1. Premessa
Oramai sono trascorsi vent’anni da quando il Prof. Avv. Guido Alpa lamentava il carattere «sporadico e frammentario[1]» degli studi sull’Avvocatura in Italia. Eppure, la sua voce ha alimentato una serie di ricerche tese a far luce sull’ origine, l’accreditamento, l’evoluzione e il radicamento della classe forense nel nostro Paese attraverso un approccio frutto dell’attenzione che la ricerca ha riservato alle componenti culturali e sociali[2].
Dall’impatto devastante della pandemia da Covid-19 alla guerra russo – ucraina scoppiata alle porte dell’Europa. Dal calo dell’inflazione al primato della sostenibilità ambientale e dell’ecologismo.
È in questo paradigma storico che si inserisce il Rapporto sull’Avvocatura 2023[3] predisposto grazie alla web survey condotta dal Censis alla quale hanno preso parte 21.848 avvocati volto a monitorare lo “stato di salute” della professione forense.
In continuità con il Rapporto 2022, l’istantanea sullo stato dell’arte della Professione forense valorizza i dati provenienti da tre fonti diverse. Dapprima, l’indagine effettuata attraverso un questionario somministrato on-line agli stessi avvocati iscritti a Cassa Forense che registra un’estesa partecipazione, avendo raccolto poco meno di 22 mila schedule, un dato vicino al 10% del totale degli iscritti alla Cassa. La seconda fonte si individua nella banca dati dell’Ufficio Attuariale della Cassa, organizzata su tre ambiti generali, come il profilo degli iscritti, i redditi percepiti nello svolgimento dell’attività professionale, le pensioni erogate dalla Cassa ai propri iscritti. Infine, attenzione è stata data al Terzo Settore con esame sulla domanda di servizi legali e conseguente analisi di quella che proviene dagli enti (associazioni, fondazioni, imprese sociali, ecc.) impegnati nell’erogazione di servizi a favore della collettività e attivi nelle iniziative di rafforzamento della coesione sociale.
Il Rapporto de qua - patrimonio del senso comune storiografico – è il ritratto di un’Avvocatura che tra endemiche criticità e cauti segnali di ripresa conferma la determinazione di perseverare nella sua attività nonostante le difficoltà e che si approccia con costanza ad un futuro diverso e più strutturato.
2. Mano ai dati
La ricostruzione dei dati tratti dal Rapporto sull’Avvocatura 2023 contribuisce a riportare l’attenzione sull’identità sociale più volte richiamata dalla stessa classe forense ed oggetto di stretta analisi nelle tavole rotonde del XXXV Congresso Nazionale Forense tenutosi a Lecce lo scorso 6 ottobre 2022[4].
Dal Rapporto giunge una nota positiva in ordine alla voce del reddito complessivo ai fini Irpef ed al reddito annuo medio che evidenzia una crescita, rispettivamente, del 10,7% e del 12,2% con un aumento reddituale che ha interessato maggiormente i colleghi più giovani 40-44enni che hanno visto crescere il proprio reddito medio del 16,1% e i 30-34enni del 15,9%.
Un tasso di crescita si rileva anche nei redditi delle donne, maggiore rispetto a quello dei colleghi uomini: 13,2% contro l’11,5%, nonostante il divario di genere continui a persistere, registrando significative differenze reddituali (reddito medio uomini pari ad € 56.768,00; reddito medio donne pari ad € 26.686,00).
In tema di abbandono della professione un dato significativo registra 8.257 nuove iscrizioni a fronte delle 8.698 cancellazioni, con un saldo negativo di 441 avvocati.
Malgrado le evidenti resistenze dei conservatori della tradizionale idea della professione forense si annota nel Rapporto sull’Avvocatura 2023 la necessità di una Avvocatura più specialistica, idonea ad affrontare le sfide di nuovi settori sconosciuti.
Suggestiva è l’attenzione data al tema dello “sviluppo sostenibile” e dei programmi di azione messi in campo a livello internazionale con l’Agenda ONU 2030. Sul punto, più di due avvocati su tre affermano di non aver avuto occasione di confrontarsi con i contenuti e i programmi di attuazione. Tuttavia, anche se non pienamente informati sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (SDGs), molti degli iscritti alla Cassa Forense hanno già adottato, nell’ambito della gestione della propria attività professionale, precise iniziative volte a dare un fattivo contributo alla realizzazione delle strategie per la sostenibilità economica, sociale ed ecologica.
Un focus è stato dedicato alle opportunità di lavoro offerte dagli Enti del cosiddetto Terzo settore. A tal riguardo si evidenzia che la conoscenza diretta, per l’84,9% degli intervistati, costituisce ancora il criterio maggiormente seguito da tali Enti per la individuazione dei professionisti, mentre l’importanza che gli stessi riservano alla competenza, in termini di tempestività e capacità di risoluzione in tempi certi, si attesta al 56,8%, in termini di padronanza della materia al 49,1%. Le presenti valutazioni risultano nettamente prevalenti rispetto al contenimento dei costi (27%) e alla chiarezza dei preventivi (5%).
3. Considerazioni
La disamina organica così descritta segna una nuova fase della Professione forense. Le molte evidenze emerse dall’analisi dei dati d’indagine sollecitano l’Avvocatura - come componente pregiata del sistema professionale nazionale- nelle sue diverse articolazioni ad avviare una riflessione comune volta a mettere a punto gli assi di progressione dell’itinerario necessario per dare sviluppo e un futuro concreto alla Professione.
Identità, coesione interna, visione condivisa sono gli ingredienti essenziali della ricetta per garantire efficientemente gli interessi dell’Avvocatura e ritornare alla “buona tenuta” dell’immagine del professionista nell’opinione pubblica italiana. Segno evidente dell’aspirazione a coniugare i diversi piani dell’attività forense.
Orbene, sono note a tutti le differenze territoriali in ordine al modo d’intendere ed esercitare la Professione a fronte di tradizioni e prassi applicative profondamente radicate nelle varie regioni del Paese. Tant’è che si è spesso parlato di “molteplici avvocature”.
Tuttavia, affinché si realizzi il rinnovamento tanto acclamato è necessario lo sviluppo di un modello che riparta dal basso, ossia dalla quotidianità.
Prima che dall’intera Avvocatura la spinta deve giungere dal singolo il quale deve acquisire la consapevolezza della propria importanza come punta avanzata di un’opinione capace di far sentire il peso della sua importanza negli anni a venire e che sia impegnata alla ri-costruzione di una propria immagine sociale basata sulla primazia di valori fondamentali: competenza, onore, disciplina e tradizione.
[1] V. G. ALPA, Per un progetto di storia dell’avvocatura, in G. Alpa, R. Danovi (a cura di), Un progetto di ricerca sulla storia dell’avvocatura, Bologna 2003, pp, 15-40, p. 15.
[2] Cfr. E. Greenwood, Attributes of a Profession, in Social Work, II (1957) n. 3, pp. 45-55. Sulla vitalità dell’impostazione di Greeenwood nello studio delle professioni cfr. G.P. Prendstraller, Le professioni intellettuali: Percorsi storico-sociologici, in Rivista della Scuola superiore dell’economia e delle finanze (2005) n.5, pp. 39-48, p. 40.
[3] V. Rapporto sull’Avvocatura 2023 - L’Avvocatura oltre la crisi, prospettive di crescita della professione, in www.cassaforense.it
[4] Maria Masi, Presidente del Consiglio Nazionale Forense, in apertura del XXXV Congresso Nazionale Forense del 6 ottobre 2022 è tornata sul tema dell’identità per riportare orgoglio e consapevolezza per la professione: «La crisi generale non è solo economica, anche culturale, rischiando di deprimere la creatività e il ruolo innovativo delle professioni intellettuali, compresa la nostra. La professione forense non è una monade, non è avulsa ma strettamente funzionale alla società e non può non risentire degli effetti economici e strutturali. Il Congresso è un’occasione per riflettere, discutere, confrontarci e capire se c’è una crisi identitaria che affonda nell’incapacità di trovare conforto nella consapevolezza del privilegio di difendere i diritti di tutti. Siamo ancora in grado di esprimere valori sociali? La comunità civile ci identifica come portatori sani di valori? Certo che lo siamo, lo dobbiamo essere. E allora quale migliore occasione per interrogarci non tanto su cosa l’Avvocatura non è stata in grado di fare ma sulle altre possibilità di svolgere le nostre funzioni, di collaborazione, di concerto con la magistratura. Per riuscire ad aprire quel recinto che in parte ci siamo costruiti attorno, evitando il confronto con il nuovo che in qualche caso temiamo proprio perché preoccupati che muti o cambi la nostra identità». Sul punto, V. A. Albanese, Riflessioni a margine del XXXV Congresso Nazionale Forense - Dalle radici identitarie i nuovi orizzonti della Professione, in www.lanuovaproceduracivile.com