Tribuna aperta
Gli ultimi due regolamenti di Roma Capitale aventi ad oggetto l’assegnazione del patrimonio pubblico capitolino - approvati con le deliberazioni dell’Assemblea Capitolina, rispettivamente, del 16 dicembre 2022, n. 104 e del 23 maggio 2023 n. 102 - hanno generato plurime contraddizioni con riferimento ai fondamentali principi costituzionali. La valorizzazione economica della proprietà pubblica, infatti, non può e non deve essere un criterio assoluto per la gestione dello stesso, il quale deve essere contemperato dal principio della funzione sociale della proprietà.
Le contraddizioni sono derivate, in primo luogo, dalla sovrapposizione di due ordini di categorie (la categoria dei beni comuni e la distinzione codicistica tra patrimonio disponibile e indisponibile) e dal fatto che, delle stesse, ne è stata data un’interpretazione non costituzionalmente orientata. In secondo luogo, è d’obbligo denunciare che tali confusioni non soltanto hanno violato il principio di trasparenza dell’agire amministrativo tutelato dall’articolo 97 della Costituzione, ma hanno financo cagionato asimmetrie tra le assegnazioni stesse, violando l’art. 3 della Costituzione.
Prospettive riformistiche per l'inizio e la fine della carriera del magistrato
Umanamente drammatico e giuridicamente molto problematico, il caso Cospito interroga insieme i principi e le coscienze. E per questo può dividere anche persone che condividono gli stessi ideali di giustizia e hanno comuni impostazioni culturali. Ne è riprova la diversità di opinioni e di soluzioni maturata sul caso Cospito anche all’interno della magistratura, diversità solo in parte dovuta ai differenti ruoli degli attori in campo e alla natura giuridica degli atti. Per parte sua Questione Giustizia ritiene suo dovere rispecchiare in tutta la sua asprezza la pluralità di visioni e di valutazioni esistente nel mondo della magistratura e dei giuristi Con questo spirito la Rivista ospita oggi un articolo di Luigi Ferraioli, che contiene, tra l’altro, un giudizio fortemente critico sulla decisione della Cassazione emesso prima della conoscenza della motivazione e il testo della requisitoria del Procuratore generale presso la Corte di cassazione. Ciò mentre resta pronta ad ospitare punti di vista diversi e contrastanti sulla vicenda e in attesa di leggere, pubblicare e commentare le motivazioni della decisione della Corte di cassazione. Non senza sottolineare con forza che, nella drammatica vicenda di Cospito, c’è un convitato di pietra - il Ministro della Giustizia - che potrebbe mettere in campo le preziose risorse di iniziativa e di responsabilità proprie della politica e che sino ad ora non lo ha fatto
Questione Giustizia
Le riforme del processo civile introdotte con il D.lgs. 149/22 non paiono realisticamente poter perseguire l’obiettivo fissato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di riduzione del 90% delle cause pendenti entro il 2026
Prendendo le mosse dalle recentissime decisioni della Corte costituzionale sui referendum abrogativi riguardanti la disciplina sanzionatoria dell’omicidio del consenziente e le norme sulla coltivazione delle droghe leggere, l’autore ripercorre i complessi sviluppi della giurisprudenza della Corte in tema di ammissibilità dei quesiti referendari ed analizza criticamente il ruolo svolto dal giudice delle leggi nella tormentata materia referendaria.
La riforma dell’ordinamento giudiziario così come auspicata dalla Commissione Luciani appare non solo insufficiente a risolvere i profili di criticità del nostro sistema, ma mostra anche nelle sue articolazioni minori, una cultura conservativa che contrasta con la necessità di operare un ripensamento del tradizionale paradigma ed una radicale rivisitazione dell’ordinamento. L’ostilità dimostrata nel tempo da vasti settori della magistratura verso l’idea del superamento del mero diritto di tribuna in favore di un più accentuato ruolo partecipativo dell’avvocatura nell’amministrazione della giustizia costituisce soltanto uno dei sintomi di un pericoloso arroccamento che confligge con le aspirazioni di una giustizia moderna, democratica ed aperta alla società.
Nel contesto del dibattito in corso nel Paese sui temi dell’obbligo vaccinale e della certificazione verde pubblichiamo questo studio dell’Osservatorio permanente per la legalità costituzionale Stefano Rodotà, che, per la qualità della riflessione svolta, colloca su un terreno elevato il confronto in atto su questioni difficili e controverse.
La lectio magistralis tenuta in occasione del XXIII Congresso nazionale di Magistratura democratica Magistrati e polis. Questione democratica, questione morale (Firenze, 9-11 luglio 2021).
Il giurista moderno non può interessarsi soltanto delle norme e della loro applicazione o disapplicazione, relegando in secondo piano l’esame del corpo sociale e lo studio delle realtà da cui nasce la criminalità. Al rifiuto di tutte le diverse forme di “uso politico” della criminalità deve accompagnarsi un approccio razionale e pragmatico che individui adeguati strumenti di risanamento sociale e di trattamento del delinquente, dimostrando che lo Stato può ridurre il costo dei fenomeni criminali grazie all’impiego di metodi scientificamente corretti.
Dopo l’azione della forza pubblica per l’allontanamento dalle vie del centro dei senzatetto, è giusto interrogarsi sulle istanze che l’hanno giustificata: Torino non ha ritenuto di migliorare aspetto e modi delle persone, ma ha chiesto loro di spostarsi, così da privilegiare l’armonia nella presentazione degli spazi. Anche la terminologia ha una sua rilevanza: la transizione del riferimento del decoro alle cose, piuttosto che alle persone, è indice del mutamento di priorità, se non di valori, dell’azione pubblica.
Nell’esclusivo interesse della legalità e correttezza dell’istituzione consiliare questa Rivista ha pubblicato un articolo a firma del direttore sostenendo che il collocamento in quiescenza di Piercamillo Davigo comporta la sua automatica decadenza come membro togato del CSM.
Con lo stesso spirito pubblichiamo un articolo che esprime una opinione contraria a firma di Maria Agostina Cabiddu, ordinaria di diritto pubblico al Politecnico, che ci è stato proposto dal collega Giovanni Zaccaro, componente del Consiglio Superiore.
Nel contempo ribadiamo che la linea della Rivista è, e resterà, quella di pubblicare solo autonome riflessioni su temi di interesse generale, senza dar spazio a interventi di mera replica a singoli articoli e senza dar vita a contraddittori tra autori che di regola appassionano i contendenti ma interessano assai meno i lettori.
Da una prima lettura del disegno di legge governativo recante disposizioni sul CSM e delega al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario emergono due aspetti critici. Da un lato la delega si risolve nella sostanziale riproposizione del contenuto dell'attuale Testo Unico sulla dirigenza di matrice consiliare. Dall’altro lato il ricorso al sorteggio per la composizione delle commissioni consiliari e della sezione disciplinare rischia di far ignorare attitudini e competenze, riecheggiando il modello negativo adottato per la formazione delle commissioni dei concorsi universitari.
Intervenire con incisive riforme sull’attuale assetto della giurisdizione tributaria è un compito non più rinviabile. Occorre garantire ai cittadini una giustizia di qualità in una materia difficile e soggetta a continui mutamenti, che allinei il nostro Paese ai più avanzati ordinamenti europei, sollevi la Corte di cassazione dal peso, oggi abnorme, del contenzioso tributario e serva a contrastare efficacemente l’evasione fiscale.