La mancanza di vie legali e di canali umanitari di ingresso in Europa, in un periodo nel quale si sono moltiplicate le partenze da paesi in guerra o sottoposti a feroci dittature, ha prodotto una crescita esponenziale di migranti, spesso profughi, costretti ad entrare irregolarmente, e successivamente a spostarsi, nell’area Schengen senza il possesso di documenti regolari. Rispetto ad altri stati, come la Turchia, la Giordania ed il Libano, gli stati europei hanno accolto una frazione assai modesta delle persone che erano costrette a fuggire dalle proprie case, dopo devastazioni ed uccisioni che sembrano riportare indietro le lancette del tempo. La portata e le modalità applicative del Regolamento Dublino III, insieme con i tempi assai lunghi delle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale in alcuni paesi come la Grecia e l’Italia, hanno prodotto numerosi movimenti secondari verso i paesi nordeuropei, attraverso canali irregolari.
In questo quadro, che si deteriora settimana dopo settimana, anche per la crisi del sistema di prima accoglienza in Italia, dal 13 al 26 ottobre partirà l’operazione MOS MAIORUM, decisa nel mese di luglio dall’Unione Europea, che dovrebbe prevenire “l’attraversamento illegale dei confini”,con un rafforzamento dei controlli ai valichi di terra e portuali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie, allo scopo di identificare il maggior numero di migranti che si trovano nell’area Schengen o cercano di farvi ingresso, senza regolari documenti di ingresso e di soggiorno. Una operazione che dovrebbe avvalersi della collaborazione dell’Agenzia europea FRONTEX, in un momento nel quale non sono ancora chiare le linee operative di questa agenzia con riferimento all’applicazione del principio di non refoulement (non respingimento) sancito dalla Convenzione di Ginevra. E sono ancora numerosi i casi di respingimento collettivo dai porti dell’Adriatico (Venezia, Ancona e Bari, in particolare, verso la Grecia) e dagli aeroporti siciliani di Comiso ( Ragusa) verso l’Egitto e di Palermo verso la Tunisia.
Molti potenziali richiedenti asilo sono intanto costretti a movimenti secondari, attraverso canali irregolari, nell’Unione Europea, per presentare la loro istanza di protezione internazionale in paesi nei quali esistono procedure più rapide e standard di accoglienza più elevati, o nei quali si trovano già insediati familiari e gruppi di connazionali. Queste persone rischiano di essere le prime vittime di una operazione di polizia che, nei propositi del Consiglio Europeo, si propone l’obbiettivo di contrastare l’«attraversamento illegale dei confini», per «indebolire la capacità organizzativa del crimine organizzato nel favoreggiamento dell’immigrazione illegale».
Le attività di identificazione e controllo, che le autorità di polizia intensificheranno nel breve periodo di svolgimento dell’operazione MOS MAIORUM, al di là della legittima esigenza di identificare le persone presenti nel territorio europeo, rischiano di compromettere ulteriormente la condizione dei potenziali richiedenti asilo ancora senza documenti, spesso famiglie con bambini, che non hanno ancora potuto formalizzare una richiesta di protezione internazionale.
Si potrebbe verificare una grave criminalizzazione di persone che saranno trovate senza regolari documenti di ingresso e soggiorno, l’estensione ai potenziali richiedenti asilo di misure limitative della libertà personale come il trattenimento nei centri di detenzione amministrativa, ed una ulteriore svalutazione degli istituti della protezione internazionale, come se si trattasse di espedienti da utilizzare per conseguire comunque un permesso di soggiorno, mentre in realtà, in molti paesi europei, il riconoscimento dell’asilo e della protezione sussidiaria avviene in un numero ancora troppo limitato di casi, al punto che sono frequenti i ricorsi ed i successivi riconoscimenti di status da parte delle autorità giurisdizionali.
In assenza dell’apertura di canali legali di ingresso e senza una modifica del Regolamento Dublino III, l’operazione MOS MAIORUM potrebbe costringere i migranti a rivolgersi con urgenza ancora maggiore ai cd. trafficanti di terra, con la conseguenza di rafforzare ulteriormente le reti criminali, e quindi il loro potere di ricatto, consegnando persone bisognose di protezione ad una pericolosa condizione di irregolarità. E potrebbe pure paventarsi il rischio che i meccanismi di emarginazione prodotti dalla fuga nella clandestinità possano rafforzare le reti che forniscono servizi e beni primari in cambio non solo di danaro, ma anche di una affiliazione ad una delle tante correnti politiche e religiose di stampo più radicale.
Le attività di controllo, che saranno rivolte anche ad impedire i movimenti secondari attraverso le frontiere interne, espongono a indagini penali centinaia di cittadini solidali che, in Italia, come in altri paesi europei, hanno contributo a fornire gratuitamente accoglienza ed assistenza ai migranti in transito attività che comunque, in base all’art. 12 del Testo Unico n.286 del 1998, non costituiscono reato.
Occorre dunque che, a livello europeo e in Italia, anche a partire dal periodo nel quale si svolgerà l’operazione MOS MAIORUM, si adottino finalmente normative e procedure che garantiscano a tutti i migranti una corretta informazione legale ai varchi di frontiera, l’accesso immediato alla protezione internazionale, in particolare per le famiglie ed i minori non accompagnati, un effettivo diritto di difesa e di ricorso contro le decisioni di diniego, la possibilità di movimenti secondari tra i diversi stati dell’Unione Europea, attraverso il riconoscimento reciproco degli status di protezione internazionale. Ed in questa direzione dovranno comunque svolgersi le autorità di controllo delle autorità di polizia impegnate nell’operazione MOS MAIORUM, in modo da consentire, forme immediate di assistenza e,nel maggior numero dei casi, l’accesso ad una procedura, che comporti il riconoscimento di uno status legale di soggiorno, oltre alla protezione rafforzata dei minori e delle vittime del traffico e della tratta di esseri umani.