Sull’assassinio di Samuel Paty: dopo lo stordimento, il terrore e le lacrime, qualche domanda…
Dopo l’assassinio di Samuel Paty, il tempo delle discussioni e dei dibattiti ha dapprima subito una sospensione, lasciando spazio al raccoglimento. Ormai, anche se l’emozione rimane, sono molte le domande da farsi, partendo da una necessaria contestualizzazione fattuale e storica per soffermarsi poi sugli aspetti giuridici ed etici.
Prendendo le mosse da una sentenza del Consiglio di Stato del marzo 2024 sull’apposizione del crocifisso in ambienti di edifici comunali e da una proposta di legge di obbligatorietà della presenza del crocifisso negli edifici pubblici (nonché dalle dichiarazioni della Presidente del Consiglio dei Ministri a Pescara a proposito di chiusura delle scuole in occasione del ramadan), l’A. si sofferma sull’uso strumentale della religione a fini politici, ma in violazione del principio supremo di laicità.
Un anno fa, un professore di storia e geografia è stato decapitato da un giovane islamista a pochi passi dal suo collegio: il suo crimine è stato quello di essersi avvicinato al tema della libertà di espressione utilizzando come materiale didattico le caricature di Maometto. Questo evento ci pone di fronte a un dilemma: possiamo scegliere, in nome della pacifica convivenza tra le varie “comunità”, di eufemizzare la portata di certi insegnamenti che potrebbero offendere alcuni studenti e le loro famiglie? Questa concezione della cosiddetta laicità aperta o inclusiva porta a una riduzione della libertà di espressione e di educazione; un'altra strada è possibile: riscoprire il senso della laicità, non come superato catechismo repubblicano ma come strumento al servizio dell'emancipazione degli individui. Riaffermare il primato della libertà di espressione sulle convinzioni religiose è un lavoro che deve essere svolto nella "casa comune" che la Scuola deve ridiventare.
L’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche viola il principio di laicità e, pur se votata a maggioranza dalla classe, è discriminatoria nei confronti degli studenti e dell’insegnante non consenzienti. La tutela del diritto di libertà di coscienza consente la rimozione del simbolo, ad opera eventualmente dello stesso insegnante per la durata della lezione.
Dopo l’assassinio di Samuel Paty, il tempo delle discussioni e dei dibattiti ha dapprima subito una sospensione, lasciando spazio al raccoglimento. Ormai, anche se l’emozione rimane, sono molte le domande da farsi, partendo da una necessaria contestualizzazione fattuale e storica per soffermarsi poi sugli aspetti giuridici ed etici.
La società aperta e policroma che i democratici auspicano non sarà realizzabile senza la quotidiana fatica di “tutti” di adattarsi alla libertà: di pensiero, di parola, di ricerca, di insegnamento, di satira. Per questo le parole - sagge - di quanti invitano al rispetto delle differenti convinzioni religiose e delle diverse sensibilità non possono essere né dette né interpretate come un invito all’autocensura o come un arretramento, sul piano giuridico o anche solo culturale, sul tema cruciale della libertà di espressione.
Le ripetute dichiarazioni del presidente Macron in difesa della libertà di blasfemia ripropongono i temi del rispetto della dignità nella satira blasfema e del modello di laicità adeguato alle società multiculturali