Il drammatico naufragio avvenuto a largo delle coste di Crotone lo scorso 26 febbraio, con un bilancio (ad oggi ancora provvisorio) di più di settanta vittime, tra le quali più di venti bambine e bambini con meno di dodici anni, deve riportare l’attenzione prima di tutto sulle responsabilità che l’Europa in generale e l’Italia in particolare si sono assunte con la politica migratoria negli ultimi anni, interamente focalizzata sul fenomeno migratorio inteso come problema di sicurezza e come tale imperniata su una gestione di polizia: una politica che l’ultimo decreto legge, n. 20 del 2023, paradossalmente adottato proprio a Cutro, sembra voler ulteriormente inasprire.
Ma il numero elevatissimo di donne, di madri e di figli/e, che questa ulteriore strage di migranti ci consegna non può non interrogarci anche su quale possa essere un sistema di protezione internazionale adeguato e sicuro per le donne. La femminilizzazione dei flussi migratori, strettamente correlata, da un lato, alle persecuzioni per motivi legati al sesso e al genere che le donne subiscono nel Paese d’origine e, dall’altro lato, all’esigenza delle madri di offrire ai propri figli e figlie un futuro possibile, fuori dai conflitti e dalla miseria, è un fenomeno ormai strutturale ed è per questo che la sociologia ne fa, da anni, oggetto di attenzione e di studio.
Anche il diritto deve ora porsi questi interrogativi ed essere disponibile a ripensare in chiave femminile categorie quali il diritto internazionale ed europeo dei rifugiati, e la stessa cittadinanza.
I contributi di Ilaria Boiano ed Enrica Rigo, già pubblicati sul fascicolo della trimestrale interamente dedicato al Diritto femminile, n. 4 del 2022, e che oggi riproponiamo, ci portano in questa nuova attualità, che è al tempo stesso avanguardia del pensiero giuridico ma anche esigenza sociale di un pensiero di giustizia che non può più essere rimandato.
Le persecuzioni nei confronti delle donne e il sistema di protezione internazionale: quale Paese può dirsi “sicuro” per le donne
di Ilaria Boiano, avvocata, assegnista di ricerca dell’Università di Roma Tre
Le persecuzioni nei confronti delle donne e il sistema di protezione internazionale: quale Paese può dirsi “sicuro” per le donne? Per sondare le potenzialità analitiche del femminismo giuridico, inteso come limite esterno del diritto positivo e di una giurisprudenza che non sempre garantisce spazio all’esperienza concreta e singolare, in questo contributo propongo un approfondimento sull’accesso delle donne alla protezione internazionale e sulla violenza sessuale quale forma specifica di persecuzione, partendo dall’esperienza delle singole richiedenti asilo e dalla consapevolezza che ne deriva: non esiste un Paese “sicuro” per le donne.
Cittadinanza, sangue e patriarcato: note per una critica femminista
di Enrica Rigo, associata di Filosofia del diritto, Università di Roma Tre
La cittadinanza e la sua rivendicazione rappresentano, sin dagli studi arendtiani sugli apolidi, una meta-tematica della ricerca sociologica e giuridica, così come dell’impegno civile. Gli importanti studi di Seyla Benhabib, con cui si apre questo scritto, propongono una revisione del concetto di cittadinanza anche alla luce di quelle prassi di “iterazione democratica” con le quali gli individui e le individue delle società complesse e multietniche cercano di riappropriarsi di una dimensione di riconoscimento e di protezione sociale. Una ricerca che il presente contributo persegue mantenendo sempre accesa la lente di genere come chiave di lettura delle dinamiche di esclusione della cittadinanza e delle dinamiche discriminatorie attuate dagli Stati nazionali per mantenere saldo un ordine gerarchico fondato su base etnica, censitaria e sessuale.