future nonché spunti per avviare un dibattito più ampio sulla tematica in esame. L’analisi condotta dall’autore chiama in causa studiosi di diverse discipline, perché, nell’affrontare i fenomeni del traffico e della tratta dei migranti, adottino una prospettiva più “di sistema” e strutturale.
A questo proposito, l’analisi comparata, come ben evidenziato dalla scelta metodologica di Becucci, è imprescindibile. Approfondite analisi comparate che individuino i trend della legislazione sull’immigrazione nei vari paesi europei sono più che mai necessarie. Al tempo stesso, meriterebbe di essere maggiormente indagato il lavoro dei soggetti preposti all’interpretazione e all’applicazione di un quadro normativo in costante trasformazione, che richiede continue integrazioni anche con il livello europeo e sovranazionale (inclusa la giurisprudenza della Corte EDU). Bisognerebbe, dunque, studiare, sempre attraverso un’ottica comparata, il ruolo e il processo decisorio adottato delle corti, da un lato, e dagli street-level bureaucrats (con particolare riferimento ai funzionari amministrativi), dall’altro. Questi ultimi risultano infatti investiti di un margine d’azione, e di una discrezionalità, sempre maggiore, in un sistema di governance migratoria che conosce un progressivo shifting verso procedure di polizia amministrativa.
Queste zone grigie, tuttavia - le stesse che contraddistinguono il mercato del lavoro post-fordista, sempre più flessibile, deregolamentato e precario - possono essere esplorate anche da un altro punto di vista. Se è indubbio che esse colpiscano maggiormente i segmenti più vulnerabili della popolazione (stranieri in primis, data anche la precarietà della loro condizione giuridica), dall’altro lato, possono aprire inediti spazi di azione ai migranti. Così, meriterebbe maggiore attenzione da parte degli studiosi l’utilizzo “strategico”, da parte degli stranieri, dei ritardi amministrativi, dei backlog giudiziari così come delle ampie sacche di economia informale che contraddistinguono il mercato del lavoro dei paesi del sud Europa. Uno studio di questo tipo potrebbe contribuire a far emergere, accanto alla dimensione strutturale dei fenomeni, anche quella individuale, nonché le interazioni e negoziazioni che alcuni migranti portano avanti quotidianamente, sconfessando un discorso, politico, normativo ma anche accademico, che rappresenta lo straniero sempre solo ed esclusivamente in termini vittimizzanti.
Se si osserva il tema da una prospettiva strutturale, un altro aspetto da cui il dibattito sul tema non può prescindere è la dimensione di genere che caratterizza lo smuggling e il trafficking. Il traffico e la tratta di esseri umani prevedono infatti declinazioni, implicazioni ed esiti diversi anche in base al profilo degli individui coinvolti. Per anni, la tratta di esseri umani è stata inquadrata come un fenomeno esclusivamente legato alla prostituzione forzata femminile. Sono numerosi gli studi sulle dinamiche di sfruttamento, la condizione e le prospettive delle donne vittime di sex trafficking (tra cui si stagliano i contributi di Paola Monzini[1], ricercatrice recentemente scomparsa a cui il volume è dedicato). Allo stesso modo, l’evoluzione degli strumenti legislativi volti a contrastare la tratta mostra un focus quasi esclusivo sullo sfruttamento sessuale di donne e minori fin all’inizio del Novecento. Solo con il Protocollo di Palermo del 2000, politici e legislatori hanno iniziato ad includere il lavoro forzato come una possibile declinazione del fenomeno. Quest’attenzione “tardiva” discende dalla convinzione secondo cui gli uomini siano sempre stati “migranti economici” che, per raggiungere condizioni di vita migliori altrove, scelgono di migrare. Il loro eventuale sfruttamento lavorativo è stato dunque tradizionalmente interpretato come un effetto collaterale del traffico di esseri umani piuttosto che il diretto prodotto della tratta[2]. Solo da qualche tempo, è possibile registrare anche in accademia un crescente interesse verso lo sfruttamento lavorativo, collegato alla tratta, di uomini stranieri sottoposti a turni e mansioni usuranti nel settore agricolo, dell’industria e della manodopera, anche alla luce di recenti eventi di cronaca (e.g., le dinamiche di caporalato nelle campagne in Italia o il caso Borealis in Belgio).
Tuttavia, queste traiettorie d’indagine tanto nette rischiano di generare delle distinzioni dicotomiche - e quasi assiomatiche - tra sfruttamento maschile e femminile, creando una regola ed escludendo la possibilità di eccezioni, seppur esistenti[3]. Per esempio, le ricerche sugli uomini vittime di tratta in Italia e nel Regno Unito[4] e gli studi sulle donne migranti sfruttate nelle campagne del ragusano[5] mettono in luce alcune sovrapposizioni tra sfruttamento lavorativo e abusi di tipo sessuale, dimostrando come a volte sia difficile tracciare una distinzione netta. Per evitare di perpetrare approcci stereotipici ed appiattire la complessa natura dei fenomeni in esame, bisogna adottare una prospettiva autenticamente intersezionale e "di contesto”, capace di riconoscere la posizione di vulnerabilità dei soggetti coinvolti a prescindere dal loro genere, rifuggendo da ogni essenzializzazione.
[1] P. Monzini, Sex traffic: prostitution, crime and exploitation, London, 2005.
[2] E. O' Brien, Challenging the Human Trafficking Narrative: Victims, villains and heroes, 1st ed., New York: Routledge, 2019.
[3] R. Aricò, Governance migratoria e protezione delle vittime di tratta tra narrazioni stereotipiche e bias normativi: una seconda frontiera interna?, in Diritto, immigrazione e cittadinanza, 2, 2023.
[4] Si vedano gli studi di Noemi Magugliani. Da ultimo: N. Magugliani, Trafficked Adult Males as (Un)Gendered Protection Seekers: Between Presumption of Invulnerability and Exclusion from Membership of a Particular Social Group, in International Journal of Refugee Law, Volume 34, Issue 3-4, October/December 2022, Pages 353–372.
[5] L. Palumbo, Trafficking and Labour Exploitation in Domestic Work and the Agricultural Sector in Italy, Research Project Report, EUI, Robert Schuman Centre for Advanced Studies, Jun., 2016; l. Palumbo, A. Sciurba, Vulnerability to Forced Labour and Trafficking: The case of Romanian women in the agricultural sector in Sicily, in Anti-Trafficking Review, n. 5 (2015), p. 89–108.
Paola Pannia, ricercatrice a tempo determinato (A) in diritto costituzionale comparato presso l' università degli studi di Milano
Roberta Maria Aricò, assistente di ricerca presso l'Università Autonoma di Barcellona