“Tra Europa e Italia. Le sentenze europee che stanno cambiando il diritto penale” è il titolo del convegno organizzato dalla Camera Penale e dal Lapec di Roma presso l'auditorium della Cassa Forense (Via E.Q.Visconti 8) nella giornata del 4 Marzo.
Una strutturazione particolare del programma incentrato su 5 mini-forum di cui quattro dedicato ad alcune delle più importanti e significative pronunce delle corti europee e l'ultima ad una riflessione sul futuro delle istituzioni sovranazionali.
Va detto subito che l'ambizione dell'iniziativa non è quella di riproporre delle più o meno dotte relazioni quanto di promuovere una serie di discussioni che muovendo dall'esame delle sentenze più significative degli ultimi anni siano utili ad illustrare l'attuale rapporto tra le diverse giurisdizioni con particolare attenzione alla giurisdizione interna. Soprattutto sui delicati (fragili?) equilibri tra il giudice delle leggi e quello di legittimità.
Ciò che è successo nell'ultimo anno con l'avvicendarsi di tre pronunce del calibro della sentenza 49/15 della Corte costituzionale (26 Marzo 2015) la sentenza CEDU Contrada (14 aprile 2015 Causa Contrada c. Italia, Ricorso n. 66655/13) e la ormai celeberrima Taricco, (Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Grande Sezione T 8 settembre 2015) con la relativa “propaggine” interna (Cass III sent. 15 settembre 2015 n. 2210) assomiglia da vicino ad una rivoluzione che rischia di travolgere assetti consolidati.
Volendo concederci una qualche irriverenza ci si potrebbe chiedere (ed è quesito che si porrà nel convegno) se quella tradizionale distinzione tra le supreme giurisdizioni possa reggere di fronte all'urto delle “invasioni europee” (non a caso titolo della sessione dedicata alla sentenza Taricco).
Una rapida sequenza contrassegnata anche dai duri colpi di una vivace dialettica “istituzionale” (si pensi alla replica alla Varvara operata dalla Consulta) in cui ad oggi l'ultimo stimolante (discutibile?) capitolo sembra essere il protocollo tra CEDU e Suprema Corte firmato a Strasburgo il 14 Dicembre 2015 “che impegna le due Istituzioni a creare reciproci organismi di dialogo per l’attuazione dei principi della Convenzione EDU e per consentire ai giudici nazionali di avere una piena consapevolezza e conoscenza del loro contenuto”. Su di esso molto si è diffuso il neo presidente Giovanni Canzio quasi come un manifesto programmatico.
Lo scopo, secondo il primo presidente, che interverrà al convegno è "soddisfare un’esigenza rilevante per i giudici italiani, visto che i rapporti fra il sistema interno e la CEDU sono prevalentemente affidati all’interpretazione che la Corte costituzionale e gli stessi giudici nazionali offrono del quadro normativo interessato".
In tale ottica lo strumento individuato è una sorta di circuito virtuoso “tra la Corte EDU, la Corte di cassazione e il Consiglio di Stato francesi, per la creazione di una piattaforma virtuale con accesso diretto, riservato alle Corti Supreme, che consentirà, da un lato, ai giudici delle Corti nazionali di conoscere in tempo reale la giurisprudenza europea, e, al contempo, alla Corte EDU di ottenere notizie circa la legislazione e la giurisprudenza delle Corti stesse, relativamente alle questioni all’esame della Grande Camera".
In un tale quadro “futuribile” di una Unione Europea giurisprudenziale sorprende l'assenza della Consulta e forse non è estranea la crisi di un ruolo al nervoso intervento contrassegnato dalla sentenza 49/15 con l'orgoglioso richiamo ad un'autonomia (e dignità) interpretativa del giudice nazionale.
In questo quadro l'avvocatura vede addensarsi le nubi di enormi interrogativi: quale ruolo nella ragnatela di un fitto dialogo tra le corti connesse in un circuito sovranazionale, quale capacità concreta di incidere?
Non potrà certo un singolo convegno rispondere a tutto ma intanto come Camera Penale come Lapec dare vita ad una riflessione, quanto più libera e stimolante sul presente per immaginare il futuro del diritto penale.
Iscrizione obbligatoria: cpr.lapec.roma2016@gmail.com