Ai lettori di questa Rivista è sicuramente noto il Protocollo n. 16 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (https://www.echr.coe.int/documents/protocol_16_ita.pdf). Vale quindi solo la pena di ribadire l’importanza dello strumento di dialogo che con esso è stato previsto e cioè la possibilità per le più alte giurisdizioni degli Stati contraenti, nell’ambito di una causa pendente davanti ad esse, di presentare alla Corte di Strasburgo richieste motivate di pareri consultivi su questioni di principio relative all’interpretazione o all’applicazione dei diritti e delle libertà definiti dalla Convenzione o dai suoi protocolli cui corrisponde la pronuncia da parte della Corte EDU. di pareri consultivi motivati e non vincolanti.
Si tratta come è evidente di un canale di comunicazione fra le Corti europee del tutto innovativo e inteso, come di recente ha ricordato il nostro giudice a Strasburgo, Raffaello Sabato, in suo commento apparso sull’Osservatorio Costituzionale della Associazione Italiana dei Costituzionalisti (https://www.osservatorioaic.it/images/rivista/pdf/2021_3_17_Sabato.pdf), ad “accrescere (e non certo a diminuire) il ruolo delle autorità nazionali, in ottica di “sussidiarietà” rispetto al ruolo della Corte EDU.
L’articolo 7 del Protocollo ne dispone l’apertura alla firma delle Parti contraenti della Convenzione mentre l’art. 8 prevede che l’entrata in vigore avvenga tre mesi dopo la data del decimo consenso alla vincolatività del protocollo posto in essere dalle parti Contraenti con la sottoscrizione del protocollo senza riserve ovvero dalla sottoscrizione con riserva cui è seguita la ratifica, accettazione o approvazione.
La Camera dei Deputati nella scorsa legislatura aveva espresso la propria adesione alla ratifica congiunta dei protocolli nn. 15 (https://www.echr.coe.int/Documents/Protocol_15_ITA.pdf e 16 della Convenzione pervenendo alla approvazione del disegno di legge C. 2801 di iniziativa governativa. Tuttavia uguale sorte al disegno di legge non era arrisa al Senato che non aveva concluso alla fine della legislatura l’esame del testo. In questa legislatura invece il nuovo disegno di legge governativo, il n. C-2801. Approvato in aula il 30 settembre 2020, si è imbattuto nella approvazione da parte delle Commissioni riunite Giustizia e Affari Esteri della proposta di stralciare la ratifica del protocollo n. 15 da quella del protocollo n. 16. Questa travagliata vicenda parlamentare si è quindi conclusa con l’approvazione definitiva del Senato, il 12 gennaio 2021, e con la successiva promulgazione e pubblicazione della l. n. 11 del 15 gennaio 2021 di ratifica del solo protocollo n. 15 e con l’accantonamento, almeno allo stato, della ratifica del protocollo n. 16. Per una descrizione e analisi puntuale della vicenda parlamentare si rimanda a Elisabetta Crivelli, “Il contrastato recepimento in Italia del Protocollo n. 16 alla Cedu: cronaca di un rinvio” (https://www.osservatorioaic.it/images/rivista/pdf/2021_2_01_Crivelli.pdf)
Come sottolinea Raffaello Sabato nel citato scritto del 1 giugno scorso tale esito appare tanto più incomprensibile se si tiene conto che le voci del mondo giudiziario audite dalle Commissioni parlamentari riunite si erano espresse quasi tutte a favore della ratifica del protocollo 16, mentre si è dato ascolto a posizioni accademiche che sono risultate anche nel dibattito successivo al gennaio 2021 minoritarie e ha prevalso un riflesso di malintesa difesa della sovranità nazionale e dell’autonomia delle Corti italiane.
Nel frattempo il Protocollo è già entrato in vigore e l’Italia si vede costretta su questo tema non solo in una posizione di isolamento che smentisce tutte le politiche perseguite dal nostro Paese da decenni per la creazione di uno spazio di giustizia e un sistema integrato di giurisdizioni in Europa ma anche costretta a subire gli effetti riflessi dell’avvenuta ratifica degli altri paesi senza poter esercitare quel ruolo di interazione con la Corte EDU che costituisce la ragione costitutiva del protocollo.
Per scongiurare l’oblio su un tema così rilevante Area Cassazione fra la fine del 2020 e l’inizio di quest’anno ha costituito un gruppo di lavoro che dopo aver raccolto una serie contributi della dottrina in cui si evidenzia la perdita di opportunità derivante all’Italia dalla mancata ratifica ha ideato e organizzato una tavola rotonda che si terrà on line il prossimo 22 giugno https://www.areadg.it/evento/protocollo-16-riaprire-il-cantiere-in-parlamento e che si propone di provocare un serio e realistico confronto fra parlamentari e giuristi sulle prospettive di ratifica del protocollo n. 16 al fine di stimolare un nuovo e più approfondito esame da parte del Parlamento.
Non si può che auspicare quindi una ampia partecipazione al convegno da parte della magistratura e dei giuristi che seguono la insostituibile opera di informazione e di riflessione che Questione Giustizia garantisce anche al di là della pur vasta comunità giuridica italiana.