Magistratura democratica
Tribuna aperta

Trarre redditività dal patrimonio indisponibile: la traversia della gestione e regolazione del patrimonio immobiliare di Roma Capitale tra vecchie e nuove contraddizioni

Gli ultimi due regolamenti di Roma Capitale aventi ad oggetto l’assegnazione del patrimonio pubblico capitolino - approvati con le deliberazioni dell’Assemblea Capitolina, rispettivamente, del 16 dicembre 2022, n. 104  e del 23 maggio 2023 n. 102 -  hanno generato plurime contraddizioni con riferimento ai fondamentali principi costituzionali. La valorizzazione economica della proprietà pubblica, infatti, non può e non deve essere un criterio assoluto per la gestione dello stesso, il quale deve essere contemperato dal principio della funzione sociale della proprietà.
Le contraddizioni sono derivate, in primo luogo, dalla sovrapposizione di due ordini di categorie (la categoria dei beni comuni e la distinzione codicistica tra patrimonio disponibile e indisponibile) e dal fatto che, delle stesse, ne è stata data un’interpretazione non costituzionalmente orientata. In secondo luogo, è d’obbligo denunciare che tali confusioni non soltanto hanno violato il principio di trasparenza dell’agire amministrativo tutelato dall’articolo 97 della Costituzione, ma hanno financo cagionato asimmetrie tra le assegnazioni stesse, violando l’art. 3 della Costituzione.

Trarre redditività dal patrimonio indisponibile: la traversia della gestione e regolazione del patrimonio immobiliare di Roma Capitale tra vecchie e nuove contraddizioni

Gli ultimi due regolamenti di Roma Capitale aventi ad oggetto l’assegnazione del patrimonio pubblico capitolino - approvati con le deliberazioni dell’Assemblea Capitolina, rispettivamente, del 16 dicembre 2022, n. 104  e del 23 maggio 2023 n. 102 -  hanno generato plurime contraddizioni con riferimento ai fondamentali principi costituzionali. La valorizzazione economica della proprietà pubblica, infatti, non può e non deve essere un criterio assoluto per la gestione dello stesso, il quale deve essere contemperato dal principio della funzione sociale della proprietà.
Le contraddizioni sono derivate, in primo luogo, dalla sovrapposizione di due ordini di categorie (la categoria dei beni comuni e la distinzione codicistica tra patrimonio disponibile e indisponibile) e dal fatto che, delle stesse, ne è stata data un’interpretazione non costituzionalmente orientata. In secondo luogo, è d’obbligo denunciare che tali confusioni non soltanto hanno violato il principio di trasparenza dell’agire amministrativo tutelato dall’articolo 97 della Costituzione, ma hanno financo cagionato asimmetrie tra le assegnazioni stesse, violando l’art. 3 della Costituzione.

05/03/2024